LE DIFFERENTI TRADIZIONI O STILI DELL’OPERA DEI PUPI
Una forma d’arte siciliana è quella dei pupi, coinvolgente, autentica e originale che affascina sia gli adulti che i bambini, una vera e propria lezione di storia, di arte e di cultura che fa anche divertire. Una perla, frutto della passione e fatica dei pupari che riesce ad essere una forma di intrattenimento utile a mantenere viva la tradizione.
Due sono le principali scuole siciliane di pupari, quella catanese diffusa nella Sicilia orientale e in Calabria e quella palermitana,diffusa nella Sicilia occidentale. Esse si distinguono per alcune caratteristiche e differenze fondamentali di dimensioni dei pupi e dei loro movimenti. Ne esiste poi una terza,quella “napoletana”, diffusa in Campania e in Puglia. Tutte tre le tradizioni si differiscono per qualche aspetto della meccanica, della figurazione e per qualche soggetto.
LE DUE DIFFERENTI TRADIZIONI O STILI DELL’OPERA DEI PUPI
Esistono in Sicilia due differenti tradizioni, o “stili”, dell’Opera dei Pupi:
Quella palermitana, affermatasi nella capitale e diffusa nella parte occidentale dell’isola, e quella catanese, affermatasi nella città etnea e diffusa, a grandi linee, nella parte orientale dell’isola ed anche in Calabria. Le cronache raccontano che l’iniziatore dell’Opra a Catania fu don Gaetano Crimi (1807 – 1877), il quale aprì il suo primo teatro nel 1835.
Le due tradizioni differiscono per dimensioni e peso dei pupi, per alcuni aspetti della
meccanica e del sistema di manovra, ma soprattutto per una diversa concezione teatrale e dello spettacolo, che ha fatto sì che nel catanese si affermasse un repertorio cavalleresco ben più ampio di quello palermitano e per molti aspetti diverso.
A) LA TRADIZIONE CATANESE
I pupi catanesi sono più grandi e pesanti, il loro peso può arrivare fino a 35 Kg circa, le loro dimensioni vanno dagli 80 cm fino a 1.30 m di altezza, hanno gambe rigide, senza snodo al ginocchio. Se il pupo è un guerriero, la spada è quasi sempre impugnata nella mano destra. I pupi vengono mossi dall’alto nella loro superficie d’azione più larga che profonda. La concezione teatrale e dello spettacolo è più tragica, sentimentale e realistica.
A Catania la bottega dei Fratelli Napoli, sita in via Reitano, offre ai visitatori la possibilità di scoprire da vicino l’Opera dei Pupi catanesi. Una location storica, quella di una famiglia che, ormai da quattro generazioni, tiene alto l’onore di quello che risulta essere l’unico antico mestiere di stile catanese rimasto integro.
LE CARATTERISTICHE DELLA SCENEGGIATURA
Il pupo catanese è alto da 110 cm a 140 cm, pesa circa 30 Kg e ha le gambe rigide, motivo per cui non può inginocchiarsi. Non può estrarre e riporre la spada nel fodero: la spada è permanentemente fissata alla mano destra, anche quando abbraccia una dama.
La visiera dell’elmo non può essere chiusa. Le armature sono di metallo; le insegne sono direttamente sbalzate nell’armatura. La manovra del pupo avviene dall’alto, chi muove il pupo, quindi si trova disposto su un piano rialzato(ponte) dietro la scena; i manovratori da sopra stanno appoggiati con le braccia su un barrone, che i pupari chiamano “scannappoggio”.
Gli aiutanti che stanno all’interno, sganciano dai loro posti i pupi e li porgono ai manianti, che avuti i personaggi fanno fare loro il primo passo all’indietro e li fanno entrare in scena.
Il pupo può longitudinalmente attraversare tutto lo spazio scenico, dato che il manovratore cammina parallelamente dietro di esso e dietro il fondale; non può spostarsi verso il proscenio più della lunghezza delle sue braccia.
Il puparo recitante che dà la voce a tutti i pupi sta tra la prospettiva e la quinta in modo da potere seguire direttamente i movimenti e quindi dar loro carattere.
La voce dei personaggi femminili viene data da una recitante. Ogni manovratore può muovere un solo pupo alla volta, per questo sul ponte ci sono minimo quattro manovratori-combattenti e due manianti tra le quinte.
Il boccascena dove avviene l’azione è largo 4 m circa e profondo 2,50 m; una prospettiva di 8 m copre tutta la struttura anteriore il boccascena, compresi i laterali. A 2 m di profondità ci sono due quinte tra le quali vengono abbassati i fondali; dietro la scena vi è collocato un ponte alto 1 m dal palcoscenico.
LE CARATTERISTICHE DELLA TRADIZIONE CATANESE
- Dimensioni dei pupi: da cm. 80 fino a m.1.30 di altezza.
- Peso: fino a Kg. 35 circa.
- Caratteristiche della meccanica: gambe rigide, senza snodo al ginocchio; se il pupo è un guerriero, la spada è quasi sempre impugnata nella mano destra.
- Sistema di manovra: dall’alto di un ponte posto dietro i fondali (‘u scannappoggiu): gli animatori sorreggono i pupi poggiando i piedi su una spessa tavola di legno sospesa a circa un metro da terra (‘a faddacca).
- Spazio scenico: superficie d’azione dei pupi più larga che profonda: gli animatori, camminando sul ponte di animazione, possono seguire senza problemi il pupo per tutta la larghezza della scena.
- Concezione teatrale e dello spettacolo: più tragica, sentimentale e realistica.
B) LA TRADIZIONE PALERMITANA
I pupi palermitani invece sono più leggeri di quelli catanesi, hanno dimensioni che vanno dagli 80 cm a un metro di altezza e pesano fino a Kg 8 circa e hanno ginocchia articolate. Se il pupo è un guerriero, la spada si può sguainare e riporre nel fodero. Il sistema di manovra è laterale a braccio teso: gli animatori sono posizionati dietro le quinte laterali del palcoscenico. La superficie d’azione dei pupi è più profonda che larga. Lo spettacolo teatrale risulta più stilizzato ed elementare.
Oggi è possibile osservali a Palermo, magari durante una passeggiata lungo via Vittorio Emanuele ricca di molte botteghe artigianali o in via Bara all’Olivella dove si trova il Teatro dell’Opera dei Pupi dei Figli d’Arte Cuticchio, caratterizzato ancora da un ampio calendario di spettacoli come “La Passione di Cristo”, “l’Iliade” e tanto altro.
LA LAVORAZIONE ARTIGIANALE
La lavorazione artigianale di un pupo è rimasta identica a quella applicata dai primi costruttori. Per la costruzione dei corpi, delle teste e degli animali viene usato il legno di faggio, di noce, di tiglio e di cipresso. L’ossatura viene preparata in nove pezzi che vengono così suddivisi: due piedi, due gambe, due cosce, un busto, mano e pugno o doppie mani. Questi parti vengono montate tra di loro con il fil di ferro.
L’ossatura viene misurata dal piede sinistro alla spalla, il piede destro viene accorciato di qualche millimetro, accorgimento utile per facilitare il primo passo.
Le misure dell’ossatura variano dai 45 cm per i ragazzi e per gli angeli, ai 62-63 cm per i paggi misti e soldati; si arriva ai 65 cm per i cavalieri ed ai 70 cm per i giganti.
Il braccio viene strutturato con una tela resistente che lascia libertà di movimento; la tela viene fissata alla spalla con dei chiodi e innestata ai polsi con una cordicella
Al centro del busto, all’altezza del collo, viene infilato un filo di ferro che attraversando due buchi prende la forma di “U” e viene agganciato ad un altro fil di ferro fissato ad un incavo del corpo, precisamente nella parte del collo. Quest’ultimo serve per dare al ferro di testa la possibilità di agganciarsi e di sorreggere il peso del pupo.
I metalli utilizzati per le armature sono alpacca o ottone con arabeschi in rame.
L’unico personaggio che da tutti i pupari viene realizzato per metà in rame e per metà in ottone o alpacca è Brandimarte.
Ogni costruttore ha creato i suoi modelli che poi man mano ha perfezionato; su una lastra di metallo di mm 5 si segnano tutti i pezzi e si ritagliano.
COME AVVIENE LA LAVORAZIONE
La lavorazione avviene nel seguente modo: ogni pezzo viene spianato e poi modellato con dei martelli a palla; lo scudo, le ginocchiere, i bracciali, l’elmo e i tappi degli spallacci vengono lavorati su tronchi di legno già sagomati; tutti i pezzi vengono ripiegati lungo tutto il bordo con la “penna di martello” necessaria per gli ornamenti. Infine si passa alla saldatura che unisce i vari pezzi su cui si applicano gli arabeschi.
Su ogni armatura vengono fissate le insegne, che per tradizione identificano i personaggi.
L’ultimo lavoro e la lucidatura e poi il montaggio.
Si preparano due bacchette di ferro di 7,5 mm di diametro e della lunghezza di 75 cm; la prima bacchetta regge il peso del pupo e alla sua estremità, alla distanza di 10 cm, viene inserito un manico di legno, che dà la possibilità al puparo di poter controllare tutti i movimenti del corpo.
L’estremità della bacchetta viene poi piegata a forma di mezzaluna perché il pupo possa essere appeso sia in scena che fuori; l’altra bacchetta va ad agganciarsi nel polso destro e dà il movimento durante l’azione.
Una cordicella, legata alla mano sinistra per mezzo di un foro tra l’indice e il medio, serve a far muovere la mano durante i dialoghi e ad alzare lo scudo per parare i colpi durante le battaglie.
Una seconda cordicella, legata all’impugnatura della spada, passa attraverso il buco del pugno destro e va ad essere legata nel ferro che dà i movimenti al polso; una terza, fissata alla coscia sinistra, dà la possibilità al pupo di inginocchiarsi, di montare a cavallo, di mostrare con il tremito del piede l’impazienza o la rabbia; un’ultima cordicella viene legata al ferro di sostegno e alla visiera che in tal modo si può abbassare o alzare. Tutte le cordicelle vengono tinte con anilina nera.
Si prepara il vestito per i paggi: per i paladini si usa una “faroncina”, mentre per i saraceni un paio di pantaloni alla zuava con colori sgargianti. Le spade o le scimitarre vengono preparate in lamiera di acciaio, mentre l’impugnatura e l’emblema che va al cimiero viene ricavata dalla fusione dei ritagli di metallo. Un pupo armato pesa dai sette ai dieci chilogrammi.
LE CARATTERISTICHE DELLA TRADIZIONE PALERMITANA
- Dimensioni dei pupi: da cm. 80 a un metro di altezza.
- Peso: fino a Kg. 8 circa.
- Caratteristiche della meccanica: ginocchia articolate; se il pupo è un guerriero, la spada si può sguainare e riporre nel fodero.
- Sistema di manovra: dai lati, a braccio teso: gli animatori sono posizionati dietro le quinte laterali del palcoscenico e poggiano i piedi sullo stesso piano di calpestio dei pupi.
- Spazio scenico: superficie d’azione dei pupi più profonda che larga: la larghezza della scena è limitata dalla possibilità degli animatori di sporgersi dalle quinte senza farsi vedere dai lati.
- Concezione teatrale e dello spettacolo: più stilizzata ed elementare.
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