ALLA SCOPERTA DELLE FAMOSE FONTANE A CATANIA
Catania è una città che ha molte bellezze più o meno nascoste da offrire ai suoi visitatori. È sicuramente utile avere una guida per riuscire a non perdersi nessun tesoro. Sia che si abbiano a disposizione un weekend o molti giorni, sicuramente non si potrà evitare di imbattersi in una delle numerose fontane che costellano le piazze cittadine.
Non solo fontane monumentali, ma anche quelle che, in un modo o nell’altro, sono diventate “famose” a Catania. Conoscete la loro storia?
A) LA FONTANA DELL’ELEFANTE IN PIAZZA DUOMO
La fontana “maistusa” dell’Elefante si trova al centro di Piazza Duomo. Realizzata nella prima metà del ‘700 da Giovanni Battista Vaccarni dopo il terribile terremoto del 1693, la fontana è sormontata dal simbolo della città di Catania, l’Elefante.
Comunemente chiamato dai catanesi “U Liotru”, l’animale sorregge sulla sua schiena un obelisco egizio. Alcuni critici hanno attribuito l’ispirazione al monumento a piazza Santa Maria sopra Minerva del Bernini, ma in realtà Vaccarini si ispirò al romanzo allegorico Hypnerotomachia Poliphili, contenente 169 illustrazioni xilografiche.
La fontana del Vaccarini riproduce sull’emblema catanese tre civiltà:
- La civiltà punica è stata rappresentata attraverso l’Elefante, simbolo della sconfitta dei cartaginesi.
- La civiltà egizia venne evocata attraverso l’obelisco che l’elefante porta sulla schiena.
- Quella cristiana venne rappresentata invece attraverso la croce posta sulla sommità dell’obelisco.
LA LEGGENDA DEL MAGO ELIODORO
Questa bellissima fontana è posta al cento di Piazza Duomo la piazza principale della citta di Catania. La caratterista principale della fontana è proprio la statua dell’elefante considerato il simbolo della città viene chiamato dai cittadini Liotru dalla storpiatura del nome Eliodoro, un nobile catanese che tentò di diventare vescovo della diocesi senza successo. Il monumento a Catania la Fontana dell’Elefante fu costruito tra il 1735 e il 1737 dall’architetto Giovanni Battista Vaccarini. “U Liotru” porta con sé anche diverse simbologie legate al culto di Sant’Agata, ai fiumi Simeto e all’ormai scomparso fiume Amenano. I’Elefante simbolo di Catania sarebbe legato, per i catanesi, anche alla figura del mago Eliodoro.
Secondo la leggenda, Eliodoro tramutava gli uomini in bestie e faceva apparire oggetti lontani. I bizantini chiesero a gran voce la sua condanna a morte, ma il mago riuscì a scappare a Costantinopoli in groppa al suo elefante. Il ricordo del mago rimase vivo nei cuori dei catanesi, tanto da iniziare a chiamare L’Elefante posto in Piazza Duomo con il nome del mago. Eliodoro viene associato all’elefante perché una leggenda narra che fu proprio lui lo scultore e che era solito cavalcarlo per spostarsi da Catania a Costantinopoli.
Leggenda e storia si intrecciano nella memoria delle generazioni di catanesi che ogni giorno passano sotto questa statua, la quale li rende unici nel mondo e che fanno si che questo monumento sia una tappa obbligata nella visita della città di Catania.
LA DESCRIZIONE DELLA FONTANA DELL’ELEFANTE
La fontana dell’Elefante è sita a Piazza Duomo ed è stata realizzata tra il 1735 e il 1737 per volere di Giovanni Batista Vaccarini. La struttura è composta da una vasca al cui centro è posto un basamento dal quale sgorga l’acqua. Al di sopra di quest’ultimo troviamo la statua di un elefante (dalla quale prende nome l’intera opera) rivolta verso la Cattedrale di Sant’Agata. La fontana dell’elefante ricorda la statua della Piazza Minerva a Roma. L’ animale di roccia vulcanica data del’ antichità romana, sopporta un obelisco egiziano superato del simbolo di Sant’ Agata. Simbolo di Catania, quest’elefante avrebbero appartenuto ad un mago ed avrebbe il potere di calmare le violenze dell’Etna.
La fontana presenta un piedistallo di marmo bianco dove al centro si trova la vasca, sempre in marmo bianco, in cui cadono i getti d’acqua.
Ai piedi della fontana si trovano due sculture che raffigurano i due fiumi di Catania il Simeto e l’Amenano, invece al di sopra della fontana si trova il famoso elefante in pietra lavica, con la proboscide all’insù e rivolto verso la Cattedrale.
Sulla sommità dell’elefante si erige l’obilisco che in cima presenta un globo circondato da una corona di foglie di palma (che rappresenta il martirio) e un ramo di giglio che indica la purezza, infine vi si trova anche una tavoletta metallica con l’iscrizione MSSHDPL – “Mente sana e sincera, per l’onore di Dio e per la liberazione della sua patria”- dedicata alla Patrona.
LA STRUTTURA DELLA FONTANA DELL’ELEFANTE
La Fontana dell’Elefante è stata realizzata da Vaccarini nell’ambito della ricostruzione della città etnea dopo il terremoto dell’11 gennaio 1693.Il basamento è formato da un piedistallo di marmo bianco situato al centro di una vasca, anch’essa in marmo, in cui cadono dei getti d’acqua che fuoriescono dal basamento. Sul basamento due sculture riproducono i due fiumi di Catania, il Simeto e l’Amenano. Al di sopra si trova la statua dell’elefante, rivolto con la proboscide verso la Cattedrale di Sant’Agata.Questa statua è di epoca romana ed è stata realizzata con più blocchi assemblati di pietra lavica. Ai lati dell’elefante cade una gualdrappa marmorea sulla quale sono incisi gli stemmi di Sant’Agata, patrona di Catania.
L’ELEFANTE E LA CITTA’
Il legame tra Catania e il Liotru è molto antico. Un’antica leggenda narra di un elefante che avrebbe cacciato degli animali feroci durante la fondazione di Kατάvη. Sotto la dominazione araba, la città era conosciuta con il nome di Balad-el-fil o Medinat-el-fil, cioè «città dell’elefante». Il Liotru è diventato simbolo ufficiale della città solo nel 1239: prima di allora, l’emblema cittadino era l’effigie di San Giorgio. I catanesi decisero di cambiare in seguito ad una serie di rivolte per poter passare da semplice dominio di un vescovo-conte a città demaniale. Dopo aver fallito nei moti del 1195, 1207 e 1221, il successo arrivò con la concessione ufficiale firmata da Federico II. Il pachiderma è stato inserito nello stemma comunale, nello stemma dell’università e oggi è la mascotte delle principali società sportive locali, tra cui il Calcio Catania e l’Amatori Catania. Un detto locale designa i catanesi provenienti dalla città macca liotru, cioè «marca elefante», in opposizione a chi proviene dalla provincia.
B) LA FONTANA DELL’AMENANO
Il nome Amenano si ricollega all’omonima divinità greca con il corpo di toro e la faccia umana, raffigurato in molte monete risalenti al V secolo a.C, ma nel Medioevo il fiume era chiamato Judicello perché attraversava l’antico quartiere ebraico della Giudecca e questo nome rimase in uso fino all’Ottocento.
L’Amenano è il simbolo della tenacia della città, della capacità di risorgere dalle ceneri della lava e della distruzione, di avere la meglio sulla prepotenza del fuoco e ricomparire
La fontana dell’Amenano è un monumento a Catania che si trova sul lato sud di Piazza Duomo. Questa fontana, in marmo di Carrara, fu costruita nel 1867 da Tito Angelini e rappresenta il fiume omonimo come un giovane che tiene in mano una cornucopia, da cui esce l’acqua che cade come una cascata sul fiume sottostante.
Dietro la fontana si trova una scalinata in pietra lavica che porta alla Pescheria, un mercato del pesce che rappresenta una delle maggiori attrazioni folcloristiche della città di Catania. Il catanese conosce questa fontana con il nome “acqua a linzolu”, proprio per l’effetto a cascata (o a lenzuolo) dato dall’acqua che straripa dal bordo della fontana. Anticamente usata per l’approvvigionamento idrico della città e per abbeverare gli animali domestici, oggi la Fontana dell’Amenano è diventata un monumento che turisti e curiosi non si lasciano scappare, rappresenta il fiume che gli dà il nome. Il giovane immortalato nella fontana catanese raffigurerebbe il dio Amenano posto su una conchiglia e con in una mano una cornucopia. Dalla base della statua l’acqua cade a cascata per poi finire sul letto del fiume ormai scomparso in superficie.
LA DESCRIZIONE DELLA FONTANA
La Fontana dell’Amenano fu realizzata nel 1867 dallo scultore partenopeo Tito Angelini, con marmo di pregevole fattura proveniente da Carrara ed è situata accanto al palazzo dei Chierici. È dedicata all’Amenano che, come sopra accennato, è uno dei due fiumi di Catania: a differenza del Simeto, però, non è più visibile a causa della natura di fiume sotterraneo che sembra aver acquisito nel 252 a.C. a causa di una eruzione dell’Etna che lo ha letteralmente seppellito assieme al contiguo lago di Nicito.
La fontana è formata da un grande recipiente bianco a forma di conchiglia sul quale è posta la statua di Amenano, divinità pagana adorata dai Greci, nell’iconografia classica raffigurato con sembianze di toro con la testa di uomo e rappresentato anche in alcune monete del V secolo a.C.
La giovane divinità tiene in mano una cornucopia da cui sgorga dell’acqua che viene raccolta da due tritoni posti ai suoi piedi all’estremità della fonte. Sotto la conchiglia è presente lo stemma della città, mentre nella parte posteriore è scolpito il nome della divinità, il simbolo che essa rappresenta, cioè Acqua, e la data di costruzione, 1867.
La particolarità della fontana è quella che in gergo popolare catanese viene definita “acqua a linzolu”, cioè la forma del getto dell’acqua che si riversa in modo compatto e sottile, quasi a formare un velo trasparente, tanto da essere paragonato a un lenzuolo. Sotto la fontana troviamo un arco che raccoglie l’acqua: rappresenta l’unico punto in cui è possibile ammirare il tragitto del fiume, che termina la sua corsa nel vicino porto, e che scorre a una profondità di circa due metri sotto il livello del suolo.
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