IL PERCORSO DELLE MURA DI CARLO V A CATANIA
Il XVI secolo fu, per la Sicilia, un periodo caratterizzato da un peggioramento della situazione politica ed economica. Nel 1516 moriva re Ferdinando il Cattolico, al quale succedette il nipote Carlo, figlio dell’arciduca d’Austria Filippo il Bello e della regina di Castiglia Giovanna la Pazza, e dunque erede delle corone di Spagna e di quella imperiale del Sacro romano impero. Ereditò i domini materni con il nome di Carlo I, e cioè: l’Aragona, la Castiglia, i possedimenti italiani (Napoli, Sicilia e Sardegna) e i territori americani. Con la morte di Massimiliano I, nel 1519, Carlo ereditò anche i domini di casa d’Austria.
Venne eletto imperatore nel 1519, con il nome di Carlo V. Sotto Carlo V il viceregno di Sicilia cominciò a perdere di importanza, tanto che l’imperatore visitò la Sicilia una sola volta, nel 1535, anno in cui venne incoronato re di Sicilia nel duomo di Palermo. Ripartì poi per il regno di Napoli, lasciando Ferdinando Gonzaga come viceré di Sicilia.
La situazione lungo le coste italiane, nel frattempo, si stava facendo sempre più difficile a causa delle continue incursioni turche, e Catania stessa fu teatro di scontri tra i cittadini e soldati ottomani, che furono però costretti alla fuga. Il nuovo viceré Ferdinando de Vega ordinò allora il rafforzamento del Castello Ursino e la costruzione di garitte in pietra lavica lungo tutta la costa, dalle quali le vedette avrebbero potuto segnalare l’avvicinarsi delle navi nemiche e preparare così la città alla difesa.
CATANIA UNA CITTA’ FORTIFICATA
Il XVI secolo fu un secolo alquanto travagliato per l’isola: si assistette non solo ad un peggioramento della situazione politica ed economica, ma anche alle continue invasioni dei turchi; Catania divenne dunque teatro di duri scontri tra cittadini e ottomani. Tutto ciò spinse l’Imperatore a prendere seri provvedimenti per difendere la città, costruendo appunto il complesso murario. Il progetto includeva la sostituzione delle, ormai vecchie, mura medievali con una nuova cinta muraria che si adeguasse alle nuove tecniche militari. Ma qualche secolo più tardi si dovette procedere con i lavori di restauro poiché le Mura subirono ingenti danni in seguito alla devastante eruzione dell’Etna del 1669 e al terremoto del 1693 che distrusse la maggior parte dei monumenti preesistenti.
I lavori di ricostruzione furono avviati con il duca di Camastra e fu con quest’ultimo che venne riaperta la porta d’accesso vicino alla Piazza Duomo: si tratta della porta intitolata al vicerè duca di Uzeda, una delle porte più scenografiche della città etnea. Ma sono le Mura alla Marina quelle che hanno subito maggiori rifacimenti.
Le originarie porte di Catania sono state anch’esse in parte sommerse e rovinate dai disastrosi eventi e oggi la Porta di Carlo V è l’unica tra queste che si conserva intatta: questa è anche conosciuta con il nome di “Porta dei Canali”, in quanto era collegata a dei canali, e inoltre qui sgorgava l’Amenano, fiume in seguito interrato dal terremoto. Realizzata con blocchi lavici, la Porta include una lapide di marmo sulla quale sono incise a caratteri latini le parole dello stesso imperatore che esprime il suo desiderio di dotare la città di una nuova cinta muraria.
LA COSTRUZIONE DI UNA NUOVA CINTA MURARIA
Su ordine dell’imperatore Carlo V, il viceré Giovanni de Vega progettò la costruzione di una nuova cinta muraria che sostituisse le ormai deteriorate mura medievali; la città presentava infatti già in epoca medievale un ampio sistema difensivo: le mura erano dritte e divise da torri quadrate. Tale sistema divenne tuttavia obsoleto e venne sostituito da una più moderna e consona cinta muraria difensiva: le nuove mura vennero erette per garantire una maggiore protezione dalle incursioni turche e per adeguarsi alle nuove tecniche militari; la nuova costruzione risultò essere più spessa rispetto alla precedente e caratterizzata da scarpate che permettessero una maggiore resistenza alle palle di cannone. I lavori cominciarono nel 1553, dopo che i rappresentanti spagnoli, riunitosi a Catania l’anno precedente, decisero di assegnare un contributo in cinque anni di mille scudi per il restauro dei muri e la creazione di bastioni e porte di accesso.
IL PERCORSO DELLE MURA
Il percorso delle nuove mura così si articolava: partendo dalla Porta di Carlo V o dei Canali (così detta poiché si affacciava sui trentasei canali della marina attraverso i quali l’Amenano si riversava in mare), l’unica porta di cui rimanga traccia, ubicata nella zona in cui si svolge oggi il mercato della pescheria, svoltando a sinistra si incontrava la muragliadi S.Agata, che si estendeva fino alla Porta del Porticello o Saracena (detta anche De Vega, in onore del viceré), tra piazza S. Placido e via Dusmet; si giungeva poi al Bastione Piccolo, che si trovava alla marina, detto anche di Don Perrucchio, in onore di Perrucchio Gioeni, che aveva partecipato ad una spedizione in Tunisia con Carlo V.
Proseguendo si raggiungeva il Bastione Grande o del Salvatore, tra via Dusmet e via Porta di Ferro, congiungendosi alla Porta di Ferro, in fondo alla via omonima, e al Bastione di S. Giuliano, così chiamato per via dell’omonimo monastero posto accanto, in piazza Cutelli.
Continuando il percorso si arrivava alla Porta di S. Orsola, in piazza Scammacca, e al Bastione di S. Michele, il cui nome si riferiva ad una cappella vicina dedicata all’Arcangelo, nell’attuale Piazza Spirito Santo. La Porta di Aci (da cui partiva una strada che arrivava al Castello di Aci), o Stesicorea (per via della sua vicinanza alla tomba del poeta Stesicoro), si trovava nei pressi della chiesa dedicata a S. Carlo Borromeo; proseguendo si giungeva al Bastione del Santo Carcere, nella salita dei Cappuccini, vicino alla chiesa di S. Agata la Vetere, che andava ad unirsi alla Porta del Re, innalzata da Federico III d’Aragona.
Andando avanti si giungeva al Bastione degli Infetti o del Vescovo, in cui era ubicata una torre di epoca medievale donata al vescovo Antonio de Vulpone, tra la via Plebiscito e la via Lago di Nicito; poco lontano si trovava il Bastione del Tindaro o del Tonnaro o, ancora, dell’Arcora, poiché nelle vicinanze vi erano le arcate dell’acquedotto di epoca romana che portava l’acqua da Valcorrente in città.
Dopodiché il muro proseguiva verso il Bastione di S. Giovanni, tra via Garibaldi e via Plebiscito, congiungendosi al Bastione S. Euplio, tra piazza Cristoforo e piazza S. Antonio, e si univa alla Porta della Decima, così chiamata per via degli uffici delle tasse sulla decima che si trovavano lì vicino. Il muro scendeva poi ai lati del Castello Ursino, formando il Bastione di S. Giorgio e, voltando nell’attuale Via Scuto e via Zurria, arrivava al Bastione S. Croce, che difendeva la città dalla parte del mare. Il muro si congiungeva poi alla Porta dei Canali, completando il percorso. A causa della colata lavica del 1669 e del terremoto del 1693, le mura furono quasi interamente distrutte: parte delle mura furono utilizzate dalle famiglie aristocratiche più importanti della città per ricostruire i propri palazzi. La via del Plebiscito, inoltre, venne creata dopo il terremoto, seguendo il tracciato delle vecchie mura.
DALLA PORTA DI CARLO V AL CASTELLO URSINO
Catania è una città ricca di storia e noi vogliamo raccontarvi di quando l’imperatore Carlo V ordinò la costruzione di una possente fortificazione in grado di resistere alle incursioni turche, sette porte e undici bastioni. Dalla porta di Carlo V al Castello Ursino, ammirando i monumenti che oggi ne hanno preso il posto, seguite il percorso segnato dalle costruzioni che oggi sorgono lungo l’antico tracciato.
Si entra da piazza Pardo, dove è ancora visibile la Porta di Carlo V, per poi proseguire in via Dusmet. Qui la porta Uzeda segna l’ingresso nella barocca piazza Duomo. Poco più in là sorgeva la Porta del Porticello o Saracena e le mura proseguivano sino via Porta del Ferro, interrotte dai bastioni Don Perrucchio e Del Salvatore.
Le mura costeggiavano il mare sino a raggiungere l’attuale piazza Cutelli protetta dal bastione San Giuliano.
Proseguite in piazza Scammacca (Porta S. Orsola) e nella vicina piazza Spirito Santo (bastione San Michele) e arrivate in piazza Stesicoro, dove un tempo vi avrebbe accolto la Porta di Jaci.
Dopo la sosta nella centrale Piazza Stesicoro, cuore della Catania antica, continuate in via Capuccini, che ospitava il bastione Santo Carcere e la Porta del Re.
Poco distante le mura confluivano nel bastione degli Infetti e nel bastione del Tindaro, e proseguivano lungo l’attuale via del Plebiscito. Costeggiate la via del Plebiscito sino a raggiungere via Garibaldi (bastione San Giovanni) e piazza Sant’Antonio (bastione Sant’Euplio e Porta della Decima); lasciatevi avvolgere dai tipici odori e colori catanesi.
Giungete, infine, al Castello Ursino, dove i bastioni San Giorgio e Santa Croce erano posti a difesa della città.
COSA SI PUO’ AMMIRARE OGGI
A) LE PORTE
Delle altre Porte restano invece oggi solo alcuni resti, quali:
- La Porta Vega, la Porta di Ferro vicino Piazza Cutelli.
- La Porta Sant’Orsola, il cui nome deriva dalla vicina chiesa omonima.
- La Porta di Jaci, che si apriva sull’attuale Piazza Stesicoro.
- La Porta del Re, così chiamata in quanto fu fatta aprire da re Federico III d’Aragona.
- La Porta della Decima, il cui nome è legato al pagamento della decima, ovvero un decimo del raccolto che veniva versato come tributo al sovrano.
- La Porta di Sardo, il cui nome deriva dal feudo del Sardo.
- La Porta della Consolazione.
- La Porta del Sale, dove avveniva il controllo e il deposito del sale.
- La Porta della Lanza e la Porta della Cunzaria, situata dove oggi sorge la Dogana Portuale.
I lavori, avviati nel Cinquecento da Carlo V, prevedevano anche la costruzione di undici bastioni, ovvero fortificazioni in pietra lavica distribuite lungo le Mura.
B) I BASTIONI
Tra i Bastioni che è ancora possibile ammirare vanno citati:
- Il Bastione del Tindaro, che venne in seguito acquisito dai benedettini ricavando il confine perimetrale del loro giardino.
- Il Bastione degli Infetti, opera del vicerèVega, situato in prossimità della collina di Montevergine, antica acropoli di Catania, che conserva oggi alcuni resti vicino Via Plebiscito e il cui nome deriva dal fatto che durante la peste del 1576 vi furono ricoverati diversi cittadini.
- Il Bastione San Giovanni, situato presso l’omonima via, che venne in parte distrutto dalla furia del terremoto.
- Il Bastione San Giorgio, nei pressi del Castello Ursino, dedicato al protettore del castellano,che venne semisommerso dalla colata lavica del 1669.
- Il Bastione Santa Croce, anch’esso situato nei pressi del Castello Ursino.
- Il Bastione Don Perrucchio e il Bastione del Salvatore, eretti alla confluenza tra Via Dusmet e Via Porta di Ferro.
- Il Bastione Sant’Euplio, situato in Piazza Sant’Antonio.
- Il Bastione del Santo Carcere, accanto alla chiesa dedicata a Sant’Agata (si crede che dalla finestrella si affacciasse la santa durante la sua prigionia).
- Il Bastione San Michele, il cui nome deriva dall’omonima chiesa, situato al centro di Piazza Santo Spirito.
- Il Bastione San Giuliano, che sorgeva sul terreno dell’odierno Convitto Cutelli.
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