LA STORIA DI VILLA CERAMI E LA SUA FONTANA A CATANIA
La Villa Cerami è un palazzo storico edificato in tempi lontanissimi; infatti la sua costruzione sul cosiddetto “sperone del Penninello” risale agli anni dopo il famoso terremoto del 1693, che aveva distrutto gran parte della città di Catania. Lo sperone del Penninello è l’area corrispondente alla fine della via Crociferi, alla quale si accede girando a destra ad un certo punto della cosiddetta “acchianata” di via San Giuliano.
All’ inizio la villa era di proprietà di Giuseppe Lanza, duca di Camastra, il quale l’avrebbe venduta successivamente al duca di San Donato. Dagli eredi di quest’ultimo l’edificio sarebbe stato venduto ai Rosso di Cerami dai quali ha preso il nome con il quale è conosciuta oggi.
COSA SI PUO’ AMMIRARE IN VILLA CERAMI
Ciò che possiamo ammirare oggi di Villa Cerami è il frutto di secolari rimaneggiamenti e aggiunte; su come queste siano avvenute, esistono ancora pareri discordanti. Secondo le inedite “Memorie” di Giovanni Rosso Cerami, quando l’area fu acquistata nel 1724 da Domenico Rosso, III Principe di Cerami, con i soldi di sua madre, esistevano già la “casa grande”, l’androne, il baglio – l’odierno cortile con l’inconfondibile palma – la scuderia – oggi trasformata nella cosiddetta “aula giardino” e la scala lapidea.
Sempre secondo le misteriose “Memorie”, il “porticato d’ingresso”, cioè l’androne, “artisticamente barocco”, sarebbe stato opera nientemeno che di Giovanni Battista Vaccarini il quale, però, giunse a Catania solo nel 1729. Come si spiega? È lecito supporre che Vaccarini avesse solo ripreso e abbellito il portone originario sul quale compare lo stemma dei Cerami; non è da escludere, inoltre, che anche la scala lapidea sia stata modificata dal Vaccarini, così da renderla lo scalone monumentale che oggi possiamo ammirare. Altre modifiche e aggiunte furono fatte nella seconda metà dell’Ottocento dall’ ingegnere Carlo Sada; gran parte di queste, però, vennero eliminate durante i restauri eseguiti quando la villa passò all’ Università.
L’ACQUISTO DELLA VILLA DA PARTE DELL’UNIVERSITA’
La Villa Cerami venne acquistata dall’Università di Catania nel 1957. Promotore dell’acquisto fu l’allora rettore Cesare Sanfilippo. Subito dopo Stefano Bottari e Vito Librando redassero un progetto di restauro che ricostituisse l’antico splendore sia dei giardini che della villa; furono operate alcune modifiche all’ interno dell’edificio e al suo prospetto; il salone delle feste venne destinato ad aula magna della Facoltà di Giurisprudenza che lì venne trasferita da Palazzo Centrale.
Tra il 1962 e il 1964 venne costruito, nell’area del giardino che dà su via Gallo, un edificio “moderno” a 5 piani, dove attualmente si trovano le stanze dei professori, biblioteche e varie sale per gli studenti e il personale amministrativo.
BREVE STORIA DELLA VILLA CERAMI
Catania è una città d’acqua piena di fontane. La “fontanella muta” si trova in una delle zone più conosciute e frequentate del centro storico, alla fine di via Crociferi, sul lato sinistro, prima dell’accesso a quello splendido edificio che è Villa Cerami, uno dei palazzi barocchi storici della città, edificato sul cosiddetto “sperone del Penninello”, dopo il terremoto del 1693.
L’edificio fu costruito dal duca di Camastra, Giuseppe Lanza; passò poi nelle mani di duca di San Donato. Gli eredi di quest’ultimo la vendettero nel 1724 a Domenico Rosso III principe di Cerami, strettamente imparentato col normanno Gran Conte Ruggero. Si pensa infatti che la famiglia Cerami discenda direttamente dalla famiglia Rosso di San Secondo e Rosso d’Altavila, discendenti da Ugone d’Altavilla detto agnomento Rubeo, figli di Guglielmo, nipote di Re Ruggero. Il Principe Cerami diede il nome alla Villa a cui lavorarono grandi architetti come Giovan Battista Vaccarini e Carlo Sada e fece affiggere il suo stemma nobiliare.
LA FONTANELLA MUTA DI VILLA CERAMI
Poco prima dell’ingresso nella monumentale villa barocca, appartenuta al Principe Cerami, si trova questa fontanella che reca un’epigrafe singolare che manifesta la polemica del nobile catanese contro gli amministratori della città che avevano risposto negativamente alla sua richiesta di costruzione di una fontana.
La fontanella di via Crociferi è semplice e nella forma richiama la fontana posta sotto l’obelisco posta sopra il Liotru. E’ una conchiglia (motivo presente in altre fontane e tipicamente barocco), sormontata da una lastra marmorea con stemma litico ed epigrafe risalenti al 1723.
Si racconta che il Principe Cerami aveva chiesto alla città di far costruire una fontanella. I governanti della città rifiutarono la richiesta, così il Principe la fece costruire a sue spese. Si tratta di una fontana con vasca a conchiglia posta su una piccola base, che nella forma si richiama perfettamente a quella che troviamo sotto il Liotru. Sicuramente questa scelta non fu casuale, l’intenzione era quella di sottolineare il legame con i segni iconici della città. La conchiglia è un motivo che ritroviamo ripetuto in altre fontane. La fontanella enigmatica è sormontata dallo stemma liticonobiliare recante una sorta di stella cometa, che ritroviamo all’interno della villa barocca.
PERCHE’ LA FONTANA E’ DENOMINATA ENIGMATICA E MUTA
Quasi in diretta polemica con gli amministratori della città, il nobile, nel 1723, fece incidere sulla lastra marmorea della fontana un’iscrizione particolare: <<publico – non a publico – hic publicus>> . Un’epigrafe apparsa ai più come enigmatica, da qui l’origine della denominazione con cui questa fontana è conosciuta. La scritta latina si traduce così: ” per il popolo, ma non del popolo”. Cerami mirava ad affermare che: <<Questa pubblica fontana, costruita a spese di un privato, dà acqua per generale utilità>>. Volendo significare che, la fontana serviva a far dissetar il popolo, ma non è del popolo, visto che fu realizzata coi soldi di un privato.
La particolare iscrizione che si legge al di sotto dello stemma della nobile famiglia dei Cerami, imparentata strettamente col re normanno, il Gran Conte Ruggero recita: ovvero ovvero una fontana pubblica, costruita con fondi privati, per beneficio di tutti i catanesi. Molti non l’hanno mai intesa. Da qui deriva la denominazione di fontanella enigmatica.
La denominazione “muta” attribuita alla deliziosa fontanella deriverebbe dal fatto che da molti anni, non è utilizzata. Muta e solitaria, come un orpello, si accosta all’edificio, oggi sede universitaria della Facoltà di Giurisprudenza, definita la più bella di Italia. Oggi essa versa in totale stato di abbandono e degrado, poco valorizzata e vandalizzata da scritte e spazzatura riversata al suo interno. Accanto c’è addirittura un posteggio per le moto.
LA FONTANA OGGI VERSA IN STATO DI ABBANDONO
La graziosa fontanella realizzata dal Principe di Cerami oggi versa in stato di abbandono e incuria. speriamo che possa essere presto valorizzata perché depositaria della nostra storia culturale. Un bene architettonico da valorizzare, come è avvenuto per tanti altri beni della nostra città, tornati a nuova vita e fruizione grazie all’interesse e attenzione del Comune di Catania, associazioni e privati, occorrerebbe anche per questa singolare fontanella, dalla storia particolare, un’azione di riqualificazione. Ciò sta avvenendo per la Fontana dei Malavoglia e per la Fontana di Proserpina. Già tante volte via Crociferi è stata oggetto di pulitura delle scritte e dai murales, ricordiamo l’area antistante la Chiesa di San Benedetto, poco sotto lo storico arco, continuamente imbrattata. La graziosa fontanella è spesso ricettacolo di foglie secche e immondizia.
E’ un’opera che appartiene a buon diritto alla nostra storia e al nostro patrimonio artistico culturale. Auspichiamo un pronto intervento affinché la fontanella non sia più muta ma diventi loquace, magari ripristinando la sua funzione di pubblica utilità, e inserendola in uno specifico tour che indaga e fa conoscere le vie dell’Acqua, elemento fondamentale insieme al fuoco, della cittadina etnea.
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