I LAVORI DI RESTAURO DEL PALAZZO CENTRALE DI CATANIA
Tra i vari monumenti in pietra lavica che adornano la città di Catania spicca, con il suo marmo bianco e il suo stile barocco, il Palazzo Centrale, sede dell’Università, che da quattro secoli “illumina” la celebre piazza Università.
La più antica università della Sicilia (e tra le più antiche in Europa), deve la propria fondazione ad Alfonso d’Aragona nell’ottobre del 1434. La bolla potificia che ne autorizzava la costituzione fu emanata soltanto dieci anni, per poi dare inizio ai corsi di laurea in quello successivo in una costruzione in piazza Duomo, poi nel 1684 nei locali che ospitavano l’ospedale di San Marco, andati distrutti nel terremoto del 1693.
Tre anni dopo ebbero inizio i lavori di costruzione del Palazzo dell’Università, che ancora oggi è considerato il cuore pulsante dell’istituzione.
Situato nella piazza più bella di Catania dopo Piazza del Duomo, va necessariamente visitato anche all’interno, dove un pregevelissimo cortile a forma di chiostro non potrà che lasciarvi incantati.
LA STORIA DELLO SICILIAE STUDIUM GENERALE
Di un Gymnasium a Catania si ha notizia sin dal V secolo a.C., epoca in cui sarebbe avvenuta la fondazione di una accademia degli Omosipii da parte del legislatore Caronda. Tale ginnasio risulterebbe ai tempi di Ippocrate il terzo dopo Rodi e Cnido. Tuttavia le fonti rimangono ombrose sino ad un presunto restauro ad opera del console Marco Claudio Marcello e con l’ubicazione dello stesso presso l’attuale Castello Ursino, perlomeno se così vada intesa la tradizione riportata dal De Grossis che vide il reimpiego dei materiali del ginnasio proprio per l’edificazione del maniero. Di questo Studium rimangono solo citazioni presso svariate fonti.
L’attuale Ateneo ha radici storiche più recenti, a partire dall’impulso di tal Pietro Rizzar che fece inoltrare al senato civico un’istanza per la sua fondazione il 19 ottobre del 1434 ad Alfonso il Magnanimo. La bolla pontificia di Eugenio IV che autorizzò la costituzione fu emanata il 18 aprile 1444. L’Università era autorizzata a tenere diversi insegnamenti: Teologia speculativa, dommatica e morale, Diritto civile, canonico e feudale, Istituzioni romane, Medicina, Chirurgia, Filosofia, Logica, Matematica ed Arti liberali. Le prime lezioni pubbliche si ebbero alla fine del 1445, grazie al viceré Lupos Ximenes da Urrea.
I corsi iniziarono il 19 ottobre 1445, con sei docenti e vennero inizialmente tenuti in una costruzione che sorgeva in Piazza del Duomo, a fianco della Cattedrale di Sant’Agata, nei pressi dell’attuale Seminario dei Chierici. Il corso di studi per ogni facoltà era di 5 anni cui seguiva un pubblico esame, a seguito della quale veniva conferita laurea dottorale, che dava la possibilità di esercitare la professione, l’attività di docenza e le magistrature.
IL PALAZZO DELL’UNIVERSITA’
Sede dell’Università degli Studi di Catania, il palazzo ospita anche il Rettorato, gli uffici dell’amministrazione centrale di Ateneo e la Biblioteca regionale “Giambattista Caruso”. La sua storia risale al lontano 1696 e tra i vari architetti che concorsero alla sua costruzione ricordiamo Francesco e Antonino Battaglia e il palermitano Giovan Battista Vaccarini, che dopo il devastante terremoto del 1693 si era occupato della ricostruzione dell’impianto urbanistico della città.
L’edificio ospita un cortile interno a forma di chiostro mentre al piano nobile è situata un’aula magna affrescata da Giovan Battista Piparo che espone, sulla parete che fa da sfondo al podio accademico, un arazzo con lo stemma della famiglia d’Aragona. La Biblioteca dell’Università, una delle più antiche della città, conserva oltre 200.000 volumi tra preziosi codici, incunaboli, manoscritti e lettere autografe consultabili tra gli studenti dell’ateneo. A seguito del terremoto del 1818 l’architetto Antonio Battaglia si occupò dei lavori di restauro apportando alcune modifiche alla facciata del palazzo, mentre nel 1879 l’ingegnere Mario Di Stefano progettò degli accessi sulla strada. Il Palazzo Centrale è attualmente sede dell’Ateneo civico e ogni giorno ospita migliaia di studenti che hanno la possibilità di studiare all’interno di questo gioiello barocco.
LA LAPIDE COMMEMORATIVA DELL’UNIVERSITA’ DI CATANIA
A cinquecento anni dalla fondazione dell’Università degli Studi di Catania se n’è commemorata la storia con una lapide in marmo con iscrizioni in latino, al primo piano.
La lapide commemora anche i primi docenti, tra cui Nicola Asmundo – teologo, come gli altri suoi colleghi – laureato presso l’Università di Bologna. Il prestigio dell’ateneo catanese rimase alto per molto tempo, nemmeno l’iniziale fondazione dell’Università di Messina (che perse lo status durante le ribellioni del 1674-1678). Quasi due secoli dopo, con la fondazione di Palermo e la riapertura dell’ateneo messinese, i numeri dell’Università di Catania iniziarono a diminuire sensibilmente.
Si dovrà attendere fino alla fine del diciannovesimo secolo per veder riemergere Catania tra i grandi nomi universitari: sono gli anni di Majorana, Capuana e Rapisardi, e dell’affermazione delle facoltà di medicina e giurisprudenza.
Era con questo spirito che la lapide commemorativa è stata costruita e piazzata nel Palazzo Centrale nel 1934, con l’orgoglio di aver istruito alcuni dei nomi più importanti in Italia in campo scientifico e giuristico. E anche se oggi Catania viene bastonata dai numeri, indicata e punita, conserva la memoria dell’eccellenza e la espone nei suoi edifici imponenti, pregni di storia e di un orgoglio ferito, ma non perduto.
I LAVORI DI RESTAURO NELL’UNIVERSITA’
Torna a risplendere il magnifico chiostro del Palazzo Centrale dell’Università, al termine dei lavori di restauro avviati nello scorso mese di luglio dall’Ateneo. La pavimentazione della corte interna, quadrata a doppio ordine architettonico, realizzata in ciottoli neri e calcare bianco, versava infatti in una condizione di degrado dovuta sia a processi chimico-biologici sia a processi fisico-meccanici.
L’intervento di restauro promosso dall’Università – di cui è progettista e direttore dei lavori l’architetto Angelo Fragalà, dell’Area della progettazione, dello sviluppo edilizio e della manutenzione dell’Università e affidato all’impresa Calvagna Giovanni (coordinatore della sicurezza ing. Pierluigi Barbera) – si è proposto di ridare dignità al manufatto, di impedirne l’ulteriore deterioramento e di preservarlo nel tempo, mantenendo il più possibile la pavimentazione esistente nell’ottica di un restauro quanto più conservativo dell’opera.
A parte alcuni giorni di sospensione a causa delle avverse condizioni climatiche, i lavori hanno rispettato i tempi di consegna previsti e proprio in questi giorni sono state rimosse le transenne a protezione del cantiere.
IL RESTAURO
Seguendo le indicazioni del progetto, le superfici lapidee sono state pulite da depositi superficiali coerenti, concrezioni e croste nere, prima manualmente (con pennellesse, bisturi e aspiratori) e poi mediante sistema a getto d’acqua deionizzata a bassa pressione, salvaguardando la patina del materiale.
I conci di pietra bianca sono stati integrati e listati tramite applicazione di malta a base di calce idraulica e polvere di marmo e pigmenti naturali, avente granulometria, tessitura, cromia e porosità simile alle listature originali. L’acciottolato è stato ripristinato nelle parti mancanti, depurato da stuccature di tipo cementizio e rincorato al supporto di base.
Durante i lavori si è scelto un procedimento di ancoraggio mediante malta idraulicamente attiva a base di calce idraulica naturale, al posto di quello inizialmente previsto in progetto a base di resine, al fine di contenere quanto più possibile l’alterazione dei materiali costituenti l’opera.
Parti dei conci in lapideo che andavano sostituiti, dove è stato possibile, sono stati rivoltati, invertendo il lato a contatto con il letto di posa con quello a vista, al fine di conservare lo stesso materiale d’origine. Una volta ricomposto il disegno, integrate le parti mancanti, eliminate le vecchie riparazioni eseguite con malte cementizie, consolidato il supporto stuccato e listato, si è proceduto ad una fase di revisione estetica mediante pigmenti in latte di calce.
In tutta la pavimentazione è stata infine eseguita la disinfestazione da colonie di microrganismi mediante applicazione di biocida e trattamento preventivo contro i successivi attacchi, nonché l’applicazione di prodotto a protezione superficiale del pavimento in pietra per rallentarne il degrado.
IL RESTAURO DEL PAVIMENTO DEL PALAZZO
Nel luglio 2017, l’Ateneo catanese ha realizzato il restauro della pavimentazione della corte di palazzo centrale, gravemente deteriorata dal tempo.
Il restauro del pavimento della corte di Palazzo Centrale.
Nel luglio 2017, l’Ateneo catanese ha realizzato il restauro della pavimentazione della corte di palazzo centrale, gravemente deteriorata dal tempo. Si è riportato il pavimento alla bellezza originaria. I conci di pietra bianca sono stati integrati e listati e integrati dei pezzi mancanti, depurato da stuccature di tipo cementizio e rincorato al supporto di base. Per fare in modo che l’opera non subisca danni è stato apposto un cordone che ne impedisce il calpestamento. Ogni 8 dicembre, in occasione del Natale, si realizza al suo interno il tradizionale presepe con pino vero.
Un gioiello che suscita ancora tanta ammirazione e stupore e che arricchisce ulteriormente la nostra città.
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