LE TERME ACHILLIANE A CATANIA
Per la ricchezza d’acqua di cui godeva la città in epoca romana furono costruiti diversi edifici termali: sono ancora visibili i resti delle terme Achilliane, dell’Indirizzo e della Rotonda.
LE TERME ACHILLIANE
L’epoca di fondazione dell’edificio è ancora discussa, ma si ritiene probabile che esistesse già nel IV secolo: l’esistenza dell’edificio in epoca costantiniana è ipotizzata in base al reimpiego all’interno della cattedrale di un gruppo di capitelli del periodo, che potrebbero provenire da questo edificio. Sepolti dai terremoti del 4 febbraio 1169 e dell’11 gennaio 1693, i resti – già noti in antico – furono dapprima liberati dal principe di Biscari.
Nel 1856, durante la realizzazione della galleria che passa sotto al seminario dei chierici (oggi sede della pescheria) si trovarono dei ruderi che pure furono attribuiti allo stesso edificio, pertinenti forse ad un calidarium, in quanto vi erano presenti tracce di un pavimento ad ipocausto. La struttura doveva estendersi fino alla via Garibaldi, dove si trovarono altri avanziLe terme Achilliane sono delle strutture termali sotterranee datate al IV-V secolo e situate circa 4/5 metri sotto piazza del Duomo.
Si accede alle terme accedendo al Museo diocesano di Catania: un corridoio con volta a botte ricavato nell’intercapedine tra le strutture romane e le fondamenta della cattedrale (il cui accesso è costituito da una breve gradinata di epoche diverse posta a sinistra della facciata) consente di fare un viaggio nelle viscere della città, dove scorre il fiume Amenano le cui acque risalgono in superficie nella vicina fontana dell’Amenano nella piazza antistante. Il nome dell’impianto è dedotto da un’iscrizione su lastra di marmo lunense ridottasi in sei frammenti principali molto lacunosi, risalente probabilmente alla prima metà del V secolo, oggi esposta all’interno del Museo civici al Castello Ursino.
Le terme Achille, forse le più grandi della città, si trovano sotto piazza Duomo e si estendono fino a via Garibaldi, ma sono a un livello più basso del piano di calpestio per cui completamente nascoste alla vista. L’edificio, conosciuto con il nome di terme Achilliane o Achillee, si estende fino alla parte sud della piazza, dove una porta che si apre a destra della facciata di un edificio consente di accedere alle Terme.
Un tempo queste Terme furono chiamate “il bagno di Bacco”, perché all’interno vi erano degli stucchi che rappresentarono putti e tralci di vite. Ciò doveva dipendere che nelle terme stesse, come spesso usava, vi fosse un’ara, un sacello o addirittura un tempio, dedicato alla divinità.
LA STRUTTURA DELLE TERME ACHILLIANE
Le Terme Achilliane si estendono sotto il livello calpestabile del Duomo e della piazza fino a via Garibaldi. Vi si accede tramite una porta posta sul lato destro della facciata della Cattedrale sotto piazza Duomo, completamente nascosta alla vista dei passanti, si nasconde questa struttura un tempo conosciuta con il nome di “il bagno di Bacco”, riprendendo i temi degli stucchi che si trovavano al suo interno.
Sul lato destro del Duomo una piccola scalinata ci immette in una sala sotterranea rettangolare con 4 pilastri e vasca centrale ricoperta di marmo. Queste sono le terme Achilleane di origine romana e si possono ammirare ancora i resti degli stucchi (grappoli d’uva, figure antropomorfe, tralci di vite, amorini).
Le terme Achilliane vennero edificate agli inizi del III sec. d. C. dal governatore di Sicilia, Lusio Labieno. Degne di una sontuosissima SPA, il locale più ampio del complesso aveva una vasca quadrata per i bagni di fango e dentro la vasca vi era un telaio di ferro al quale si sostenevano i bagnanti. Nella parte occidentale vi è un corridoio che porta ad un condotto moderno dove scorrono le acque del fiume Amenano. In fondo si intravedono le fondamenta della fontana dell’elefante.
Come altri monumenti della Catania barocca il Duomo fu costruito su parte di un antico edificio romano. Poste ad un livello più basso del piano di calpestio e completamente nascoste alla vista, si trovano le terme Achilliane, che si estendono fino alla parte sud della piazza. Una porta sul lato destro della facciata del Duomo permette di accedervi (per l’ingresso rivolgersi al Museo Diocesano). L’importanza di questo edificio termale, uno tra i tanti della Catania romana, è costituita dal fatto che conserva le imponenti strutture dei diversi ambienti, tra i quali spicca una grande sala rettangolare di 12×13 metri la cui volta è sostenuta da quattro pilastri. Le ariose volte erano abbellite da stucchi con immagini di fanciulli, animali e viticci con grappoli d’uva oggi conservate all’Hermitage di San Pietroburgo. Secondo alcuni studiosi il grande edificio, costruito vicino al mare, può essere datato intorno al III secolo d.C.
LA STORIA DELLE TERME ACHILLIANE
Il monumento fu costruito nel II secolo, la data precisa è incerta, ma il tipo di architettura fa propendere per l’epoca tra gli imperatori Adriano e Antonino Pio. Conosciamo il nome del complesso termale, che fu costruito in epoca romana, probabilmente intorno al III sec. d.C., grazie ad un’iscrizione risalente al V sec. d.C. e agli atti del vescovo San Leone, dell’VIII secolo, che ne parlano, ma quale ne sia l’origine è ancora un mistero: alcuni storici presumono derivi dal nome del costruttore, o da una statua dell’eroe greco Achille, che non è giunta fino a noi.
Costruite nel III secolo d.C. dal governatore di Sicilia Lusio Labieno, si rivelano le più grandi terme per dimensioni della città, con le loro ampie stanze ancora visitabili, tra le quali spicca quella centrale che misura 12 metri per 13.
Fu raggiunto dalla lava del 252-253 ma non distrutto. Nel V secolo Teodorico, re degli Ostrogoti, lo utilizzò quale cava di materiale da costruzione per la edificazione di edifici in muratura e, successivamente nell’XI secolo, anche Ruggero II di Sicilia ne trasse ulteriori strutture e materiali per la costruzione della Cattedrale di Sant’Agata, sulle cui absidi si riconoscono ancora le sue pietre perfettamente tagliate usate, forse, anche nel Castello Ursino in età federiciana.
Nel XIII secolo, secondo la tradizione, furono adoperati i suoi vomitoria (gli ingressi) da parte degli Angioini per accedere nella città durante la cosiddetta Guerra dei Vespri. Nel secolo successivo gli ingressi furono murati e il rudere venne inglobato nella rete di fortificazioni Aragonese (1302). Una messa in sicurezza del rudere si ebbe con il piano di costruzione delle mura di città nel 1550; venne abbattuto il primo e il secondo piano e con le sue stesse macerie avvenne il riempimento delle gallerie. Dopo il terremoto del 1693, fu definitivamente sepolto per poi essere trasformato in piazza d’armi. In seguito vennero costruite sopra la copertura nuove case e la Chiesa di San Biagio (detta ‘A Carcaredda, cioè la fornace).
L’eruzione lavica del 1669, e il successivo terremoto del 1693, coprirono il complesso termale che fu riportato alla luce per volere del Principe di Biscari, Ignazio Paternò Castello. Le strutture dell’edificio si sono conservate intatte, il locale più ampio di forma quadrata presenta volte a crociera sorrette da quattro imponenti pilastri; all’interno della vasca rivestita in marmo è ancora visibile una struttura in ferro alla quale presumibilmente i bagnanti si appoggiavano per entrare in acqua. Inoltrandosi nella parte occidentale dell’edificio è possibile scorgere il fiume Amenano che scorre e intravedere le fondamenta della fontana dell’Elefante.
Nelle volte della stanza quadrata sono ancora visibili gli affreschi di epoca classica che rappresentano scene di carattere agreste e tralci di vite, dalle quali deriva il nome di “bagno di Bacco”, utilizzato nel passato da alcuni storici per identificare questo complesso termale. Negli ultimi scavi del 2003 sono state riportate alla luce le due rampe di scale che conducevano al secondo livello dell’edificio, che doveva essere ben visibile dal mare.
LE PARTI VISITABILI DELLE TERME ACHILLEE
Fortunatamente il complesso termale conserva buona parte dei diversi ambienti tra cui una grande sala rettangolare di 12 m x 13 la cui volta è sostenuta da quattro pilastri. Le volte, riprodotte in alcuni disegni settecenteschi, sono abbellite, come si è detto, da magnifici stucchi con immagini di eroi, animali e viticci con grappoli d’uva.
Secondo la ricostruzione planimetrica ottocentesca del complesso, la parte attualmente visitabile comprendeva probabilmente solo una parte del frigidarium. Dal 1974 al 1994 furono chiuse perché considerate insicure. Furono riaperte dopo un restauro del comune (1997) e nuovamente richiuse per problemi di allagamento. Dopo i lavori di pavimentazione della piazza del Duomo (2004-2006) – nel corso dei quali si è ritenuto doveroso coprire l’estradosso della copertura (che si trova alla stessa quota della piazza) con una poderosa piastra d’acciaio per rinforzare l’impiantito della piazza stessa – l’edificio termale è stato nuovamente riaperto al pubblico.
Il tempio è stato più volte distrutto e riedificato dopo i terremoti e le eruzioni vulcaniche che si sono susseguite nel tempo. La prima edificazione risale al periodo 1078-1093 e venne realizzata sulle rovine delle terme Achilliane risalenti ai Romani, su iniziativa del conte Ruggero, acquisendo tutte le caratteristiche di ecclesia munita (cioè fortificata). Già nel 1169, un terremoto catastrofico la demolì quasi completamente, lasciando intatta solo la parte absidale. Nel 1194 un incendio creò notevoli danni ed infine nel 1693 il terremoto che colpì la Val di Noto la distrusse quasi completamente.
I resti normanni consistono nel corpo dell’alto transetto, due torrioni mozzi (forse coevi al primitivo impianto) e le tre absidi semicircolari, le quali, visitabili dal cortile dell’Arcivescovado, sono composte da grossi blocchi di pietra lavica, gran parte dei quali è stata recuperata da edifici romani di età imperiale. Porzioni di muro d’ambito e il muro di prospetto sono stati inglobati dalla ricostruzione settecentesca.
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