LE TERME DELL’INDIRIZZO A CATANIA
Le terme dell’Indirizzo, insieme alle terme della Rotonda e alle terme Achilliane, sono testimonianza di quanto fosse avanzato il grado di civiltà della Catania romana e tardo-romana. Le Terme dell’Indirizzo, ancora in buono stato di conservazione, sono uno degli edifici romani ancora visibili in città.
Devono il loro nome all’ex convento carmelitano di Santa Maria dell’Indirizzo, ricostruito nel 1727 sull’antico impianto seicentesco, oggi edificio scolastico, in cui sono parzialmente inglobate. Secondo la leggenda, il nome “Indirizzo” deriva dal raggio di luce che, durante una tempesta, “indirizzò” la nave del viceré di Sicilia Don Pietro Girone per approdare al porto di Catania.
LE TERME DELL’INDIRIZZO
Un altro monumentale esempio di terme sempre di epoca romana e di cui esistono tuttora dieci stanze in buone condizioni sono le terme dell’Indirizzo. Uno degli elementi più interessanti delle Terme, che fanno da testimonianza all’avanzato grado di sviluppo della civiltà romana, sono i resti delle fornaci per il riscaldamento delle acque e i condotti per la circolazione dell’aria calda. Si tratta di un edificio dalle vaste dimensioni a cui si accede passando dal Museo Diocesano di Catania, che si estende sotto la Cattedrale fino alla via Garibaldi. Dal suo interno è possibile scorgere le fondamenta della fontana dell’Elefante e il fiume Amenano. Diversi scavi hanno fatto ipotizzare però che in realtà l’area occupata fosse molto più ampia e che comprendesse addirittura anche piazza San Placido e piazza Università.
Le Terme Achilliane sono annoverate tra i principali impianti termali pubblici di epoca romana conservati nella città di Catania, insieme alle Terme dell’Indirizzo e alle Terme della Rotonda. Questo edificio termale deve il suo nome al fatto che si trova parzialmente incorporato nell’ex convento di S. Maria dell’Indirizzo. A sua volta il convento carmelitano prende il nome dalla chiesa che sorse, secondo la tradizione, nel luogo dove era avvenuto un miracolo: nel 1610, la nave che trasportava il viceré di Sicilia Don Pietro Girone fu salvata da una terribile tempesta da un raggio di luce, che proveniva da un’icona della Madonna del Carmine, che diede loro “l’indirizzo” per approdare nel porto di Catania. Al posto dell’icona, nel 1635, sorse una chiesa che, distrutta dal terremoto del 1693, fu riedificata insieme al convento dei padri carmelitani. Il grande edificio termale che si trovava nelle vicinanze del convento venne inglobato nella costruzione.
Dell’antico edificio termale si conservano circa dieci ambienti chiusi dalle coperture originarie. Tra tutti questi ambienti il più grande, che mostra alcune aperture di forma rettangolare, ha forma ottagonale ed è coperto a cupola. Una delle caratteristiche più interessanti di questo monumento è che esso conserva, anche se in modo frammentario, resti di fornaci che servivano per il riscaldamento degli ambienti termali, condotti per la circolazione dell’aria calda e canali per il deflusso delle acque.
LA STORIA DELLE TERME DELL’INDIRIZZO
L’edificio, costruito nel II secolo d.C., è ubicato nel sottosuolo di Piazza Duomo e vi si accede attraverso uno stretto passaggio ipogeico accanto alla facciata della Cattedrale. Il nome dell’edificio è stato ricavato da un’iscrizione in lingua greca su lastra di marmo della metà del V secolo d.C., attualmente esposta presso il Museo Civico di Castello Ursino a Catania. Risalenti al II secolo d.C., sempre in una chiesa erano state trasformate le terme dette dell’Indirizzo, (IV – V sec. d.C.) di cui sono ancora visibili gli impianti di riscaldamento delle acque. Il nome deriva dal vicino Convento carmelitano dell’Indirizzo, così chiamato in ricordo di un miracolo che avrebbe salvato la vita al viceré Pedro Téllez-Girón nel 1610. Il sovrano spagnolo, imbattutosi in una tempesta notturna mentre rientrava in città, riuscì a salvarsi grazie a un lume lasciato acceso come voto nel convento, che lo “indirizzò” verso il porto permettendogli di mettersi in salvo.
Il complesso termale venne sepolto dall’eruzione del 1669 e dal successivo terremoto del 1693, finchè non rivide la luce nel Settecento per volontà del Principe di Biscari, Ignazio Paternò Castello. Il nome dell’impianto è stato individuato grazie all’iscrizione su una lastra di marmo databile alla prima metà del V secolo e attualmente esposta al Museo Civico del Castello Ursino. L’impianto termale fu scoperto nel XVI secolo e nel 1767 fu messo in luce e studiato da Ignazio Paternò Castello, Principe di Biscari, che realizzò anche il primo ingresso all’edificio. Tra il 1776 e il 1779 esso fu visitato da Jean-Pierre Houël che lo rappresentò in disegni e acquerelli. Le recenti indagini archeologiche condotte dalla Soprintendenza di Catania hanno permesso l’individuazione di nuovi vani chiarendo così lo sviluppo architettonico dell’edificio.
A partire dal ‘900 piazza Currò subì diverse trasformazioni. Il convento fu convertito in edificio scolastico e, grazie agli scavi per la costruzione delle sue fondamenta, riemerse il complesso delle Terme dell’Indirizzo. Nel 2011 saranno riportate completamente alla luce, sottoposte a esami di rilievo, restaurate e messe sotto il controllo degli organi competenti.
Si crede che anticamente la struttura termale fosse alimentata dall’Amenano. È possibile intravedere al suo interno ben dieci ambienti diversi con coperture integre a volte a botte, a crociera e a cupola. Ancora oggi è possibile notare un calidarium e un frigidarium. Anche le fornaci (utili per il riscaldamento dell’acqua e dell’aria) e tutte le canalizzazioni anticamente usate per l’approvvigionamento dell’acqua sono visibili a occhio nudo.
LA STRUTTURA RIPORTATA ALLA LUCE
L’edificio termale è ancora in buono stato di conservazione per il fatto che si trova parzialmente incorporato nell’ex convento di S. Maria dell’Indirizzo, che a sua volta sorgeva sulla chiesa dedicata alla Vergine. Il grande edificio termale che si trovava nelle vicinanze del convento, venne inglobato nella costruzione e (forse anche per questo) si è conservato in ottime condizioni fino ai nostri giorni.
La struttura oggi appare ben conservata, in particolar modo il locale più ampio – tra quelli riportati alla luce – che presenta volte a crociera sorrette da quattro pilastri a pianta quadrangolare. E’ un ambiente di circa 11 metri di larghezza e 12 metri di larghezza e si tratta del Frigidarium, cioè di quella zona in cui si trovava la vasca contenente acqua fredda. All’interno della vasca, interamente rivestita in marmo come i pavimenti, si può riconoscere ancora una struttura in ferro che veniva utilizzata dai bagnanti per entrare in acqua. Alzando lo sguardo al soffitto è possibile vedere sulle volte i resti degli affreschi risalenti all’epoca classica e raffiguranti scene di ambienti ed elementi agresti, come i tralci della vite. Per questo motivo alcuni storici indicano questo complesso termale come il “bagno di Bacco”.
Dell’antico edificio termale si conservano circa dieci ambienti chiusi dalle coperture originarie; alcuni gradini conducono a due locali rettangolari, collegati fra di loro; da essi è possibile raggiungere un complesso di vani situati a un livello più basso. Tra tutti questi ambienti il più grande, che mostra alcune aperture di forma rettangolare, ha forma ottagonale ed è coperto a cupola. In basso sono alcune nicchie.
Una delle caratteristiche più interessanti di questo monumento è che esso conserva, anche se in modo frammentario, resti di fornaci che servivano per il riscaldamento degli ambienti termali, condotti per la circolazione dell’aria calda e canali per il deflusso delle acque. Le mura sono costituite da un’anima in malta cementizia e un rivestimento in blocchi squadrati di pietra lavica; molto presenti i mattoni che sono stati utilizzati soprattutto nei passaggi ad arco. Per quanto riguarda la cronologia delle varie fasi dell’edificio non vi sono ancora ipotesi molto convincenti; per alcuni studiosi va datato all’età imperiale avanzata.
LE PARTI CHE SI POSSONO VISITARE
Il complesso edilizio oggi visitabile è costituito da una sala principale, detta “a pilastri”, dalla quale si sviluppa una serie di ambienti, alcuni dei quali collegati a essa attraverso un corridoio posto a Sud. La sala principale, oggetto di trasformazioni nel corso dei secoli, si presenta con una pianta a forma pressoché quadrata (m 11 x 11,90).
Le coperture a volta, delle quali ancora oggi si può ammirare lo straordinario apparato figurativo, erano decorate con stucchi raffiguranti eroti, tralci di vite e grappoli d’uva, mentre il pavimento era costituito da un magnifico opus sectile realizzato con lastre di marmo. Il corridoio meridionale, coperto con una volta a botte, si sviluppa per circa m 18 e conduce a quattro ambienti dalla funzione incerta. Percorrendolo verso Ovest, sulla sinistra, si trova un ambiente che ha restituito le tracce dell’impianto termale.
È ancora visibile all’interno l’originaria struttura, composta da dieci ambienti chiusi e da alcune stanze rettangolari, tra le quali è facile distinguere calidarium e frigidarium, le fornaci, i condotti d’areazione, i canali di scolo e di raccolta delle acque.
La presenza dell’edificio termale dimostra quanto fosse sviluppata la città in epoca tardo-romana. Un altro ambiente della struttura, anch’esso visitabile, è il Tepidarium, cioè la sala dedicata ai bagni in acqua tiepida. Al riscaldamento dell’acqua provvedevano i focolari sotterranei che diffondevano aria calda dagli ipocausti, gli spazi sottostanti alle pavimentazioni sospese dei vani da riscaldare. Così, tramite un sistema di canalizzazione dell’aria, la temperatura dell’ambiente veniva mantenuta mite.
LE TERME ROMANE DELL’ACROPOLI
Di fronte al Monastero dei Benedettini si custodiscono i resti di un edificio termale romano che testimonia la ricchezza di quest’area all’interno della quale sono stati ritrovati reperti archeologici, mosaici e parti di costruzioni antiche rivestite di marmi e di decorazioni
Superato il portone che immette all’interno del monastero si possono vedere le trincee di scavo che si apre sulla sommità dell’acropoli dove, nel 1978, sono state scoperte tracce di:
- Frequentazione preistorica del sito (neolitico ed età del rame)
- Materiali greci risalenti al VII sec. a.C.
- Frammenti di tessuti urbani della Catania di età romana.
Nel cortile del Monastero dei Benedettini, oggi sede della facoltà di lettere dell’università di Catania, sono stati ritrovati i resti di una strada e di una domus romani. Poco lontano gli scarsissimi resti di un altro edificio termale: le Terme dell’Itria.
LE TERME DI PIAZZA DANTE
Attraversando in perpendicolare via Garibaldi, via Vittorio Emanuele e infine via teatro Greco ritroviamo il monastero dei Benedettini. Nella piazza antistante scopriamo un altro edificio termale romano: il balneum di piazza Dante, anch’esso probabilmente struttura termale privata in dote ad un’antica casa patrizia in epoca tardo imperiale.
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