FEDERICO III D’ARAGONA RE DI SICILIA
Federico III d’Aragona era nato a Barcellona figlio terzogenito di Pietro III, re d’Aragona e Catalogna, e dell’ultima discendente della dinastia Sveva, Costanza di Höhenstaufen, figlia di Manfredi re di Sicilia e quindi nipote del grande Federico II di Svevia. Viveva già in Sicilia con la madre dall’età di 11 anni ed aveva 23 anni quando l’11 dicembre 1295 il Parlamento Siciliano, riunito a Palermo, proclamò Federico Re di Sicilia e lo riconfermò tale il 15 gennaio 1296 nel salone del castello Ursino di Catania. Quarantasei anni dopo la morte di Federico II di Svevia, il capo di un suo pronipote veniva cinto con la Corona di Sicilia nella Cattedrale di Palermo.
CHI ERA FEDERICO III
Federico Terzo è un sovrano che non può considerarsi un re aragonese ma siciliano, pur essendo nato il 13 dicembre del 1273 nel regno d’Aragona (forse a Barcellona). Una volta venuto in Sicilia, all’età di nove anni, vi rimase per tutta la vita. E in più sua madre Costanza (figlia di Manfredi) era siciliana. Il 4 luglio del 1299 partecipò personalmente alla battaglia di Capo d’Orlando, guidando la flotta siciliana contro l’armata navale aragonese, tanto che in Spagna venne soprannominato “Federico di Sicilia”.
Federico nacque nel 1272 da Costanza di Hohenstaufen e Pietro III di Aragona. Legittimo erede della dinastia sveva, divenne re quando la gli angioini vennero cacciati dalla Sicilia e lui prese il nome di Federico III, proclamato re nel 1295, a 23 anni. Di età inferiore al Fratello Giacomo III d’Aragona, il suo potere venne ostacolato fin dal primo giorno dalle famiglie nobili Chiaramonte, Peralta, Moncada, Palizzi e Ventimiglia, queste avevano infatti molte terre e poteri feudali e temevano che il re potesse usurpare il dominio. Non sorprende che, nonostante il regno l’avesse impedito, esercitassero comunque i loro poteri, entrando quindi in contrasto con la Gran Corte criminale. Federico III era un uomo astuto, intelligente e profondamente legato alla sua Sicilia ma questo non assicurò all’isola la prosperità e la ricchezza che meritava. Furono Infatti tantissime le congiure e le guerre che ne frammentarono il benessere.
FEDERICO III RE DI SICILIA
I siciliani avevano scelto di staccarsi dalla Corona Aragonese di Spagna e di eleggere unanimemente Federico loro re legittimo (in quanto figlio della legittima regina sveva di Sicilia) come conseguenza del tradimento del fratello maggiore di Federico, Giacomo re d’Aragona, che aveva praticamente venduto la Sicilia all’odiato Carlo II d’Angiò lo zoppo.
Federico resistette validamente all’assalto degli Angioini, sostenuti da papa Bonifacio VIII, finché col trattato di Caltabellotta (1302) ottenne da un lato di conservare l’Isola col titolo di Re di Trinacria e dall’altro accettò che, alla sua morte, la Sicilia passasse in successione alla casa d’Angiò; e per suggellare la pace sposò Eleonora figlia di Carlo d’Angiò.
La discendenza normanno-sveva da parte materna per Federico non fu solo un fatto formale. Come il suo avo Ruggero II fu fondatore di uno Stato, fu un abile condottiero ed un buon legislatore e, come suo nonno Federico II ebbe un carattere carismatico e un comportamento aggressivo, filo-imperiale e perennemente scomunicato.
Nel 1313, rotta la pace, assunse il titolo di Re di Sicilia con il nome di Federico III e nominò suo erede al trono suo figlio Pietro dando così origine alla dinastia degli “Aragonesi di Sicilia”.
FEDERICO III E IL REGNO DI SICILIA
I caratteri della Sicilia che noi tutti oggi conosciamo non derivano dal primo “grande” regno di Sicilia, quello fondato nel 1130 da Ruggero II ed estintosi nel 1282 con la rivoluzione del Vespro ma sono, in gran parte, derivati dal secondo “piccolo” regno di Sicilia, fondato nel 1296 ad opera di Federico III d’Aragona e soppresso nel 1816 da Ferdinando I di Borbone. Per capire come avvenne questo passaggio dobbiamo partire dalla rivoluzione del Vespro. Il Vespro non portò a risultati politici concreti ma tuttavia portò conseguenze di notevole valore storico per l’intera Europa.
La rivoluzione del Vespro segna una specie di spartiacque: prima del Vespro, per oltre due secoli al centro degli interessi delle potenze europee (Papato e Impero) c’era stato il Mediterraneo (crociate, spedizioni contro gli Arabi, contro Bisanzio e il Nord Africa). Dopo il Vespro assistiamo al tramonto del ruolo egemone del papato e dell’impero ed al lento spostamento dell’asse geopolitico europeo verso l’Atlantico, dapprima per l’effetto della guerra dei 100 anni tra Francia ed Inghilterra e dopo a causa della scoperta dell’America.
Dalla rivoluzione del Vespro nasce infatti uno Stato nuovo, non uno Stato voluto dalla Chiesa o dall’impero ma uno stato voluto da un Parlamento, il Parlamento siciliano.
In Sicilia il primo fattore di carattere nazionale fu proprio il consenso popolare unanime che portò all’elezione di Federico III d’Aragona. La cosa non è irrilevante o relativa ma è significativa in quanto i siciliani si aspettavano una discesa in armi degli Angiò, determinati a riprendersi l’isola ed il popolo si preparava in maniera unitaria a difendere i propri confini.
Altri atti significativi furono l’organizzazione delle strutture fondamentali dello stato (Federico presentò al parlamento un vero e proprio programma di lavoro, un “contratto” con i siciliani, come si direbbe oggi) ed il titolo che il nuovo re eletto avrebbe assunto.
PERCHE’ FEDERICO SI INTITILO’ TERZO
Il titolo, per l’epoca non era cosa da poco: dal punto di vista dinastico aragonese, il re avrebbe dovuto titolarsi Federico I; dal punto di vista della cronologia dei re siciliani, avrebbe dovuto essere Federico II d’Aragona (in quanto Federico lo Stupor mundi, era I di Sicilia e II per l’Impero); dal punto di vista della successione ereditaria avrebbe dovuto essere Federico III poiché era figlio di Costanza, figlia di Manfredi e quindi nipote di Federico II. Pertanto non poteva titolarsi che III. Nonostante tutte queste elucubrazioni Federico si titolò III in quanto terzo re Aragonese dopo Pietro e Giacomo (che non consideriamo nella nostra storia) o almeno così dichiarò.
Per il carattere ed il comportamento di Federico la discendenza normanno-sveva da parte materna non ebbe solo carattere nominale: Federico come il suo avo Ruggero II fu fondatore di uno stato, fu un abile condottiero ed un buon legislatore e come suo nonno Federico II fu carismatico, aggressivo, filo-imperiale e perennemente scomunicato.
Il giorno stesso della sua elezione al parlamento presentò e sottopose ai parlamentari le Constitutiones regales, cui seguirono pochi mesi dopo i Capitula alia, le Ordinationes generalis ed altri testi.
IL GOVERNO DI FEDERICO III
- La modernità federiciana sta proprio nel fatto che egli presentò e sottopose la Costituzione del Regno di Sicilia al giudizio del parlamento e fu promulgata previa approvazione il giorno stesso dell’elezione del re cercando con ciò di dare un ordinamento allo Stato fin dal giorno del suo insediamento.
- Non discuteremo della bontà delle leggi. Ve n’erano certamente di buone, come il divieto di distruggere le case e le proprietà dei condannati a morte per reati particolarmente gravi e di cattive come la politica antiebraica. Quello che importa in questa sede è cercare di capire come si venne a creare un nuovo stato.
- Il regno di Sicilia di Federico III ha come modello il regno di Aragona e Catalogna, non quello di Ruggero II né tanto meno quello assolutistico e tirannico di Federico II. Interessante è riportare alcuni punti del Patto costituzionale concordato tra Federico III ed il popolo di Sicilia.
- Il Parlamento per i siciliani non era certo una novità, lo avevano introdotto i normanni, lo aveva “modernizzato” Federico II che vi aveva chiamato a farne parte anche le rappresentanze cittadine, e nella sua composizione anticipava di 30 anni quello inglese, ma questo di Federico III era ancora più avanzato avendo, almeno sulla carta, un ruolo propositivo e partecipativo nella elaborazione delle leggi.
- Federico III introdusse infatti il metodo della legge “pazionata” dal latino pactionare, patteggiare, concordare.
- Il punto principale di questa costituzione era comunque il potere che il parlamento aveva di eleggere il re, alla maniera dei principi tedeschi grandi elettori del re di Germania e dell’imperatore. Ma a differenza dei grandi elettori, il nostro parlamento rappresentava anche il popolo e non solo i grandi feudatari. In verità altre volte il parlamento siciliano aveva eletto i suoi re (Tancredi, ad esempio) ma questa volta il re non era eletto solo per grazia di Dio ma anche per volontà del popolo di Sicilia. Cosa che fu puntualmente e pubblicamente riconosciuta da Federico al momento della sua elezione.
- Purtroppo però nonostante la bella costituzione, Federico si mostrò miope riguardo la libertà per le città demaniali ed anziché favorirne lo sviluppo, come avveniva in Aragona, in Catalogna e nei liberi comuni italiani, le soffocò non includendole nel patto costituzionale ed aumentò invece il potere baronale ripartendo il demanio statale fra i membri della famiglia reale e fra notabili Aragonesi, proprio quando nel resto d’Europa il potere feudale cominciava ad affievolirsi. Questo comportamento si può giustificare considerando che il re non aveva radici dinastiche nell’isola ed analogamente a quanto avevano fatto i normanni, cercò di circondarsi di sudditi a lui fedeli richiamandoli dall’Aragona e offrendo loro ricchi feudi.
LA POLITICA INTERNA E LA POLITICA ESTERA
Fermo restando che Federico è stato il primo re costituzionale di Sicilia cerchiamo ora di vedere cosa successe durante il suo regno e quali furono le conseguenze cercando di esaminare sia la politica interna che la politica estera che nel caso della Sicilia erano strettamente connesse allo stato di guerra con Napoli che non era disposta ad accettare la spaccatura del vecchio regno.:
- Un primo punto da tenere in considerazione è che Federico al momento dell’incoronazione si era titolato Rex Siciliae, ducatus Apuliae et principatus Capuae, (era questo il titolo ufficiale dei re del vecchio regno di Sicilia fino a Federico II) in quanto titolo ereditato tramite la madre Costanza (figlia di Manfredi e nipote di Federico II). Anche Pietro e Giacomo d’Aragona avevano assunto questo titolo e si consideravano sovrani anche di Puglia e Campania e perciò erano in guerra con Carlo I d’Angiò, anche lui titolato Rex Siciliae, ducatus Apuliae et principatus Capuae ricevuto però come feudo dalla chiesa; ma Federico era stato eletto dal parlamento siciliano “re di Sicilia”, di una Sicilia che si rifiutava di tornare sotto gli Angioini, ed era stato riconosciuto re della sola isola dalla pace di Caltabellotta nel 1302 con il titolo di Rex Trinacriae.
- In virtù dell’eredità materna Federico invece cercò per tutta la vita di riprendersi anche la parte peninsulare del vecchio regno.
Questa sua aspirazione non era però condivisa né, per ovvie ragioni, dagli Angiò né dai baroni siciliani, i quali tra l’altro, in virtù dei patti costituzionali, erano tenuti a prestare servizio feudale al re solo quando questi combatteva in Sicilia in quanto i patti costituzionali implicavano una politica estera difensiva mentre Federico si gettò a capofitto in una politica estera offensiva ed espansiva. Re Federico pertanto poteva contare solo sulle proprie forze per combattere contro Napoli nella penisola. Questa situazione comportò la defezione di molti maggiorenti siciliani che, considerandola come un tradimento dei Patti, passarono dalla parte degli angioini, compreso il suo grande sostenitore Ruggero di Lauria.
IL CONFLITTO TRA IL RE E I BARONI
Ma la problematica più insidiosa proveniva proprio dalla modalità di elezione del re e dalla sua posizione nel parlamento. Visto con occhio moderno Federico era un re costituzionale che ascoltava il suo parlamento e con esso decideva: un primus inter pares. I baroni in quanto suoi pari non gli dovevano obbedienza e fedeltà come a un dominus ma come ad un loro compagno pertanto, nonostante le buone premesse la situazione non era delle migliori per il re aragonese e, considerata l’arroganza e la sete di potere dei baroni, che non erano certo cavalieri della tavola rotonda alla ricerca del Santo Graal, gettava le basi per quello strapotere baronale che tanto ha pesato nella storia della Sicilia.
Federico tuttavia, grazie al suo carisma, ebbe sempre la capacità di destreggiarsi abilmente, scendere a compromessi e regnare per 40 senza lasciarsi mai completamente sopraffare. Il prezzo pagato fu una posizione di enorme privilegio del ceto baronale (cui andarono regolarmente, per tenerli buoni, tutti gli incarichi di rilievo) e l’emarginazione delle popolazioni cittadine, cioè della borghesia economica, sociale, politica e culturale, tenuti rigorosamente fuori dalle cariche decisionali.
Vi consiglio l’acquisto di queste riviste: CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA
Vi consiglio l’acquisto di questi accessori: CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA
Vi consiglio l’acquisto di questi Viaggi: CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA
Modalita d’uso: clicchi su un link e cerchi quello che ti serve e compri (compra pure quello che vuoi ^_^)
Questo articolo contiene link di affiliazione icona Amazon (Grazie di Sostenerci)