IL SACCO DI SANT’AGATA: UNA TRADIZIONE LUNGA SECOLI
Nei giorni dei festeggiamenti, i devoti di Sant’Agata, che abbiano fatto un voto o no, indossano un saio (sacco) bianco stretto alla vita con un cordone bianco, un copricapo (scuzzetta) di velluto nero, un paio di guanti bianchi e portano in mano un fazzoletto bianco plissettato che agitano in onore della Santa Patrona in segno di giubilo, al grido di “viva Sant’Aita”.
I devoti di S.Agata accorrono numerosissimi nei giorni della festa per stringersi attorno alla Santa e portarla in processione per le vie cittadine. Indossano il caratteristico “sacco agatino“, un abito formato da cinque elementi essenziali: la tunica bianca, il copricapo nero, il cordone, i guanti e il fazzoletto.
IL SACCO DI SANT’AGATA
Risulta impossibile immaginare Catania senza la sua Santa Patrona, ma è altrettanto difficile immaginare un devoto di Sant’Agata senza indosso il tradizionale sacco. È lungo, bianco ed è il simbolo della devozione.
Catania, infatti, durante le celebrazioni agatine si tinge di bianco. Una vera esplosione di devoti che con il loro tradizionale sacco bianco partecipano alla processione trainando il fercolo della “sant’aituzza” lungo le strade della città. È una tradizione ormai consolidatissima che non conosce distinzione di età o sesso: adulti, bambini e ragazzi tutti con indosso il sacco. Il sacco di Sant’Agata, che i fedeli indossano ogni anno durante la processione in onore della Santa è lungo, bianco ed è il simbolo della devozione. Una tradizione che dura da secoli ma che non ha origini molto chiare, sono tante le teorie che ne spiegano la storia. Da qualche anno il “sacco” viene indossato anche dalle donne. La maggior parte di esse vestono un “sacco” di colore verde simile alla tunica che avrebbe indossato S. Agata durante il Martirio.
COSA COMPRENDE “ U SACCU” , LA VESTE VOTIVA A SANT’AGATA
“U saccu” è un termine siciliano che identifica la veste votiva indossata dai cittadini nei giorni della festa in onore della santa patrona di Catania. Comprende:
- Un saio penitenziale composto da una tunica bianca, simbolo di purezza spirituale, un copricapo di velluto nero detto anche in catanese “scuzzitta” per ricordare a chi lo indossa, la caducità della vita terrena e per spronarli all’impegno penitenziale.
- Il cordone monastico bianco che avvolge la vita, simbolo di castità (nel ricordo della verginità di Agata come sacerdotessa di Cristo e dal fatto che non cedette alle lusinghe della cortigiana Afrodisia).
- I guanti bianchi, simbolo di rispetto per la purezza della Santuzza (il cordone, la vara e tutto ciò che è “connesso” alle sacre reliquie, va toccato solo con i guanti indossati).
- Un fazzoletto bianco che viene sventolato in segno di esultanza (in particolare durante i fuochi, in ricordo delle eruzioni Dell’Etna, di cui Agata ne ha placato la furia e ci ha salvati più volte) o che viene strofinato sul busto e sullo scrigno reliquiario.
- Infine la coccarda su cui é raffigurata Sant’Agata.
Sopra il sacco NON va indossato nulla (come giubbotti, maglie con disegni o scritte, soprattutto quando si é in mezzo ai due cordoni, dove possono accedere solo coloro che indossano il saio).
LE ORIGINI E I VARI SIGNIFICATI DEL SACCU
Sulla sua origine e sul suo significato religioso del “sacco” sono state avanzate molte ipotesi alcune delle quali davvero fantasiose. Il “sacco bianco” non ricorda la “tunica bianca” che portavano i sacerdoti della Dea Iside e non è la “camicia da notte” che i catanesi indossavano la notte del 17 agosto del 1126 allorquando le Reliquie di S. Agata fecero ritorno sul suolo catanese dopo il lungo esilio; ma è “saio penitenziale“, il cui colore bianco, indice di purezza, ben si accoppia al berretto scuro (la scuzzetta) che invece rappresenta il capo cosparso di cenere in segno di sottomissione e umiltà.
Le scuole di pensiero riguardo le origini del sacco sono più di una:
- Qualcuno afferma che il sacco, oggi indossato dai devoti in occasione della festa, è bianco perché richiama la camicia che i catanesi avrebbero indossato il 17 agosto del 1126, durante la quale accorsero ad accogliere le reliquie di Sant’Agata riportate a Catania da Costantinopoli.
- Un’ipotesi ben più semplice è quella che lega gli indumenti dei devoti ai colori. Il candido colore del sacco rappresenterebbe la purezza, mentre il nero della ‘scuzzitta’, il copricapo indossato, indicherebbe l’umiltà. E ancora, il sacco è considerato al pari di un abito liturgico e deriva dal ‘sak’, una veste che era indossata in passato per indicare il lutto o la penitenza.
- Altri, invece, sostengono che si tratti di un saio penitenziale i cui colori bianco del sacco e nero del copricapo simboleggerebbero rispettivamente la purezza e l’umiltà dei devoti in segno di rispetto per la Santa.
- Ma qualsivoglia sia l’origine o la storia del sacco poco importa per il catanese dotato di un amore viscerale per la sua “piciridda” e impegnato a prodigarsi senza riserve per i festeggiamenti.
- Secondo un’altra scuola di pensiero, la meno conosciuta probabilmente, pare che il sacco bianco e alcuni aspetti della festa di Sant’Agata siano stati mutuati dalle antiche feste in onore di Iside, un culto orientale che si diffuse in Italia in epoca ellenistica.
- Ma l’idea prevalente è che si tratti di un abito liturgico, il cui precedente storico può individuarsi nel “sak”, una veste popolare adoperata in segno di lutto, di penitenza o di protesta contro il lusso. Il sacco dei devoti della patrona di Catania aveva originariamente colore cenere, il bianco fu adottato in un secondo momento per indicare purezza, scienza, religione.
Tante storie, tutte molto diverse tra loro. Ma in realtà ‘u saccu’ assume un significato diverso per ognuno dei devoti che lo indossa. Per qualcuno è una promessa, per altri è un voto e per altri ancora è una tradizione che si tramanda di padre in figlio
Il sacco, fatta eccezione per quelli che lo indossano per moda, si mette per motivi personali. Si tratta di una promessa, di un voto. Qualcuno lo indossa perché è successo qualcosa di importante nella sua vita. Ma fondamentalmente lo indossi perché senti qualcosa dentro”.
I RACCONTI ASSOCIATI AL SACCO BIANCO
Sono tante le ipotesi e i racconti associati al sacco bianco:
- Il più diffuso racconta che il 17 Agosto del 1126, le reliquie di Sant’Agata rientrarono a Catania da Costantinopoli nelle prime ore della notte; i cittadini furono svegliati dal suono delle campane, scesero giù in strada, e per la fretta di vedere cosa stava accadendo, non si premurarono di cambiarsi d’abito; indossavano una camicia da notte bianca.
Si ipotizza che nel ricordo di tale evento, venne utilizzato questo simbolo durante la processione, ovvero un saio votivo di colore bianco. - Altro racconto storico, associa l’abito votivo al culto alessandrino di Iside.
Secondo una tradizione che risale ad antichi scrittori, si racconta che durante l’etá pagana, nel periodo di transizione al cristianesimo, si celebrasse una festa in onore di una statua di donna, che stringeva al seno un bambino. Questa era trasportata trionfalmente in giro per la città da adepti con una tunica bianca.
Tale culto era molto affermato sul territorio catanese, e si ipotizza al fatto che diversi aspetti dei festeggiamenti agatini siano stati presi e poi mutati dalle antiche feste in onore di Iside. - L‘ipotesi più affermata invece è quella che la veste bianca non è altro che un saio penitenziale, il quale si dice fosse indossato dai due soldati, Gilberto e Goselmo, quando il 17 Agosto 1126 riportarono le reliquie a Catania da Costantinopoli.
- Negli anni passati le donne indossavano il sacco di colore verde; si racconta che Agata nel giorno del martirio indossasse una tunica di tale colore. Questa tradizione col passare degli anni è andata perdendosi (se ne vedono in giro pochissime) e adesso anche le donne indossano il saio di colore bianco. Inoltre, durante lo scorso secolo, il sacco era indossato solo dagli uomini.
IL SACCO NON VA INDOSSATO PER MODA
Ma al di là della storia, delle tradizioni, dei racconti popolari e leggende il sacco rappresenta una promessa, un voto e non va indossato per moda o per sentirsi “importanti” o più semplicemente perché lo hanno tutti. Fortunatamente questi sono casi sporadici e isolati, ma pur sempre presenti.
La veste votiva non è una semplice tunica di cotone bianco da indossare tre giorni l’anno; rappresenta un qualcosa che senti dentro, rappresenta una promessa che fai o che porti avanti per la vita! E sarebbe corretto, da parte di ogni singolo cittadino, onorare la nostra Santa Patrona, rispettando coloro che portano il sacco con dignità e devozione, ricordando che dietro ad una grazia ricevuta, un voto fatto o una promessa, c’è anche tanto dolore.
IL SACCO NON È UN TIPO DI COMMERCIO
Non è un tipo di commercio sul quale i negozi sono soliti speculare. Il sacco costa relativamente poco, la spesa si aggira intorno ai 20/38 euro al massimo: il prezzo varia in base alle taglie. È una comodità che si offre più che altro ai catanesi in occasione della festa perché il catanese difficilmente rinuncia a venerare la propria Santa.
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