LA VISITA IN SICILIA DELL’IMPERATORE CARLO V
Carlo V (1500-1558) è stato uno degli imperatori più importanti della storia recente del mondo. Imperatore del Sacro Romano Impero, nel periodo di massima espansione il suo territorio comprendeva quasi tutta l’Europa occidentale e le colonie spagnole in America latina e in Asia. Di Carlo V rimangono i numerosi ritratti realizzati da Tiziano, celebri sono quelli a cavallo e con il cane entrambi conservati presso il Museo del Prado di Madrid. Nel 1530 fu incoronato da Papa Clemente VII a Bologna nella chiesa di San Petronio secondo l’antico rito medievale con la deposizione della corona ferrea e di quella imperiale.
Carlo V trascorse tre mesi in Sicilia, dall’agosto del 1535 sino a fine ottobre dello stesso anno e non lo fece per divertimento. Fu un viaggio cerimoniale attraverso l’Italia quale trionfatore nella guerra contro Tunisi.
LA VISITA DELL’IMPERATORE CARLO V IN SICILIA
Le notizie riguardanti il suo attraversamento del territorio siciliano nel 1535 sono sporadiche e talvolta imprecise o, addirittura, contraddittorie. La cronaca narra che dopo la vittoriosa impresa di Tunisi, in cui il monarca sconfisse il corsaro Khayr al-Dīn Barbarossa, Carlo V venne personalmente in Sicilia soggiornandovi dalla fine dell’agosto 1535 sino ai primi giorni del successivo novembre. Un episodio del tutto singolare se si considera che all’infuori di lui, lungo tre secoli di vicereame, nessun altro regnante mise piede in Sicilia.
Il popolo siciliano apprezzò di buon grado la presenza dell’imperatore e ovunque l’accolse trionfalmente e con manifestazioni di giubilo. Al di là dell’avvenimento storico – il celeberrimo sovrano, sui cui domini non tramontava mai il sole, faceva per la prima volta visita ai “trascurati” sudditi siciliani – c’era un substrato sociale che sperava in una radicale riforma dell’amministrazione della giustizia la cui corruzione avvantaggiava il baronaggio a discapito dei ceti più deboli.
A distanza di circa tre secoli nel 1535 la strada Palermo Messina per le montagne fu nuovamente attraversata, dopo Federico II, da un altro imperatore Carlo V. Questa è la dimostrazione di come questa arteria, che attraversa le Madonie e i Nebrodi, nel medioevo fino al 1600 è stata strategica per l’isola e anche più sicura rispetto la via Valeria, Palermo-Messina per la costa.
Il 20 agosto 1535, dopo tre lunghi giorni di navigazione, Carlo V, imperatore del Sacro Romano Impero, sbarcò a Trapani e, da lì, attraversò tutta la Sicilia. Trapani contava circa quindicimila abitanti ed era definita la chiave del regno: il suo porto brulicava di gente, di affari, di scambi commerciali e militari. Passeggiando nella zona portuale sembra ancora di sentire il rumore di un porto in piena attività e l’anima di una città ricca e vitale che trae dal mare i suoi profitti.
LO SBARCO IN SICILIA
Nel 1535, dopo aver sconfitto i Turchi in Tunisia, raggiunse la Sicilia sbarcando a Trapani. Fermatosi qualche giorno a Palermo, dove fu accolto trionfalmente, partì il 14 ottobre alla volta di Messina per poi continuare per Napoli. Per evitare pirati e ladri che in quel periodo infestavano la costa, Carlo V scelse di percorrere la strada per le montagne raccontata dal geografo arabo Idrisi nel 1100 circa.
La Messina Palermo per le montagne in passato era stata utilizzata da Ruggero I per scacciare gli arabi dall’isola e da Federico II nei suoi numerosi spostamenti. Il percorso durò 7 giorni con 6 pernottamenti. Il 14 ottobre pernottò a Termini Imerese, mentre il 15 a Polizzi Generosa dove fu accolto fastosamente, in aula consiliare ancora oggi è conservato un dipinto che ricorda questo avvenimento. Da Polizzi il giorno seguente si diresse verso Nicosia dopo aver attraversato le Petralie e Gangi. Il 17 pernottò a Troina, il 18 a Randazzo e il 19 e 20 a Taormina dove rimase due giorni prima di raggiungere Messina il 21 ottobre del 1535.
LA PERMANENZA DELL’IMPERATORE IN SICILIA
- L’imperatore rimase alcuni giorni e sono quelli ideali per una visita alla città. Per seguire le orme di Carlo, iniziate da Palazzo Pepoli, luogo in cui il nostro protagonista soggiornò, e dalla Cattedrale, dove avvenne la conferma dei privilegi alla comunità trapanese ed ai singoli cittadini.
- Lasciando Trapani, Carlo V raggiunse Alcamo, popolosa città feudale. Trascorse due notti nell’imponente castello trecentesco per poi partire verso Monreale, piccolo centro di quattromila abitanti che ruotava intorno l’abbazia e il Duomo, splendente nell’oro dei suoi mosaici e nell’imponenza delle absidi.
- La sosta serviva per preparare l’arrivo a Palermo: il trionfale ingresso in città avvenne dalla medievale Porta Nuova, per l’occasione ornata di ghirlande e scritte che celebravano il sovrano e le sue vittorie militari.
- Seguiamone il cammino: dando le spalle a Porta Nuova, inoltriamoci per Corso Vittorio Emanuele, il Cassaro di allora, e raggiungiamo la Cattedrale; volgiamo sempre lo sguardo tutt’attorno quasi a volere cercare quei drappi rossi e gialli che ornavano le abitazioni nobiliari, abbellite per l’occasione. All’altezza della chiesa di Sant’Antonio Abate, il corteo si inoltrò verso il cuore della città mercantile sino a Piazza San Francesco, fulcro della magnifica cerimonia.
- L’edificio che lo accolse fu lo spagnolo Palazzo Ajutamicristo, tra i più sontuosi edifici della città: durante le giornate palermitane gli impegni politici furono molti e non solo… Carlo V visse come un siciliano, visitò i monumenti, volle conoscere e restò colpito dalle usanze di una città seducente e cosmopolita, partecipò a giostre, tornei e spettacoli intervallati dalle udienze concesse a Palazzo Steri. La folla lo salutò festante dalla Porta Termini e dal Ponte dell’Ammiraglio quando lasciò la città dopo un mese di soggiorno.
- Prima di raggiungere Messina, secondo la tradizione, si fermò a fare un bagno alle terme di Termini Imerese di cui, già allora, si conoscevano le proprietà terapeutiche. Per raggiungere Messina si poteva percorrere per le Marine o per le Montagne. La presenza dei pirati e dei briganti lungo le coste obbligava a percorrere la strada di montagna: il disagio del cammino fu ricompensato dalla visita nei centri delle Madonie come Polizzi e si inoltrò nelle Petralie e in Gangi, accolto dalla gente del luogo. La sua sosta al convento di Gangi Vecchio è ricordata da uno stemma imperiale posto sull’ingresso principale. Fermiamoci a fotografarlo e immortalare la sua e nostra presenza.
- A Troina, città piccola e prestigiosa, la storia si intreccia con la tradizione: si narra che tre cavalieri a cavallo percorsero lo strettissimo corso Ruggero, gremito di folla, con in mano dei fiori e sulla spalla una bisaccia colma di torrone con mandorle, sesamoe miele tagliato a piccoli pezzi, la cosiddetta cubbaita, che lanciavano galantemente alle signore affacciate ai balconi.
- All’epoca in cui Carlo V, attraverso l’entroterra, si accinse a raggiungere Randazzo, la città sorta nel medioevo era nobile e opulenta. Inoltre, essendo una terra demaniale, beneficiava di una propria e avanzata autonomia statutaria cui si aggiungevano gli antichi privilegi e le consuetudini. Oltre a ciò, Randazzo presentava una configurazione urbana caratteristica con le mura di cinta merlate e le torri medievali, le chiese gotiche con le snelle torri campanarie e l’elegante architettura civile. Carlo V si diresse verso la piccola e prestigiosa Randazzo sostando prima all’Abbazia di Maniace. Andiamo nell’antico Palazzo Reale aragonese e fermiamoci a guardare la finestra murata: da lì l’imperatore salutò commosso la folla festante pronunciando la frase “siete tutti cavalieri!”. A nessuno, dopo lui, fu concesso di affacciarsi da quella finestra, bloccando quel gesto in un frammento d’eternità. Il viaggio del corteo imperiale discese poi lungo la Valle dell’Alcantara e nei pressi di uno dei laghetti, detti gurne, uccise un’anatra: da allora questo luogo si chiama Gurna dell’Imperatore. Immergiamoci nella meraviglia del luogo, percorriamolo con lo stupore che solo la natura può regalare.
- Tappa successiva, Taormina. Difficile immaginare la Taormina di allora, chiusa nelle sue mura medievali, imperdibile nella sua bellezza allora come ora.
- Da Taormina a Messina, il percorso nelle ripide pendici dei Peloritani non fu semplice tanto che “…i robusti paesani gli accorrevano intorno… e gli serviano di scorta lungo gli aspri e dirupati sentieri dell’isola”. Per noi sarà più semplice percorrerlo non prima di esserci fermati, a sud di Messina, al monastero di San Placido Calonerò, dove lo stesso imperatore sostò, probabilmente stremato dalle fatiche del viaggio: in suo onore l’abate fece realizzare un busto ancora oggi esistente.
- Siamo giunti nella meta finale del nostro viaggio, nella ricca Messina, una delle città più popolose dell’Italia dell’epoca: per il suo arrivo Polidoro da Caravaggio e il matematico Francesco Maurolico fecero realizzare tre archi trionfali con i simboli cari all’imperatore: la concordia, la Pace e la Vittoria e carri trionfali che lo accompagnarono fino alla Cattedrale. Termina qui il nostro viaggio insieme all’ imperatore: varcando lo stretto, avrà portato con sé il gioioso frastuono che la vivace popolazione di Sicilia riuscì a donargli, una confortante gioia in attesa delle imminenti battaglie.
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