BOLOGNA: FAMIGLIA BENTIVOGLIO
La famiglia feudale dei Bentivoglio apparve a Bologna nel XIV secolo. L’origine della famiglia è legata a Re Enzo, figlio dell’imperatore Federico II, imprigionato dai bolognesi. Tra le molteplici leggende nate intorno alla figura del re, la più famosa vuole, infatti, che il capostipite della casata dei Bentivoglio fosse niente meno che figlio di Re Enzo e di una contadina bolognese, Lucia di Viadàgola. Il nome del bambino avrebbe preso origine dalle parole che Enzo era solito ripetere a Lucia: “amor mio, ben ti voglio”, da cui Bentivoglio.
IL NOME DELLA FAMIGLIA
L’egemonia della famiglia iniziò il 14 marzo 1401 dopo la cacciata del Legato Pontificio, quando Giovanni I Bentivoglio divenne Gonfalone di Giustizia a vita. Con alterne vicende la famiglia continuerà a regnare sulla città sotto il comando di Anton Galeazzo (tumulato nel sarcofago del 1435 opera di Jacopo della Quercia, all’interno della chiesa di San Giacomo Maggiore), poi di Annibale I, ucciso dalla famiglia Canetoli nel 1445, e quindi di Sante, in grado di garantire ai bolognesi un lungo periodo di pace. Nel 1462, alla morte di Sante Bentivoglio, Giovanni II divenne signore di Bologna e lo restò per più di quarant’anni.
I PRESTIGI NEGLI ANNI
Sotto il suo comando, anche grazie ad un nuovo equilibrio politico e diplomatico con gli altri stati italiani, Bologna entrò definitivamente nel Rinascimento, non solo nel campo dell’arte, ma in ogni altro aspetto della vita sociale e culturale. In questi anni gli interventi urbanistici furono notevoli: basti pensare alla creazione di piazza Calderini, delle Volte dei Pollaroli, degli slarghi antistanti San Salvatore e San Martino. La costruzione di chiese e palazzi e il loro arricchimento con nuove opere pittoriche e decorative, diedero un nuovo volto rinascimentale alla città. Tra le altre opere, fu terminato Palazzo Bentivoglio, nell’area oggi occupata dal Teatro Comunale e dai Giardini del Guasto. Sulla scia di questo nuovo avvio delle attività e dello sviluppo civile, si perfezionarono gli insegnamenti della medicina, della filosofia, dell’astronomia, di cui grande rappresentante fu Girolamo Manfredi. In questo periodo si stanziarono a Bologna anche Giovanni Pico della Mirandola e Niccolò Copernico.
Nel campo artistico giunsero in città pittori della Scuola ferrarese; Niccolò dell’Arca lavorò alla meravigliosa arca marmorea che raccoglie i resti di San Domenico; Aristotele Fioravanti, architetto progettò e realizzò l’imponente portico del Palazzo del Podestà. Verso la fine della sua signoria, Giovanni II Bentivoglio, sotto l’influenza della moglie Ginevra Sforza, commise parecchi errori, trasformandosi gradualmente in un tiranno nella gestione degli affari cittadini e comportandosi in maniera ambigua nei confronti degli altri Stati. Il casus belli, che portò all’inimicizia definitiva con le altre famiglie nobili bolognesi, fu l’eccidio di 240 membri della famiglia Marescotti, voluta da Giovanni II per timore che Agamennone Marescotti intendesse prendere il potere a Bologna. Alla luce di questi eventi, nel 1506 i bolognesi aiutarono le truppe di papa Giulio II a riannettere Bologna al Papato. Giovanni II, insieme alla moglie Ginevra e ai figli, fuggirono dalla città. Nel 1507, in seguito al tentativo dei figli di Giovanni II di riprendere il potere, il popolo bolognese distrusse Palazzo Bentivoglio.
Dopo la fine dell’egemonia dei Bentivoglio Bologna rimase annessa allo Stato della Chiesa fino al 1796, anno dell’invasione napoleonica.
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