LA STRUTTURA DEL PALAZZO DELL’UNIVERSITA’ A CATANIA
Il Palazzo dell’Università è ubicato nell’omonima piazza, di fronte al Palazzo San Giuliano, alla sua sinistra Palazzo degli Elefanti e alla sua destra Palazzo Cilestri.
Venne ricostruito in stile barocco su progetto degli architetti Francesco e Antonino Battaglia e Giovan Battista Vaccarini, dopo che il terremoto del 1693 aveva distrutto totalmente un palazzo della prima metà del XV secolo. Venne ristrutturato, dopo i gravi danni subiti dal terremoto del 1818, su progetto dell’architetto Antonino Battaglia, figlio di Francesco.
L’IMPIANTO ORIGINALE DEL PALAZZO
L’impianto originale di Palazzo dell’Università risale al 1434. Esso fu costruito per volere di Alfonso il Magnanimo, fondatore del “Siculorum Gymnasium”, come celebra il sigillo accademico dell’Università.
Questo edificio fu totalmente distrutto dal terremoto del 1693, ricostruito, e in seguito gravemente danneggiato dal sisma del 1818. Si presenta oggi come unedificio in gran parte Ottocentesco.
La facciata è stata realizzata nel XIX secolo dall’Architetto Mario Di Stefano, il cortile interno con i due ordini di loggiati, invece, è un’esemplare realizzazione architettonica del Vaccarini. Il Palazzo dell’Università è un patrimonio culturale non solo per la maestosità architettonica, ma anche per gli affreschi Settecenteschi di Giovanni Battista Piparo, l’arazzo di epoca aragonese, e la tappezzeria in damasco che ricopre le pareti dell’Aula Magna e, non ultimo, per la ricchissima Biblioteca Universitaria, fondata nel 1755 dal benedettino Vito D’Amico, che conserva oltre duecentodiecimila volumi, alcuni risalenti al Quattrocento.
Il PALAZZO DELL’ UNIVERSITÀ a CATANIA
Fu ricostruito dopo il disastroso terremoto del 1693. Alla sua costruzione, iniziata nel 1696, concorsero diversi architetti fra i quali Francesco e Antonino Battaglia e Giovan Battista Vaccarini. Successivamente, a seguito del terremoto del 1818 si rese necessario un ulteriore restauro che fu affidato all’architetto Antonino Battaglia. Questi modificò i prospetti laterali apponendo alle murature esistenti una controfacciata, adottando la stessa strategia adoperata dal padre, Francesco Battaglia, che foderò con un contromuro la facciata principale, lesionata dopo il sisma del 1785.
Ulteriori e significative riforme del piano terra, con modifiche degli accessi sulla strada, furono progettate dal prof. ing. Mario Di Stefano nel 1879. L’edificio è costituito da un intero isolato, come il vicino Palazzo degli Elefanti, con un cortile interno a forma di chiostro con porte originariamente aperte su tutti i quattro lati del palazzo. Il palazzo possiede una splendida Aula magna affrescata da Giovan Battista Piparo. Sulla parete che fa da sfondo al podio accademico, è appeso un arazzo con lo stemma della dinastia di Aragona. La Biblioteca dell’Università conserva dei preziosi codici, incunaboli, manoscritti e lettere autografe oltre a 200.000 volumi. La struttura presenta un cortile interno a forma di chiostro, una splendida Aula magna affrescata dal pittore Giovan Battista Piparo, Il prospetto in gran parte ottocentesco, come del resto l’intero edificio, accoglie lo stemma di Aragona, il cui re Alfonso il Magnanimo fondò nel 1434 l’Università di Catania come unica università siciliana.
LA STRUTTURA DEL PALAZZO
L’edificio, la cui costruzione risale al 1696, è costituito da un intero isolato, con un cortile interno a forma di chiostro. Al piano nobile è collocata l’aula magna affrescata da Giovan Battista Piparo che espone, sulla parete che fa da sfondo al podio accademico, un arazzo con lo stemma della dinastia di Aragona. Alla costruzione del palazzo concorsero diversi architetti fra i quali Francesco e Antonino Battaglia e Giovan Battista Vaccarini
La facciata, realizzata nella seconda metà del XIX secolo su progetto dell’architetto Mario Di Stefano, è costituita da 3 piani. A pianterreno, tra due coppie di colonne doriche su alti basamenti che sorreggono il balcone centrale del primo piano, c’è il portale centrale con arco a tutto sesto; ai lati, tra 8 lesene, sono presenti 8 finestre (4 per lato), all’interno di un arco a tutto sesto, che hanno una mezzaluna vetrata nella parte superiore e una balaustra in quella inferiore. Al primo piano, tra 2 coppie di lesene composite, c’è un finestrone con balcone balaustrato; ai lati, tra 8 lesene, sono presenti 8 finestroni (4 per lato), all’interno di un arco a tutto sesto, sormontati da un timpano semicircolare. All’ultimo piano possiamo notare, in corrispondenza del finestrone centrale sottostante, un timpano semicircolare, all’interno del quale e sopra il quale sono presenti due stemmi: quest’ultimo è lo stemma del fondatore dell’Università di Catania nel 1434: Alfonso il Magnanimo, re aragonese; ai lati, tra 8 lesene, sono presenti 8 finestre (4 per lato), sormontati da timpani lineari e sottostanti balaustre. La struttura è completata al centro dall’orologio, sormontato da un fregio floreale, e dalla cella campanaria, le cui balaustre sono sormontate da due pinnacoli e dalle statuette di due putti seduti; il resto è costituito da una lunga balaustra sormontata, in modo alternato, da vasi e pinnacoli.
Oggi il Palazzo Centrale dell’Università di Catania ospita il Rettorato, gli uffici dell’amministrazione centrale di Ateneo e la Biblioteca regionale “Giambattista Caruso”..
LE INTENZIONI PROGETTUALI DEL VACCARINI
Sin da questo primo lavoro il Vaccarini manifesta la sua forte personalità ed il suo temperamento non facile, giacché arriva a dichiarare nel contratto di affidamento di far smontare le opere già erette, qualora queste non incontrassero la sua approvazione. Vi è una chiara intenzione progettuale espressa, che lo porta a rifiutare l’impiego delle colonne arrivando a fare smontare quelle già sollevate, che era pressoché costante nelle costruzioni claustrali del tempo, per tener conto probabilmente dell’azione sismica dovuta ai terremoti, particolarmente sentita in una città distrutta da ricostruire, per la quale unanime era la convinzione che la sezione orizzontale rettangolare, rispetto a quella circolare, offrisse una migliore resistenza nelle strutture verticali soprattutto se era realizzata su una maggiore superficie.
La scelta del pilastro, come elemento della composizione delle facciate sul cortile rispetto alla colonna, ci manifesta sin da questo primo lavoro l’attenzione del Vaccarini alla tradizione romana, rappresentata da Bramante e dal suo cortile del palazzo della Cancelleria e l’indipendenza dalla tradizione siciliana, che per ben due secoli aveva realizzato a Catania ed a Palermo chiostri e cortili, ripetendo costantemente l’arco a pieno centro su colonne lisce con capitelli tuscanici, talvolta, con pulvino.
I due ordini architettonici, inseriti nelle facciate sul cortile, sono formati a piano terra da pilastri di ordine tuscanico, caratterizzati dalla elegante riquadratura dei fusti, sui quali si appoggiano sul lato esterno altri pilastri dello stesso ordine con il fusto liscio, ed a primo piano da pilastri di ordine dorico. Questi ultimi presentano semi colonne dello stesso ordine aggettanti sul lato esterno.
Il Vaccarini pensava il cortile dell’edificio come un organismo bidimensionale unico, un prospetto, che ha nella parte decorativa formata dalle mensole allungate, introdotte nella successione degli archi, una sua logica compositiva, avente lo scopo di collegare i due ordini architettonici corrispondenti ai singoli piani. Queste mensole allungate, poste tra i capitelli del primo ordine ed il piedistallo del secondo, superano il sistema architettonico ad arco compreso tra pilastri trabeati della tradizione e accentuano, con l’eleganza plastica della propria forma, il carattere di sostegno e di verticalità della struttura, oltre che creare un elemento chiaroscurale di pausa sulla superficie muraria. Il parapetto del primo piano non è realizzato con i soliti balaustrini dei cortili catanesi e palermitani ma come una transenna traforata, il cui uso si riscontrerà frequente nelle opere del Vaccarini, tanto da diventare emblematico della sua architettura.
Sono presenti in fine elementi scultorei, canestri di frutta e vasi sagomati con fiori, disposti secondo un andamento sinuoso, che richiama la decorazione metallica per sostenere i lumi, posta dal Vaccarini negli interni delle sue chiese catanesi sulla sommità delle trabeazioni, a conclusione del loro spazio interno.
L’insieme viene cosi a presentarsi come uno spazio interno, al quale manchi l’elemento di copertura, per questa ragione è particolarmente sottoposto alle vicende della luce naturale, che entra trionfale in questa sua architettura, che vorrebbe essere di interni, quando risulta alla fine di facciata.
IL CHIOSTRO DEL PALAZZO CENTRALE
L’edificio ospita un cortile interno con un chiostro, dal latino claustrum (luogo chiuso) formato da una corte quadrata, ariosa, circondata da corridoi e da una serie di arcate poggianti su pilastri. La struttura originaria deriva dalle domus romane e dalle successive basiliche cristiane. L’acmè di questa struttura si ebbe nel Rinascimento, soprattutto con Bramante. A Catania, questa struttura ebbe grande successo, tanto da essere ripetuta in vari edifici: Convitto Cutelli, Palazzo dei Minoriti, Palazzo della Cultura.
IL PAVIMENTO DEL CHIOSTRO
La pavimentazione del cortile in ciottoli neri e calcare bianco, ricorda quella sotto le arcate del collegio Cutelli e dei Gesuiti realizzate da Vaccarini. I pavimenti in ciottolato sono composti da sassi dalla forma sferica, un po’ imperfetta, inseriti a uno a uno come tessere dei mosaici, attraverso l’affascinante e antica tecnica dell’acciottolato. A partire del 1700, l’acciottolato ha sostituito la terra battuta nelle piazze e strade dei borghi. Fu la tecnica più diffusa per la decorazione di centri storici, piazze, giardini, portici, cortili, palazzi gentilizi per l’eleganza, l’armonia e la varietà dei motivi figurativi fra cui figurano stelle, conchiglie e tralci vegetali.
Il palazzo centrale dell’Università di Catania, presenta al suo interno notevoli tesori, uno si questo è il prezioso pavimento, realizzato con ciottoli colorati di natura lavica.
Il pavimento a mosaico con tessere in pietra di vari colori caratterizza questa struttura. Oltre a una funzione estetica, questa tecnica ha anche finalità pratica perché aiutano a convogliare le acqua di deflusso grazie alle fughe. Il materiale è anche abbastanza resistente A palazzo centrale è presente un fine disegno figurativo, molto dettagliato, con motivi floreali e geometrici tipici del Barocco siciliano.
LA TECNICA
Per realizzare questi motivi ornamentali si usano ciottoli, durevoli e resistenti. Ogni sassolino viene precedentemente lavorato e poi incastrato uno accanto all’altro per evitare così infiltrazioni di acqua e fango, ad opera conclusa. Si gioca con contrasti per accentuare l’effetto cromatico. La posa consiste nel conficcare i sassolini in un materiale morbido composto da malta, sabbia, cemento, malta, eliminando detriti. I sassi si inseriscono grazie a un martelletto, seguendo il disegno prestabilito.
Vi consiglio l’acquisto di queste riviste: CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA
Vi consiglio l’acquisto di questi accessori: CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA
Vi consiglio l’acquisto di questi Viaggi: CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA
Questo articolo contiene link di affiliazione icona (grazie di sostenerci)