IL TEATRO POPOLARE SICILIANO
Quando si parla di teatro popolare siciliano non si può non pensare ai Pupi, le storiche marionette che, grazie alla maestria di abili pupari, portano in scena antiche gesta cavalleresche. Una tradizione questa, iscritta nel 2008 dall’Unesco nella lista dei “Patrimoni Orali e Immateriali dell’Umanità” al fine di tutelarne la diffusione in tutte le sue forme. Definiti come “Capolavoro del patrimonio orale e immateriale dell’umanità”, i Pupi invitano a ripercorrere la tradizione marionettistica del teatro epico-popolare in terra siciliana.
IL TEATRO POPOLARE SICILIANO
Il teatro delle marionette siciliano, meglio noto come Opera dei Pupi (in siciliano Pupo vuol dire marionetta o bambino) è una rappresentazione teatrale antica i cui protagonisti vengono ripresi dai romanzi, dai poemi e dalle canzoni del ciclo carolingio.
In origine era un teatro di strada, tipico della tradizione dei cantastorie, detti Pupari perché il loro compito, oltre a rivestire il ruolo di sceneggiatori, registi e attori, era anche quello di costruire i Pupi. La struttura di questo capolavoro dell’artigianato è in legno, riccamente ornata con colori vivaci e rivestita di un’armatura e un mantello che caratterizzano il personaggio e lo distinguono dagli altri.
L’opera dei pupi è un tipo di teatro fatto dalle marionette. I pupi hanno una struttura in legno per testa, avambracci, mani, busto e gambe; le braccia, in parte, vengono realizzate in stoffa mentre, le giunture sono in metallo, strumenti medianti i quali è possibile sorreggere e muovere il pupo.
I PROTAGONISTI DEL TEATRO POPOLARE
I protagonisti di quest’opera che incanta i più piccoli, ma anche intere generazioni è Carlo Magno ed i suoi paladini, e le loro grandi gesta. L’opera dei pupi si diffuse in particolar modo nell’Italia meridionale, soprattutto in Sicilia, a partire dalla metà dell’800 e la prima del 900. Le marionette prendono il nome di pupi.
Queste particolari marionette si distinguono dalle altre per il loro repertorio, che narra di antiche gesta compiute da cavalieri (dell’era carolingea). A far muovere leggiadramente e maestosamente i pupi è il puparo, il quale da dietro al sipario conduce ogni pupo. Tra le opere messe in scena dai pupari siciliani troviamo: la Chanson De Roland, la Gerusalemme Liberata e l’Orlando Furioso. Una singolare particolarità dei pupi è che ognuno di loro rappresenta uno specifico paladino, caratterizzato per la corazza ed il mantello. Tra le figure di pupi più amati vi erano: Orlando, Rolando, Rinaldo, Ruggero e Ferraù. Nel 2008 l’Unesco ha iscritto l’opera dei pupi tra i patrimoni orali e immateriali dell’umanità. È stato anche il primo patrimonio italiano ad essere stato inserito in questa speciale lista. In particolare nella bella Palermo si può ammirare una sostanziosa collezione di pupi ospitata presso il Museo Etnografico siciliano Giuseppe Pitrè e presso il Museo Antonio Pasqualino, dove si possono ammirare all’incirca 3.500 tra pupi siciliani, marionette e burattini provenienti da tutto il mondo. Ogni puparo ha il proprio teatro dove mettere in scena le proprie opere per incantare i propri spettatori.
Questo tipo di rappresentazione porta in scena la Chanson de Roland ed i romanzi dell’epopea cavalleresca. Si ritiene che l’epopea carolingia sia arrivata in Sicilia con i Normanni, nel sec. XII ed ha trovato in Sicilia uno straordinario favore per cui si è conservata fino ai giorni nostri.
Nella realizzazione si seguono, in linea generale, due scuole:
- quella palermitana, che predilige articolazioni leggere e snodabili.
- quella catanese, con articolazioni rigide e arti fissi per una maggiore semplicità di manovra.
Anche se la storia è sempre quella di Carlo Magno e dei suoi paladini, lo spettacolo conosce infinite varianti. Si passa dalla tragedia alla commedia, dalla farsa al dramma con notevoli casi di satira che, attraverso la metafora medioevale, attaccava la società del tempo.
IL SUCCESSO DEL TEATRO DEI PUPI
- Oggi il teatro dei pupi è uno spettacolo prettamente di nicchia, riservato a pochi amatori, alle scuole, ai turisti, o protagonista di speciali rassegne teatrali. L’arte dei Pupari mantiene ancora una forte vitalità e, nel 2008, il Teatro dell’Opera dei Pupi è stato inserito dall’UNESCO nella lista dei Patrimoni Orali e Immateriali dell’Umanità.
È questo un riconoscimento che riempie di orgoglio, soprattutto se si pensa che si tratta del primo Patrimonio italiano inserito in tale lista, e un traguardo che fa intravedere nuove speranze per il futuro di questa magnifica arte siciliana.
- In Sicilia, il teatro delle marionette assume una caratterizzazione unica, sia per i contenuti sia per la tecnica, che prende il nome di opera dei pupi. Il repertorio, generalmente in dialetto siciliano, si rifà prevalentemente alle vicende di Orlando e dei paladini di Francia. I pupi sono espressione delle gesta medievali e dei grandi poemi del Boiardo e dell’Ariosto, segna lo sviluppo di un’educazione sentimentale e di una visione poetica del mondo.
- Nelle epoche passate il successo fu tale che vennero trasposte e create in versione marionettistica anche famose opere liriche e teatrali, ma la “vera” Opera dei Pupi é costituita essenzialmente da due filoni: le gesta di Rè Artù e i dei Paladini di Francia e alcuni personaggi popolari, come:”Firticchiu e suo compare.
- Un’altra peculiarità dei pupi siciliani è data dal fatto che ciascuno di essi é un’opera d’arte unica, una scultura di legno, metallo e stoffa, mossa da due aste metalliche, una sulla testa e l’altra nella mano destra, e, da alcuni fili generalmente di spago, differenziandosi ancora di più dalle tradizionali marionette (molto più piccole e mosse solo da dei fili).
- Le principali città dove vedere spettacoli di Pupi Siciliani sono Palermo, Catania, Messina e Siracusa.
UN PARTICOLARE TIPO DI MARIONETTA, IL PUPO
I pupi siciliani, nati alla metà dell’Ottocento, costituiscono un particolare tipo di marionetta. In poco tempo, grazie alla bravura e all’intuizione degli artigiani siciliani, i rudimentali pupi di legno e stoffa, visti qualche decennio prima a Roma, Napoli, Genova, fanno un salto di qualità. Il pupo si cominciò a ricoprire con armature di metallo lavorato arricchite da cesellature, sbalzi e arabeschi e gli accorgimenti tecnici si fecero sempre più ricercati: il filo che comandava la mano destra del pupo venne sostituito da un’asta di ferro, cosi che l’operante poteva far compiere, al pupo, azioni più precise come estrarre e riporre la spada nel fodero, abbracciare una dama, battersi il petto o la fronte con il pugno, abbassare la visiera dell’elmo e contemporaneamente vennero cuciti vestiti, mantelli e gonnellini con stoffe sempre più belle e preziose.
IL TEATRO DELLE MARIONETTE CONOSCIUTO COME OPERA DEI PUPI
In Sicilia, il teatro delle marionette assume una caratterizzazione unica, sia per i contenuti sia per la tecnica, che prende il nome di “l’opera dei pupi”. Il repertorio, generalmente in dialetto siciliano, si rifà prevalentemente alle vicende di Orlando e dei paladini di Francia.
Per secoli i pupi siciliani, abilmente animati da generazioni di “Pupari”, hanno costituito l’unica fonte di istruzione e una delle poche occasioni di svago e di divertimento per le classi più umili in un primo tempo, e inseguito apprezzata anche dalla borghesia.
Il teatro di marionette conosciuto come Opera dei Pupi è nato in Sicilia all’inizio del 19° secolo ed ha sin dall’inizio avuto un grande successo tra le classi lavoratrici. Le storie raccontate, i cui dialoghi sono quasi sempre improvvisati dai burattinai, si basano soprattutto sulla letteratura cavalleresca medievale, sui poemi italiani del Rinascimento, sulle vite dei santi e sui racconti di banditi.
Le principali scuole di pupi siciliani sono quelle di Palermo e Catania, spesso condotte a livello familiare e i cui burattini vengono costruiti e dipinti con metodi tradizionali. In passato le rappresentazioni hanno molto influenzato il pubblico e hanno fornito occasione di rivendicazioni sociali. Il boom economico degli anni ’50, che ha offerto occasioni di lavoro meglio retribuite, e il turismo degli anni più recenti hanno contribuito all’indebolimento di questa tradizione teatrale, originariamente destinata ad un pubblico locale.
IL TEATRO POPOLARE OGGI
Nell’era della tecnologia e della multimedialità, parlare di pupi siciliani evoca immediatamente immagini d’altri tempi, di spettacoli di piazza, fra il vociare di piccoli e grandi ed il rumore delle armature, di minuscoli teatrini polverosi.
Ancora oggi sopravvivono alcuni Teatri che cercano di mantenere la tradizione spesso proponendo rappresentazioni per turisti, ma delle storiche famiglie di pupari Greco di Palermo, Canino di Cinisi, Crimi, Trombetta e Napoli di Catania, Pennisi e Macrì di Acireale, Profeta di Licata, dei Grasso di Agrigento è rimasto solo il ricordo.
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