LA GROTTA DEL GELO E LA GROTTA DEL DIAVOLO DELL’ETNA
Tra gli aspetti più incantevoli dell’Etna ritroviamo le sue cavità di scorrimento lavico, delle caverne interamente costruite dallo scorrere della lava dove la natura mostra tutto il suo talento artistico. Alcune di esse, createsi a seguito di una frattura del terreno, hanno uno sviluppo prettamente verticale ed è obbligatorio l’utilizzo dell’attrezzatura speleologica adatta. Altre, invece, hanno uno sviluppo tipicamente orizzontale. Quest’ultime sono anche dette cavità reogenetiche o singenetiche.
Affinché si formi una grotta lavica sono fondamentali determinati passaggi. Inizialmente, le parti più esterne di un braccio della colata, entrando in contatto con l’atmosfera o col terreno più freddo, solidificano creando degli argini rocciosi dentro i quali la lava continua a scorrere. Se questo processo continua, i due argini si uniranno a formare una cupola, dando vita ad una galleria. All’interno di essa la lava continua a scorrere fino a quando il condotto inizia a svuotarsi grazie ad un drenaggio.
LE GROTTE SULL’ETNA
Sull’Etna sono presenti molte grotte, spesso generate dalle eruzioni laviche che lasciano dietro di sè delle vere e proprie voragini nella terra (grotte di scorrimento lavico).
La più famosa è sicuramente la Grotta del Gelo, ove si trova il ghiaccio perenne più meridionale d’Europa, ma sono molte altre quelle presenti sul vulcano. La bellissima Grotta di Serracozzo, abbastanza semplice da raggiungere, o la più turistica Grotta dei Ladroni sono altri esempi di grotte di scorrimento visitabili da chiunque.
LA GROTTA DEL GELO E I SUOI MERAVIGLIOSI GHIACCIAI
Tra le varie grotte dell’Etna, la più affascinante è la Grotta del Gelo, così chiamata per la presenza di ghiaccio perenne al suo interno.
La Grotta del Gelo è una galleria di scorrimento, originata dal raffreddamento di colate laviche succedutesi per un decennio (1614-1624). Questo tipo di grotte si formano per il raffreddamento della superficie e delle pareti della colata che, a contatto con l’atmosfera, si raffreddano più velocemente della parte interna della colata lavica. Viene a crearsi così una sorta di “crosta” di lava solidificata (lave dei dammusi = termine di origine araba (soffitto, copertura)), all’interno della quale scorre il flusso lavico ancora incandescente. Quando l’alimentazione della colata diminuisce, il livello del “fiume” di lava all’interno si abbassa sempre più, lasciando una struttura cava detta “galleria di scorrimento”. Non sempre queste strutture sono di facile individuazione, in quanto solo crolli della volta possono rivelarne la presenza.
Durante l’eruzione del Marzo 1981 la grotta ha rischiato di essere distrutta. Un ampio pozzo-cratere si è aperto ad circa 10 m ad ovest, uno spesso strato di sabbia vulcanica e lapilli ha coperto i campi di lava circostanti rendendoli irriconoscibili, il ghiaccio si è ritirato dalla zona dell’ingresso ed il suo spessore è diminuito in tutta la grotta.
LA VISITA ALLA GROTTA DEL GELO
Se avete intenzione di visitare le grotte più belle dell’Etna non potete non inoltrarvi verso la Grotta del Gelo, nel versante Nord del Vulcano (pressi di Randazzo). Il ghiacciaio, perennemente presente all’interno della grotta, è considerato il più meridionale del Sud Europa. Lunga circa 125 metri, è consigliabile visitare la grotta nel periodo della primavera, quando cioè la neve esterna si scioglie consentendone l’ingresso ed ammirare i meravigliosi ghiacciai. Infatti, le rocce sono completamente ricoperte di ghiaccio, così come il pavimento e i soffitti. L’atmosfera che si viene a creare è indescrivibile.
La Grotta del Gelo è una galleria di scorrimento che contiene ghiaccio perenne; picozza e ramponi sono di grande utilità per visitarla comodamente.
Si scende in un avvallamento che rimane ingombro di neve sino a primavera inoltrata. Da qui si prosegue nella galleria principale il cui pavimento è interamente costituito da ghiaccio con pietre inglobate e qualche masso emergente. Durante la stagione calda nella zona d’ingresso si forma una larga pozzanghera. Il primo tratto della galleria è pianeggiante mentre il secondo presenta un ripido pendio ghiacciato. Le pareti e la volta sono piuttosto uniformi e non presentano lamine distaccate nè fenomeni di crollo; numerose sono invece le fratture. Stalattiti e stalagmiti di ghiaccio, a volte saldate tra loro a formare colonne e festoni, si osservano in quantità variabile durante l’anno. In fondo al pendio si dipartono due cunicoli. Il primo, in direzione est, è lungo circa 30 m ed ha andamento orizzontale. Un secondo cunicolo è diretto a nord, cioè nella stessa direzione della galleria principale. La sua accessibilità pare non facile e non sempre possibile.
Si tratta di un passaggio molto basso e in discesa e il cui pavimento è costituito interamente da ghiaccio. Attraverso di esso si arriva ad una piccola sala nella quale il ghiaccio si presenta solo con alcune incrostazioni.
LA GROTTA DEL LAGO E LA GROTTA DEL GELO
Sul campo lavico Pahoehoe (lave a superficie unita), dei “Dammusi”, nella sciara del Follone versante nord occidentale dell’Etna, dall’eruzione 1614-1624 si trova a quota 2200 una delle meraviglie dell’Etna, La grotta del Lago o dei Pastori, sorella della piú conosciuta e blasonata grotta del Gelo, con i suoi 288 m. e un dislivello 41°, per raggiungerla s’impiegano quasi cinque ore di cammino. L’ingresso individuato a un quarto di grotta, a causa del crollo della volta della galleria, si presenta con uno spettacolo unico, un tunnel di grande dimensione con l’ingresso rivolto verso nord, una grande sala semi-circolare piena di neve e ghiaccio, che a fine estate a causa di correnti d’aria si scioglie. In passato era usata dai pastori per abbeverare il gregge, ancora si notano dei recipienti in zinco usurati dal tempo, (da qui il nome “grotta dei pastori“), poi dalla sala continua un lungo tunnel lavico che va verso monte, circa 128 m. con pavimento scoriaceo e presenza di crolli di lava solidificata, lamine di lava e rotoli.
Proseguendo al suo interno si nota a tratti il pavimento con strati ghiacciati e soprattutto delle stalattiti di ghiaccio simile alla somigliante grotta del gelo. Mentre il secondo tunnel che parte dall’ingresso rivolto verso valle a nord, inizia con uno scivolo, che con l’aiuto di una corda di 20 m si scende facilmente, e il suo interno appare un mondo ipogeo fantastico, tunnel a livelli sovrapposti con una galleria molto alta, simile a una navata di una chiesa, si notano tunnel di flussi lavici ad altezze considerevoli, con rotoli, lamini e crolli che accompagnano tutta la galleria che si prolunga per circa 160 m, bella e affascinante per la sua morfologia, maestositá e soprattutto perché rimane una grotta naturale e misteriosa, ancora oggi tutta da scoprire. I livelli, i tunnel lavici situati troppo alti non permettono a oggi di svelare i suoi affascinanti segreti. Consapevole di questa sua misteriosa volontá come quella di rimanere non turistica la rendono bella e mistica nel suo genere.
L’ACCESSIBILITA’ ALLA GROTTA DEL GELO
In estate la Grotta del Gelo è facilmente accessibile, nonostante le 5 ore di cammino necessarie per raggiungerla. In inverno il suo ingresso è spesso nascosto dalla neve, che lo copre totalmente. Anche nei periodi estivi la temperatura, al suo interno, non sale mai sopra i-6 °C. Accedendo dentro la Grotta, si presenta uno spettacolo unico. La temperatura si abbassa repentinamente, con un effetto maggiormente percepibile specialmente nella stagione estiva, ed il buio vi avvolge. Solo la luce di una torcia potrà farvi ammirare il susseguirsi di stalattiti e stalagmiti. Il pavimento, di ghiaccio, scricchiola inizialmente sotto i piedi, sino a raggiungere lo spessore di sicurezza. Uno strettissimo sentiero consente di percorrere lateralmente la grotta, che ha uno sviluppo abbastanza pianeggiante, sino a giungere all’estremità della grotta fondo dove inaspettatamente troviamo un piccolissimo, rustico altare che accoglie i doni votivi di chi, per grazia ricevuta, ha voluto percorrere tanta strada per deporre qui il proprio piccolo segno di ringraziamento.
LA GROTTA DEL DIAVOLO
Nella sciara del Follone sul campo lavico dell’eruzione 1614-1624 a quota 2370, sul versante nord occidentale dell’Etna, vi si trova una delle piú maestose grotte di scorrimento lavico, a monte delle famose grotte del Gelo, Aci e Lago, dal nome un po’ emozionante e tenebroso “ la grotta del Diavolo “ , non a caso, il nome attribuito (forse dai pastori o da vecchie leggende). La Grotta del Diavolo mostra l’afflusso della potenza lavica dell’Etna nei dieci anni di attivitá con i suoi 290 m e un dislivello 61°, il suo misterioso ambiente accompagnato da uno strano percorso, forme e disegni inquietanti, che fanno pensare un percorso tenebroso che conduce alla porta degli inferi.
L’ingresso della grotta é rivolto verso monte, si presenta largo e alto a causa del crollo della volta, con grossi massi di lava che accompagnano al suo interno. Con l’aiuto di una corda di 20 metri si scende tranquillamente con imbraco di emergenza. Nel primo tratto il camminamento si percorre su lave a superficie unita, ma dopo diventa scoriaceo.
All’interno vi sono piccole bocche effimere che alimentavano mini canali lavici che alimentavano in altre fasi successive la condotta. Lungo la galleria si notano strati di lava staccati dalle parete, importanti crolli dalle volte, ma soprattutto grande sale (I=12m x H= 25m) e belle, dalle strane morfologie con mensole, cascate di lava e tunnel sovrapposti a notevoli altezze. Si scende a valle con forte pendenza, a metá grotta uno scivolo di quattro metri conduce a un altro livello, con un’ampia sala dalle stesse affascinanti caratteristiche della prima. Nell’ultimo tratto della galleria, le pareti e la volta sembrano piú compatti fino a finire con il restringimento creando una fessura che impedirá di proseguire.
COME ARRIVARE ALLA GROTTA DEL DIAVOLO
Dal primo parcheggio (libero) a Piano Provenzana salire pochi metri fino ad incontrare una sterrata sulla destra. Salire nel bosco, in molte parti distrutto dalle colate di lava del 2002. Si prosegue sulla sterrata per un lungo tratto fino ad incontrare sulla sinistra l’arrivo dell’impianto di risalita. Appena sopra si stacca a destra una traccia (ometto) che si dirige verso la dorsale che scende dal monte Pizzillo. Si percorre un lungo tratto in salita, poi in falsopiano (rari ometti), quindi l’esile traccia scende fino alla cosiddetta Bottoniera con alcuni caratteristici hornitos (piccoli coni vulcanici).
Da qui si risale verso sud-ovest per un centinaio di metri, portandosi su una discreta traccia proveniente dall’alto e che ha attraversato a sinistra l’enorme e difficoltosa Sciara del Follone. La si percorre verso destra. Con un po’ di saliscendi si arriva ad una zona meno tormentata, quasi un piccolo altopiano. Lo si percorre sempre verso ovest seguendo i rari e poco visibili ometti, si scendono pochi metri e si perviene alla grotta, abbastanza difficile da trovare.
Per il ritorno si rifà la strada dell’andata al contrario.
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