LE PORTE COMMEMORATIVE A CATANIA
Tra le porte commemorative, ricavate sulle mura di difesa superstiti della città, ricordiamo Porta Uzeda e la porta popolarmente conosciuta come ‘A potta ‘U futtino (Porta Ferdinandea, poi chiamata Porta Garibaldi). Sono state entrambe costruite dopo l’eruzione, non fungono da varco per accedere alla città, ma svolgono una funzione estetica e di rappresentanza. Le porte celebrative ricavate sulle mura di difesa superstiti di Catania sono essenzialmente due: Porta Uzeda e Porta Garibaldi. Queste non ebbero più lo scopo di fungere da varco per accedere alla città superando il controllo delle mura, ma ormai avevano pura funzione estetica e di rappresentanza.
A) LA PORTA UZEDA
La Porta Uzeda è una porta celebrativa, detta anche Porta grande della Marina. Si trattò di una breccia aperta nel 1696 nel tratto di mura che si affacciava sul mare (detto Bastione di Sant’Agata per mettere in comunicazione la nuova insenatura creatasi a seguito della colata e la Platea Magna, oggi piazza del Duomo.
Venne voluta dal Duca di Camastra, fautore della ricostruzione come simbolo della rinata città: avrebbe rappresentato lo spirito di rinascita dalle macerie di Catania creando nel contempo un “salotto urbano” con il resto degli edifici che sarebbero dovuti sorgere tutt’intorno alla piazza che fosse il cuore del nuovo volto barocco impostato con il piano di risanamento. In seguito la porta venne battezzata Porta Uzeda, in onore al viceré Giovan Francesco Pacecho Duca di Uzeda. La Porta esiste ancora ed è una delle maggiori attrazioni della medesima piazza. Al suo interno una rappresentazione del Cristo incoronato di spine venne danneggiato dal bombardamento alleato: si scheggiò propriamente un punto della fronte, quasi a rappresentare come la guerra non fosse altro che un’altra piaga sul Suo volto sofferente.
LA STRUTTURA DELLA PORTA
Per chi viene da via Etnea, la porta Uzeda costituisce l’uscita verso sud dalla piazza del Duomo. Essa collega il seminario dei chierici con il palazzo arcivescovile e la cattedrale di Sant’Agata. La porta si apre nelle cinquecentesche mura di Carlo V ed è intitolata al viceré spagnolo Giovanni Francesco Paceco, duca di Uzeda (in castigliano Juan Francisco Pacheco, Duque de Uceda). Il suo viceregno durò dal 1687 al 1696. La facciata del manufatto si rifà a quella del seminario dei chierici a cui è collegata e costituisce un fondale scenografico che unisce tutti i gioielli che si affacciano sulla piazza Duomo.
La Porta Uzeda è il monumento simbolo di Catania. Se decidi di venire in vacanza a Catania o nelle immediate vicinanze, non puoi non visitare questa zona della città, una delle più suggestive e ricche di testimonianze artistiche e architettoniche. Collega le due ali dell’antico seminario dei Chierici (l’attuale sede del Museo Diocesano e del Palazzo dei Chierici), fu costruita nel 1695 dal duca di Camastra e dedicata al Vicerè in carica, Paceco de Uzeda, che aveva promosso la ricostruzione della città dopo il terremoto del 1693.
IL BAROCCO CATANESE DI PORTA UZEDA
Considerata uno dei simboli della città, Porta Uzeda è costruita in tipico stile barocco catanese, di cui è caratteristica la tipica alternanza di pietra lavica e marmo bianco per le decorazioni, stilisticamente simile al vicino Palazzo dei Chierici. La Porta Uzeda si apre verso il mare all’interno dell’antica cinta muraria cinquecentesca dedicata al sovrano spagnolo Carlo V, e fa parte delle “nuove” porte difensive di Catania costruite dopo la colata lavica del 1669 e il terremoto del 1693.
La Porta collega la Piazza Duomo alla settecentesca via Dusmet, detta anche “via degli Archi della Marina” che la percorrono. Dal cavalcavia che la collega al Museo Diocesano ad est, e al Palazzo dei Chierici ad ovest, è possibile godere di un suggestivo panorama che svela la città barocca e l’Etna, da un lato, e dall’altro gli archi della Marina e il mare-
Lo stile in cui è stata eretta Porta Uzeda è il barocco catanese che si contraddistingue per l’alternanza di pietra lavica e marmo bianco. Dal punto di vista stilistico è collegata ai palazzi che la fiancheggiano, anche se non fu risparmiata da aggiunte successive che ne cambiarono le caratteristiche sostanziali. Negli anni successivi alla sua costruzione infatti, il vescovo Ventimiglia fece costruire i piani superiori sormontati da un fastigio in marmo che racchiude, nella nicchia centrale, il busto di Sant’Agata che guarda alla città, tutto in marmo bianco.
Nelle immediate vicinanze di Porta Uzeda, vi è il cuore del centro cittadino con il Museo Diocesano e Porta Carlo V da una parte, e Villa Pacini e la zona del Porto dall’altra. Due facce di una città che ogni anno accoglie un numero sempre crescente di turisti grazie anche agli eventi culturali di alto livello che ospita ogni anno. Non mancano i ristoranti tipici e i negozi di artigianato.
B) LA PORTA GARIBALDI
La porta Garibaldi è una porta celebrativa, inaugurata come Porta Ferdinandea, venne ribattezzata subito Porta del Fortino o Fortino. Dai catanesi e ancora è così appellata. Eretta nel 1768 per celebrare le nozze di re Ferdinando III di Borbone e Maria Carolina di Asburgo è riconoscibile dalla elegante bicromia del nero della pietra lavica e del bianco della pietra di Lentini, nonché dall’ampio registro di simbologie legate alla città di Catania: l’elefante, Sant’Agata, la Fenicie (Melior de cinere surgo è il motto della ricostruenda città).
La Porta presentava ai due lati due torrioni semiconici, mentre l’intera piazza riprendeva il gusto bicromo della Porta, cui pure faceva da contraltare una coppia di egide con le armi borboniche poste ad ingresso della piazza (oggi piazza Palestro) sul lato opposto alla Porta. L’intero apparato decorativo esterno ad essa, però, venne demolito nel corso del XIX e degli inizi del XX secolo, così che oggi di quell’aspetto non restano che stampe settecentesche e sbiadite foto degli inizi del XX secolo.
LA PORTA DEDICATA A GARIBALDI
Alla fine della via Garibaldi si erge un arco trionfale, eretto nel 1768, che ha erroneamente il nome di “porta Garibaldi” o anche“Ferdinandea” (perché costruita in onore delle nozze del principe Ferdinando IV con Maria Carolina d’Austria), ma meglio conosciuta dai catanesi come “porta ‘o Furtinu”.
Costituita da un arco trionfale, progettata e realizzata nel 1768 dall’architetto Stefano Ittar situata in fondo alla Via Garibaldi, fu un regalo di nozze dei catanesi al matrimonio tra Carolina d’Austria e il re Ferdinando IV, infatti viene chiamata anche come porta Ferdinandea. Dalla porta si può ammirare la Cattedrale di Catania e viceversa.
La porta, dedicata a Garibaldi, è un monumento molto amato dai catanesi, che lo chiamano familiarmente “U furtino” (Il Fortino) perché viene associato al precedente fortino del duca di Ligne, di cui ormai rimane solo una porta nell’adiacente Via Sacchero.
La porta, faceva parte di uno dei pochi tentativi di organizzare lo spazio secondo un progetto articolato e scenografico insieme. Il progetto originale, infatti, comprendeva due piazze simmetriche con un tridente di strade convergenti verso la porta ed edifici ai lati.
Oggi la piazza e i luoghi adiacenti sono del tutto diversi e dell’idea iniziale sono rimasti due edifici gemelli ai due lati di Via Garibaldi, e la porta, col caratteristico gioco bicolore della pietra bianca alternata al nero della lava, e i simboli ornamentali. Fu un regalo di nozze dei catanesi al matrimonio tra Carolina d’Austria e il re Ferdinando IV, infatti viene chiamata anche come porta Ferdinandea.
LA STRUTTURA DI PORTA GARIBALDI
Porta Garibaldi, il Fortino, per i catanesi ‘U Futtinu segna l’ingresso d’onore dalla zona ovest della città di Catania. E’ stata costruita nel 1768 in occasione delle nozze di Ferdinando I delle Due Sicilie con Maria Carolina d’Asburgo Lorena. A questo si deve l’altro suo nome, Porta Ferdinandea.
Imponente nella sua struttura, si riconosce fin dall’inizio di via Garibaldi, lasciandosi il Duomo alle spalle, per la sua bicromia creata dal nero della pietra dell’Etna e dal bianco di quella altrettanto famosa di Lentini. E’ incastonata tra piazza Palestro e piazza Crocifisso, proprio alla fine di via Garibaldi.
Questo monumento storico è un libro di pietra che raccoglie i simboli della città, da Sant’Agata all’elefante di piazza Duomo e naturalmente la fenice, quell’uccello mitologico che risorge dalle sue stesse ceneri, proprio come Catania.
Sulla pietra erano inseriti dei medaglioni con i ritratti dei due sovrani celebrati, in parte successivamente cancellati per protesta contro i borboni. Proprio dopo questa fase mutò anche il nome di questo arco che da Porta Ferdinandea cominciò ad essere chiamato proprio Porta Garibaldi.
Perché Futtino? Perché nella zona dove sorge, un tempo, esisteva un fortino voluto dal Vicerè Claudio Lamoraldo, principe di Ligne, edificio distrutto all’indomani dell’eruzione del 1669 che cambiò la fisionomia dell’intera città. Oggi di quella struttura non esiste che una porta in via Sacchero.
LA PORTA DEL FORTINO VECCHIO
Detta anche Porta di Ligne, era l’unica porta esistente nel Ridotto o Fortino, un tratto di mura eretto nel 1672 sulle lave ancora calde, distante dal sistema difensivo originario, ma facente parte di esso in quanto ne sostituiva la parte sud-ovest, irrimediabilmente perduta. Deve il nome al viceré Claude Lamoral I di Ligne che inaugurò il fortilizio entrando per tale porta in pompa magna. L’ultima testa coronata a passarvi fu Vittorio Amedeo II di Savoia durante il suo soggiorno siciliano, dopodiché decadde e si preferirono altri più comodi accessi, come la Porta Ferdinanda del 1768. Il Fortino datato un secolo divenne Fortino Vecchio e oggi la Porta, ancora ben visibile in fondo alla via Sacchero, prende tale nome così come oggi i quartieri della zona.
LA VERA STORIA DEL FORTINO
Sono molti i monumenti storici, appartenenti ad epoche diverse, che caratterizzano Catania rendendola unica, di cui gli stessi catanesi spesso sconoscono la storia. Il monumento in questione soprannominato erroneamente “Porta Fortino” si trova tra piazza Palestro e piazza Crocifisso, alla fine di via Garibaldi. In realtà la vera “Porta Fortino” è quella che si trova in via Sacchero, a pochi passi da piazza Palestro. Il “Fortino Vecchio”, come era chiamato una volta, fu di grande interesse storico e fu voluto dal Principe di Lignè Claudio Smeraldo.
Un angolo suggestivo di Catania ma poco conosciuto. Stiamo parlando della “Porta Ferdinandea” o “Porta Garibaldi” l’arco trionfale costruito nel 1768, su progetto di Stefano Ittar e Francesco Battaglia, per commemorare le nozze di Ferdinando I delle Due Sicilie e Maria Carolina d’Asburgo-Lorena.
Temendo per le incursioni sempre più frequenti dei francesi, nell’ottobre del 1672 decise di fortificare la città dalla parte occidentale con mura esterne e con alcuni fortini costruiti nelle vicine colline. In origine, nel 1673, si trattava di un vero e proprio fortino militare, oggi della costruzione originale non resta che un arco, mentre tutto il resto è sparito sotto un groviglio di casupole. Ma torniamo alla “Porta Ferdinandea” oggi diventata luogo di ritrovo di ragazzini in scooter e ammirata distrattamente dai turisti stranieri che si aggirano per le vie del centro storico.
La costruzione di questo monumento fu suggerita e poi personalmente eseguita da Ignazio Paternò Castello di Biscari e da Domenico Rosso di Cerami. Ne venne fuori un maestoso arco trionfale, un capolavoro d’arte settecentesca, formato alternando parallelamente strisce di pietre bianche e nere. La porta nel suo progetto originale doveva rappresentare l’ingresso solenne ad ovest della città, in perfetto asse con l’ingresso del Duomo. Nel 1862 cambiò denominazione in “Porta Garibaldi” in onore del generale che aveva messo fine alla denominazione borbonica.
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