BOLOGNA: Percorso delle Acque
Bologna in età moderna è stata un’importante realtà industriale nel campo della lavorazione della seta e per fare funzionare i mulini da seta si avvaleva di un evoluto apparato idraulico, di cui oggi possiamo ancora trovare alcuni segni.
Bologna era una città servita in maniera capillare dai canali: quando, infatti, l’acqua corrente non giungeva ancora nelle abitazioni, le acque dei vari canali erano utilizzate nelle attività quotidiane della popolazione. Con l’arrivo dell’elettricità e il conseguente cambiamento del sistema produttivo, i canali cittadini furono coperti e dimenticati.
Dell’antico distretto per la produzione della seta non è rimasto oggigiorno granché da vedere, considerato il fatto che la produzione e il commercio dei manufatti tessili registrarono già a fine ‘700 un arresto e man mano il “distretto” venne a scomparire.
Nascosta sotto il tessuto urbano, la rete dei canali è, tuttavia, ancora presente e da alcuni anni è rinato un vero e proprio interesse per scoprire questa “Bologna sotterranea”. C’è, infatti, la possibilità di affacciarsi sul canale delle Moline, di passeggiare lungo il Navile e anche, prenotando la visita, di scendere alla scoperta del torrente Àposa. E chissà che in
futuro non si torni a scoprire nuovamente il canale di Reno!
Il percorso delle Acque è suggerito a chi desidera visitare il centro di Bologna cercando alcuni “angoli nascosti” e immaginare la vita urbana nella Bologna dei canali. Il percorso inizia da Piazza Maggiore, dando le spalle a San Petronio, e si indirizza su Via Rizzoli, percorrendola in tutta la sua lunghezza fino all’angolo di Piazza della Mercanzia e da qui imbocca Via Zamboni.
Lungo Via Zamboni, sulla sinistra, si oltrepassa il Voltone con mascherone che segna l’accesso al vecchio Ghetto ebraico di Bologna, sotto il quale scorre il torrente Àposa. Nel Ghetto, a Palazzo Pannolini-Malvasia, ha sede il Museo Ebraico che comprende anche una biblioteca e un centro di documentazione. La sezione permanente del Museo Ebraico s’incentra
sul tema dell’identità ebraica e percorre per punti essenziali le vicende storiche del popolo ebraico nell’arco di quasi 4.000 anni.
Due sale, in particolare, sono dedicate alla lunga permanenza degli ebrei a Bologna e in Emilia Romagna, dall’epoca medievale a quella contemporanea.
Imboccata Via del Carro (caratterizzata da un antico portico di legno), si percorrono le strade dell’ex Ghetto svoltando a destra in Via dell’Inferno e raggiungere così la Piazzetta Marco Biagi, dedicata alla memoria del giuslavorista bolognese qui barbaramente ucciso nel 2002 dalle Brigate Rosse. Uscire dal Ghetto per uno stretto passaggio all’estremità della
piazzetta, si sbuca in Piazza San Martino. Qui, a livello del lastricato, un portellone nasconde una ripida gradinata che conduce all’alveo sotterraneo dell’Àposa, percorribile fino a Piazza Minghetti. È possibile visitare il suggestivo percorso ipogeo tramite visite guidate (per informazioni rivolgersi agli uffici IAT).
Proseguendo sotto al portico a destra, si accede all’ingresso laterale della Chiesa di San Martino, detta in Àposa, una delle chiesepinacoteca di Bologna. L’interno è ravvivato da belle cappelle gentilizie rinascimentali che custodiscono preziose opere di Paolo Uccello, Francesco Francia, Amico Aspertini, Girolamo da Carpi, Ludovico Carracci e altri. Di eccezionale
pregio è l’organo cinquecentesco, perfettamente funzionante, sulla destra del presbiterio.
Uscendo dalla chiesa, si prende a sinistra Via Marsala e, girando intorno all’abside, si volta in Via Mentana per arrivare in Via delle Moline, altra zona di canali dell’antica città.
All’incrocio con Via Capo di Lucca, già Via dei Molinari, che ancora conserva le casette a schiera un tempo abitate dai mugnai, si può sentire il rombo del salto del Canale delle Moline, la cui energia veniva utilizzata per muovere le macine da grano.
Da Via delle Moline si imbocca Via Oberdan da dove si può ammirare la “curva degli Annegati”, una delle più suggestive viste sul canale.
Prendendo a destra Via Bertiera, si volta a destra in Via Piella passando sotto Porta Govese o Torresotto dei Piella e si giunge alla celebre finestrella sul Canale delle Moline e al ponte sul canale, entrambi con bell’affaccio sulle acque.
Si prosegue su Via Piella voltando a sinistra in Via Righi; da Via Righi si attraversa Via Indipendenza, si percorre Via Falegnami fino alla cosiddetta “Piazza della Pioggia”, zona di antichi mestieri e botteghe. Qui si incontra la prima delle cosiddette quattro chiese sull’Acqua: Santa Maria della Pioggia.
Il culto della Madonna della Pioggia nacque nel 1561 quando Bologna venne colpita da una tremenda siccità. In questa occasione fu autorizzata una processione a cui parteciparono numerosi fedeli e cittadini. Secondo la tradizione le richieste della folla furono esaudite e nei giorni a seguire la pioggia cadde abbondante.
Procedendo su Via Riva di Reno, si volta a destra in Via Polese (in questa zona per secoli furono in attività i mulini da seta), che si percorre tutta per prendere a sinistra Via del Porto. Ora si attraversa Via Marconi e Piazza dei Martiri fino a raggiungere Via Don Minzoni. Questa zona ha rivestito dalla fine del XII secolo – con il tracciato del canale artificiale che portava in città le acque del fiume Reno – un ruolo decisivo nel sistema idraulico ed economico bolognese. Qui, da metà Cinquecento, fu costruito il porto per movimentare uomini e merci, sfruttando le acque del canale Cavaticcio in città, e del Navile fuori le Mura.
Tra il 1783 e il 1785 venne edificata una nuova Salara (deposito del sale). In epoca medievale e moderna il traffico di questa merce avveniva lungo il Po e il fiume Reno (giungendo a Bologna lungo i canali). Oggi questa area, nella quale si sono insediati Cineteca, Università, il MAMbo (il nuovo Museo d’Arte Moderna) e un circolo di cultura omosessuale, ha assunto il nome di “Manifattura delle Arti” per sottolineare che le arti del Novecento hanno trovato sede nel cuore protoindustriale urbano.
Uscendo dal MAMbo, sulla sinistra, suggestiva vista sulla Salara e sull’antica conca portuale, oggi Giardino e Canale del Cavaticcio.
Tornando indietro ed imboccando a destra Via Fratelli Rosselli, si attraversano Via del Porto, ripassando sul Cavaticcio, Via Azzogardino e il Parco dell’ex Manifattura Tabacchi, giungendo così in Via Riva Reno.
Tenendo la destra, si incontra la seconda chiesa delle acque: Santa Maria della Visitazione al Ponte delle Lame, un tempo circondata dal Canale di Reno e dalla folla delle lavandaie. La chiesa della Visitazione, intitolata alla visita alla Madonna di Maria ad Elisabetta, madre di San Giovanni Battista, fu costruita in origine su di un ponte, affacciata sull’acqua. La sua fondazione risale all’epidemia di peste del 1527, quando la gente del quartiere si radunò in preghiera davanti all’immagine della Madonna dipinta su un tabernacolo, posto proprio sul ponte delle Lame. Al termine dell’epidemia, fu ampliata la larghezza del ponte per costruirvi un oratorio, dove l’immagine miracolosa venne, poi, trasferita.
Proseguendo lungo la curvilinea Via Riva di Reno, che ricalca l’andamento del sottostante canale di Reno, si incrocia sulla sinistra Santa Maria della Carità, terza chiesa un tempo sull’acqua.
Attraversata Via San Felice, si percorre Via della Grada fino al Consorzio del Canale di Reno, antica conceria di pelli.
Qui si trova la quarta e ultima chiesa sull’acqua: Santa Maria e San Valentino della Grada. In questo punto il Canale di Reno entra in città attraverso l’ultima cerchia muraria, passando per una “grada” (inferriata) che dà il nome alla chiesa (visibile da Viale Vicini).
L’itinerario è concluso. Si ritorna verso Piazza Maggiore, percorrendo Via Ugo Bassi, che si raggiunge da Via San Felice o da Via del Pratello.
Per approfondire la conoscenza della Bologna industriale, si raccomanda una visita al Museo del Patrimonio Industriale.
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