IL FERCOLO O VARA DI SANT’AGATA A CATANIA
La festa di Sant’Agata a Catania, è une delle feste più importanti di tutta la città e della Sicilia. Ogni anno attira tantissimi fedeli da tutta l’isola e tanti turisti per assistere a questa grande festa religiosa. Durante la festa in onore di sant’Agata, si svolge una grande processione scenografica, tanti uomini portano per le vie della città il busto della santa all’interno di un contenitore, detto Fercolo o vara, sfarzosamente decorato.
Questo Fercolo, una struttura di diversi materiali, viene portato in spalla, da tanti giovani e forti uomini per le principali vie cittadine.
IL FERCOLO O VARA DI SANT’AGATA
In generale, un fercolo è una portantina che può assumere diverse forme, ma certamente la più diffusa è a baldacchino. In Sicilia, ispirandosi al modello più antico di Catania, tende ad assumere l’aspetto di un tempietto costituito da una alta base poggiata su assi o fissata a corde mediante anelli atti al trasporto, colonnine (in numero di quattro o sei) e una copertura che può essere piatta o a cupoletta. In generale lo stile usato è il corinzio.
La vara invece è solitamente una imponente impalcatura per il trasporto di più simulacri.
Il fercolo o “vara” che trasporta le reliquie di sant’Agata patrona della città e dell’Arcidiocesi di Catania, è una pregevole opera di alta oreficeria catanese Il fercolo di sant’Agata o vara (in catanese), prima del 1379 era in legno dorato molto pregiato. Esso è un tempietto di argento che ricopre una struttura in legno, riccamente lavorato, che trasporta il Busto reliquiario della Santa catanese e lo Scrigno, in argento, entro cui sono custodite tutte le reliquie di Sant’Agata. Sul tetto vi sono dodici statue raffiguranti gli apostoli. Ha forma rettangolare ed è coperto da una cupola, anch’essa rettangolare, poggiata su sei colonne in stile corinzio. Fu costruito dall’artista orafo Vincenzo Archifel operante a Catania dal 1486 al 1533.
Il fercolo, è d’argento massiccio. Il suo peso è di circa 17 quintali netti, ma durante la processione, appesantito dalle reliquie della Santa e dai devoti responsabili di esso, raggiunge il peso di 30 quintali. Si muove su ruote in gomma piena e viene trainato dai cittadini devoti che indossano il tradizionale sacco, tramite due cordoni lunghi più di 200 metri, al cui capo sono collegate quattro maniglie.
Elegante nella sua semplicità, esso si presenta a forma di tempietto rettangolare sostenuto da sei piccole colonne corinzie, che reggono una ricca trabeazione sormontata da una copertura completamente ornata di mascheroni e fogliame disposti a scaglie. Sulla sommità di questa armoniosa costruzione, la croce troneggia sul mondo (un globo), circondata dai simboli della verginità e del martirio: una corona, un giglio e una palma. Interamente in lamina d’argento, il fercolo presenta una decorazione ad arabesco, girali vegetali e fogliame, mentre lo zoccolo della base è rivestito di quadretti lavorati a sbalzo che raccontano episodi del martirio della Santa, il trasporto delle sue reliquie da Costantinopoli a Catania e i miracoli da lei compiuti.
Lungo tutta la cornice della trabeazione dodici statuette a tutto tondo rappresentano i Santi Apostoli. Completano la vara festoni argentei di elementi vegetali sospesi tra le colonne, e vasi contenitori (ricolmi di fiori nei giorni della festa) che un tempo erano vere lampade votive.
LE NOTIZIE RELATIVE AL FERCOLO
- Dai pochi atti d’archivio esistenti si può desumere che la macchina processionale esisteva già nel 1519 (forse iniziata nel 1514 in sostituzione della precedente in legno) e che ad ornarla era stato chiamato nel 1522 l’argentiere Vincenzo Archifel, ormai noto a Catania, avendo già eseguito per la città altre opere.
- Dall’analisi diretta del fercolo è stato possibile desumere altre notizie: i diversi punzoni riscontrati e le tracce di cesello diverso nella lamina d’argento sono una testimonianza del fatto che numerosi argentieri contribuirono a creare l’opera. La macchina processionale della Santa catanese spicca sicuramente fra le opere più significative dell’arte orafa catanese del XVI e XVII secolo.
- La vara di sant’Agata è stata segnata da molteplici vicende: uscita indenne dal terremoto del 1693 fu invece pesantemente derubata di molte parti nel 1890 ed infine gravemente danneggiata dai bombardamenti del 7/4/1943. L’attuale vara, pertanto, è il risultato del completo rifacimento compiuto nell’immediato secondo dopoguerra, soprattutto per l’intervento di alcuni artigiani catanesi particolarmente esperti nella lavorazione del legno, dell’argento e dei metalli.
- Complessivamente i maestri d’opera che lavorarono alla ricostruzione del fercolo riuscirono con grande capacità non solo ad inglobare nella nuova vara i molti pezzi scampati alla distruzione, ma anche a rifarne tutte le parti devastate dalle bombe, in particolare: la trabeazione; il fregio interno delle volte, il fogliame e i mascheroni; le statue del coronamento; i due stemmi dei dadi di zoccolatura posteriori.
- Inoltre furono reimpiegate dall’antica opera: un paio di formelle; l’insieme costituito dalle laminette sbalzate con motivi a candelabra e dalle cariatidi che separa armoniosamente i quadretti rappresentanti vari episodi degli Atti del martirio, che si possono ammirare alla base del fercolo; infine il decoro interno dei cupolini.
LA STORIA DEL FERCOLO DI SANT’AGATA
Il Fercolo di Sant’Agata, custodito nella Sala IX delMuseo Diocesano di Catania, è un oggetto processionale che ospita i reliquiari della Patrona nei “giri” per le vie cittadine.
La storia del Fercolo di Sant’Agata è molto antica, la prima struttura costruita risale al 1379 circa. Essa era decorata e intarsiata, con rifiniture pregiate ed era composto da una struttura in legno, con all’interno lo scrigno della santa, in argento, che conteneva le sue reliquie. Il Fercolo di Sant’Agata, custodito nella Sala IX del Museo Diocesano di Catania, è un oggetto processionale che ospita i reliquiari della Patrona nei “giri” per le vie cittadine. La storia della “vara” di sant’Agata è lunga e controversa. Inizia quando il prezioso fercolo argenteo, in sostituzione di quello ligneo, fu realizzato da Vincenzo Archifel nel 1514. A distanza di alcuni decenni si verificò un incidente. La cronaca dell’epoca riferisce che nella processione del 1553 la “vara abbuccau” e “tutta si fracassao”. Le opere di sistemazione e rifacimento furono eseguite per volere del vescovo Nicola Maria Carracciolo.
Fu costruito secondo uno stile rinascimentale, sempre finemente decorato, mentre sul tetto sono presenti dodici statue raffiguranti i dodici apostoli. La cupola, rettangolare, poggia su sei colonne corinzie.
Nel 1592, su commissione del vescovo Corrionero, furono realizzate le dodici statue d’argento degli apostoli poste nel coronamento. Nel 1610, per volere del vescovo Secusio, il fercolo fu corredato di venti lampade. Nello stesso periodo, vari artisti furono chiamati a eseguire, sulla zoccolatura, le scene della vita della santa e della traslazione delle sue reliquie. Ultimato alla metà del Seicento con una configurazione analoga a quella odierna, il fercolo uscì indenne dal terremoto del 1693.
Nel 1743 furono aggiunti i festoni negli intercolunni. Tra il 1890 e il 1891, in seguito a un furto, si rese necessario il rifacimento di alcune parti, comprese le statue del coronamento. Colpito da una bomba nel corso dell’ultima guerra, fu oggetto di un rifacimento che utilizzò molte delle parti originali, in una ricostruzione figurativa spesso contraddittoria che trascurò di rispettare la sequenza narrativa delle scene.
Accanto agli inserti moderni e agli elementi rifatti rimangono nel fercolo diverse parti originali, anche seicentesche e cinquecentesche, sopravvissute e riutilizzate. Le parti danneggiate, inutilizzate nella ricostruzione, sono conservate ed esposte nella sala IV dello stesso museo.
Il fercolo è composto d’argento pesante. Esso si muove su quattro ruote in gomma piena, trainate dai devoti della santa chiamati cittadini, vestiti col tradizionale abito, detto sacco. Viene trasportato tramite dei cordoni, al cui capo presentano delle maniglie dove i cittadini possono trainare con forza il carro.
Il fercolo che oggi tutti ammirano, non è quello originale, ma uno più recente risalente agli anni 50 del 1900. Durante i bombardamenti della seconda guerra mondiale, anche Catania non venne risparmiata dalla distruzione aerea nemica.
Furono colpite diverse zone della città, tra cui edifici pubblici e religiosi. Anche l’edificio che ospitava l’antichissimo fercolo catanese, venne distrutto. Il pregiato fercolo subi’ ingenti danni e non fù possibile recuperarlo. Cosi alcuni anni dopo venne ricostruito molto simile all’originale, tramite antiche foto, disegni e testimonianze dei cittadini.
Una volta completato ritornò ad essere utilizzato nelle processioni della festa a partire da quella del 1947.L’anno prima, nel 1946, i catanesi, in assenza di un fercolo, si rivolsero ai paesi vicini per chiedere aiuto riguardo un fercolo da prestare. Cosi la città di Acicastello prestò loro il suo fercolo, quello di San Mauro, facendo si che i catanesi potessero festeggiare la tanto amata santa. Questo gesto, molto apprezzato dai cittadini, fece in modo che la devozione per Sant’Agata legasse ancora di più queste due città vicine.
L’ADDOBBO DEL FERCOLO
Il peso del fercolo è di circa 17 quintali, ma durante la processione il suo peso aumenta notevolmente, appesantito dai devoti e dagli addobbi, facendolo arrivare a circa 30 quintali. Lo scrigno situato sul fercolo è una cassa d’argento in stile gotico, costruito sul finire del 1500. Sul coperchio sempre in argento, è rappresentata la vita di Sant’Agata. Le reliquie della santa sono contenute in diversi reliquiari, tutti diversi tra loro, perché progettati e realizzati in epoche differenti.
Il varo o fercolo è finemente addobbato da fiori, esclusivamente garofani. Dall’addobbo floreale della vara si può riconoscere se si è alla processione del giorno 4 o a quella del giorno 5 Febbraio. Infatti, i fiori che addobbano il fercolo, sempre garofani, sono di colore rosa nella processione del giorno 4 febbraio, per rappresentare la Passione e il Martirio. Il garofano di colore bianco, invece simboleggia nel giorno del Martirio, la fede, il candore, la purezza del principio di rimanere, fino al supplizio, Vergine consacrata a Dio.
Vi consiglio l’acquisto di queste riviste: CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA
Vi consiglio l’acquisto di questi accessori: CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA –
Vi consiglio l’acquisto di questi Viaggi: CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA
Questo articolo contiene link di affiliazione icona Amazon (Grazie di sostenerci)
Utilizza un link, cerca quello che vuoi comprare, compra ^_^