LE MODIFICHE STRUTTURALI AL PALAZZO MINORITI A CATANIA
Collocato nel centro storico di Catania, fra la piazza del Duomo e l’anfiteatro romano, oggi Palazzo Minoriti, ospita nell’ala est dei suoi locali, l’amministrazione della Provincia regionale. Ennesimo esempio di una Sicilia, che di fronte alle calamità naturali riesce sempre a risollevarsi e a ricostruire come e meglio di prima palazzi e edifici.
Il palazzo Minoriti a Catania è un ex convento dei frati Minoriti collocato nel centro storico della città, fra la piazza Duomo e l’anfiteatro romano. Venne realizzato nel ‘700, sulle macerie del convento distrutto dal terremoto del 1693. A dirigerne i lavori fu chiamato, fra gli altri, l’architetto Francesco Battaglia, l’artefice della rinascita di Catania.
IL PALAZZO MINORITI IN ORIGINE
In origine, questo palazzo fu sede di un convento dei Chierici Regolari Minori, anche noti col nome di Caracciolini, derivato da quello del loro fondatore Francesco Caracciolo. L’Ordo Clericorum Regularium Minorium, fondato da Sisto V nel 1588, si diffuse ben presto in Sicilia. I frati giunsero a Catania nel 1625, su invito del vescovo Innocenzo Massimo, che li destinò alla Casa degli Orfanelli. In seguito fu assegnata loro la chiesa dedicata a San Michele Minore, la quale sorgeva sulla via Stesicorea, antica denominazione di via Etnea, intitolata anche al viceré Uzeda. Convento e chiesa, furono allineati con la nuovissima arteria cittadina. L’edificio lo occuparono dal 1628.
Il Palazzo dei Minoriti, in via Etnea, prende il nome dall’ordine dei Chierici Regolari Minori, che si stabilirono a Catania per la prima volta nel 1628, costruendo un convento proprio in questo luogo. Il convento fu, tuttavia, distrutto dal terremoto del 1693, che devastò parte della Sicilia orientale. L’Ex convento dei Minoriti, fu poi ricostruito, dopo il sisma nel Settecento, ma i Chierici dovettero lottare per ottenere il Palazzo.
Essendo via Etnea la più prestigiosa di Catania, abitata principalmente da nobili, tutti gli ordini religiosi furono spostati in via Crociferi. Gli unici Chierici che riuscirono a ottenere la struttura e la Chiesa di San Michele Arcangelo furono appunto l’ordine dei Chierici Minori, dal quale il palazzo prende nome.
LA STRUTTURA DEL PALAZZO
L’edificio originario aveva forma quadrilatera, con attorno un giardino. Disponeva di un piano terra, un basso ammezzato e un piano primo. Il piano terra, dal lato esterno, aveva delle botteghe su Via Etnea, Via Prefettura, Via Manzoni. Il quarto lato confinava con la chiesa. Successivamente, la struttura venne alterata. Si aggiunsero elementi tipici del tardo stile barocco, con forme classicheggianti più moderate: colonne ed archi; la facciata presenta tre livelli e ha dodici archi a sesto acuto ciechi, sostenuti da colonne binate. Negli archi si aprono le botteghe, all’epoca affittate dai Chierici, e i balconi dell’ammezzato. Il secondo piano ha un balcone unico, dodici aperture con gli archi, timpani, lesene doppie con capitello. Il terzo piano riprende simmetricamente gli stessi elementi. Maestoso anche lo scalone principale. L’ingresso nell’ampio cortile, con chiostro, fu ideato da Giuseppe Lanzerotti e Francesco Fichera.
LE RISTRUTTURAZIONI DEL PALAZZO
Nel 1866, con la soppressione dei beni ecclesiastici da parte dello Stato, il Palazzo venne sottratto ai monaci e fu affidato alla nascente Amministrazione provinciale di Catania, che prese la metà della struttura su via Manzoni e affidò la metà su Via etnea alla Prefettura. Questi due Enti, avendo bisogno di più spazio fecero chiudere i portici dei colonnati del cortile interno per costruire nuovi vani, deturpando l’architettura originaria. Nella seconda guerra, nel 1943 il Palazzo subì un bombardamento, in seguito al quale venne distrutto il secondo piano e il Palazzo danneggiato venne ricostruito negli anni 50. Negli anni 60, però, ancora una volta vennero fatti dei lavori di ampliamento che deturparono la struttura dalla parte di via Manzoni. Soltanto negli anni 90 la presidenza della Provincia fece demolire le strutture aggiuntive, restituendo al Palazzo l’originaria struttura architettonica.
LE MODIFICHE STRUTTURALI ED ARCHITETTONICHE
Con la nuova destinazione si ebbero notevoli modifiche strutturali e architettoniche, prima tra tutte un complesso intervento di abbassamento del piano di calpestio lungo la Via Etnea, a seguito dell’eliminazione di una lunga gobba che questa strada presentava in quel tratto. Successivamente, per accontentare le sempre maggiori esigenze di spazio delle due Amministrazioni e senza riguardo per la tipologia architettonica originale, i portici che circondavano il chiostro furono chiusi per ricavarne ulteriori locali e, addirittura, sul lato interno di ponente dello stesso chiostro, fu costruito un lungo corpo di fabbrica a semplice piano, privo di alcuno stile.
Anche la guerra lasciò il suo segno nell’edificio, che subì danni dal bombardamento del 16 aprile 1943 e che dovette accogliere, interrato nel cortile, un rifugio antiaereo per la protezione degli impiegati e delle autorità, ma mai questi danni pareggiarono l’ultimo oltraggio, ancora sul lato prospiciente Via Manzoni, dovuto alla costruzione di un ulteriore piano privo di stile, adibito a Zona Telecomunicazioni per la Sicilia Orientale.
Finalmente, a seguito della sensibilità del Presidente della Provincia in carica negli ultimi anni ’90, furono demoliti il piano tecnico sulla Via Manzoni e tutte le strutture che rendevano ciechi, o che nascondevano, i quattro lati a portico del chiostro, che tornò così all’aspetto originale, mentre l’edificio subiva un restauro anche al suo interno
Nei suoi locali, di particolare pregio nella metà utilizzata dalla Prefettura, troviamo lo scalone principale, il grande salone di rappresentanza ed il corridoio di levante, tutti ornati con importanti opere d’arte pittorica.
Nella metà in uso alla Provincia, spicca il corridoio d’onore, lato di ponente dell’edificio, sulle cui pareti è esposta una collezione di stampe antiche dell’Etna e dei dintorni di Catania, raccolta dall’antiquario Franz Riccobono e acquistata dalla Provincia. Notevole la Sala del Consiglio Provinciale, restaurata nel dicembre del 2000, con le pareti decorate dal pittore Francesco Contraffatto, con una particolare tecnica ad olio monocromo su superficie argentata a foglie. Su di esse è ricordata la “civiltà del lavoro” delle comunità etnee. Meritevole anche il corridoio di tramontana, con i ritratti dei presidenti.
L’ATTUALE PALAZZO DEI MINORITI
L’’attuale Palazzo dei Minoriti è il frutto della ricostruzione, dopo il terrificante terremoto del 11 gennaio 1693, del preesistente edificio conventuale e dell’annessa chiesa, costruiti l’uno e l’altra nella prima metà del Seicento, per alloggiare i Chierici Regolari Minori, il cui ordine era stato fondato da Papa Sisto V nel 1588 e che presto si era diffuso in Sicilia.
Utilizzando in maniera appropriata il terreno preesistente e in piena sintonia con le direttive dei tecnici che collaboravano il Duca di Camastra, sia il Convento, sia la Chiesa, furono allineati con la nuovissima arteria cittadina, intitolata inizialmente al viceré Uzeda ed oggi ovunque nota col nome di Via Etnea.
L’edificio conventuale ebbe forma quadrilatera, disposta attorno ad un giardino, salvo una breve appendice posta dietro la Chiesa, intitolata a San Michele Arcangelo, così come la precedente andata distrutta. Esso fu dapprima costituito da un piano terra, un basso ammezzato e un piano primo, il cosidetto “piano nobile”. Il piano terra, dal lato esterno, fu adibito a botteghe su tutti i tre lati liberi (attuali Via Etnea, Via Prefettura, Via Manzoni), affinché dalla loro locazione ne venisse un reddito per il Convento. Il quarto lato era cieco in quanto confinante con la Chiesa. L’autore del progetto fu probabilmente Francesco Battaglia (1701-1788).
I DIPINTI DEL PALAZZO MINORITI
L’edificio subì anche un restauro all’interno. Ci sono diverse sale abbellite da dipinti di artisti catanesi fra cui Sebastiano Milluzzo e Giuseppe Sciuti. Il piano centrale del palazzo ospita l’archivio storico, la biblioteca e la Galleria dei ritratti dei Presidenti della Provincia dall’Unità d’Italia fino ai giorni nostri nel corridoio di tramontana. Dalla Galleria si arriva alla Sala del Gonfalone, poi alla Sala del Consiglio provinciale. Un’altra galleria importante, è quella dedicata all’Etna, che racchiude una ricchissima collezione di stampe.
All’interno il Palazzo dei Minoriti presenta diverse sale, abbellite da dipinti di artisti catanesi. Il primo dipinto è un’opera realizzata da Sebastiano Milluzzo, artista nato a Catania nel 1915 e morto di recente nel 2011. Milluzzo ebbe un’intensa vita artistica, che lo vide impegnato non solo come pittore, ma anche come grafico, come scenografo di teatro e come insegnante di disegno e storia dell’arte nel liceo magistrale di Catania. L’opera risale al 1950 e ha come tema centrale la ricostruzione della città di Catania. Si notano sullo sfondo, infatti, degli elementi architettonici tipici della città: una cupola, gli archi della marina, il porto e il mare.
Nel dipinto la figura che predomina è una statua di donna, che indossa un peplo e porta uno scudo dove è raffigurato un elefante, simbolo della città di Catania. Altre figure presenti sono quelle di uomini che hanno contribuito alla ricostruzione della città. La gru presente nel dipinto è proprio il simbolo della ricostruzione avvenuta nel secondo dopoguerra
Il secondo dipinto appartiene ad un altro artista, originario di Zafferana Etnea, Giuseppe Sciuti. La data di realizzazione dell’opera è incerta, perché ci sono ipotesi che la collocano nel 1895 e altre nel 1902. La grande tela era stata realizzata per il Palazzo del Comune di Catania, ma venne data di consegna nel 1970 al Palazzo dei Minoriti dove attualmente si trova.
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