LA FONTANA DELL’AMENANO
Ulteriore bellezza di Piazza Duomo a Catania è la Fontana dell’Amenano. Fu realizzata nel 1867 dallo scultore partenopeo Tito Angelini con marmo di pregevole fattura proveniente da Carrara ed è situata accanto al palazzo dei Chierici. E’ dedicata all’Amenano che, è uno dei due fiumi di Catania: a differenza del Simeto, però, non è più visibile a causa della natura di fiume sotterraneo che sembra aver acquisito nel 252 a.C. a causa di una eruzione dell’Etna che lo ha letteralmente seppellito assieme al contiguo lago di Nicito. Di fronte il Palazzo degli elefanti, sede del Municipio, sul lato meridionale di piazza Duomo, è possibile vedere la Fontana dell’Amenano, che prende il nome dal fiume Amenano che scorre sotterraneo.
LA FONTANA DELL’AMENANO
Sempre a lato sud della piazza, esattamente di fronte al Municipio, è sita la Fontana dell’Amenano. La Fontana dell’Amenano risale al 1867 ed è interamente edificata in marmo di Carrara ad opera di Tito Angelini. Il giovane che svetta al centro della fontana rappresenta il fiume Amenano e tiene in mano una cornucopia dalla quale sortisce acqua che scivola nella vasca sottostante. Tale fontana rappresenta un vero e proprio simbolo per i catanesi; all’interno della fontana sia i turisti che i cittadini stessi lanciano delle monetine esprimendo un desiderio proprio come si è soliti fare nella straordinaria Fontana di Trevi a Roma.
Costruita nel 1837 in marmo di Carrara da Tito Angelini, la fontana rappresenta figurativamente il fiume come un giovane che, da una cornucopia, versa l’acqua in una vasca a calice baccellato, alla base della quale due tritoni riversano a loro volta l’acqua nel canale percorso dal fiume Amenano in questo tratto visibile.
I catanesi chiamano questa fontana “acqua a linzolu” perché l’acqua della fontana versandosi come una piccola cascata nel fiume produce un suggestivo e caratteristico effetto “lenzuolo” e anche perché in passato da questo canale le popolane lavavano la loro biancheria nel fiume.
IL NOME ANEMANO
Il nome Amenano (dal greco “amènanos” e dal latino “amenànus”) si collega all’omonima divinità greca, con corpo di toro e faccia da uomo. Un “dio-fiume”, raffigurato in molte delle antiche monete risalenti al V secolo a. C.. Viene già citato da Strabone nel suo libro quinto del “Rerun Geographcarum” e da Ovidio nei “Fasti”, nel racconto del peregrinare di Cerere. E ancora in Ovidio con “Le Metamorfosi”
Oggi è un corso d’acqua sotterraneo, passato attraverso una storia non certo facile. Seppellito dall’eruzione dell’Etna del 1669, divenne un silenzioso e sotterraneo abitante della città, nascosto tra le viscere della città. L’eruzione arrivò fino a Catania, coprendo interamente il lago di Nicito, dal quale derivavano i 36 canali che alimentavano i rami dell’Amenano.
Nel corso del Medioevo il fiume venne chiamato Judicello, perché attraversava l’antico quartiere ebraico della Giudecca: il nome rimase in uso fino all’Ottocento.
L’Amenano è il simbolo della forza e della tenacia di Catania, della sua capacità di risorgere dalle ceneri della lava e dalla distruzione, di avere la meglio sul fuoco e ricomparire dal nulla.
IL FIUME AMENANO
L’Amenano è un fiume a corso perenne che sfocia in mare nel Golfo di Catania; i Greci ritenevano che fosse una divinità tanto da incidere il suo “volto mitologico” (un toro dalla testa umana) su alcune monete del V secolo a.C.
Il suo percorso è oggi sotterraneo e la sua foce si trova in corrispondenza del centro della città di Catania nei pressi della porta Uzeda.
Il fiume si dirama in tre corsi d’acqua: il primo ramo, partendo dal Colle Majorana passa sotto il Monastero dei Benedettini, giungendo alla Pescheria sfocia a mare nella zona del Porto. Il secondo ramo, che scorre sotto il Teatro Greco e via Vittorio Emanuele giunge in Piazza Duomo dove alimenta la fontana dell’acqua o linzolu e dopo sfocia a mare.
Il terzo percorso del fiume scorre sotto il pozzo Villallegra e il Monastero di S. Giuliano, giungendo a mare.
In origine il fiume scorreva in superficie, alimentando, prima dell’eruzione etnea del 252 d.C., il lago di Nicito. I materiali emessi durante le successive eruzioni vulcaniche provocarono la copertura di alcuni tratti del corso del fiume che venne definitivamente sepolto durante l’eruzione del 1669. Fu allora che i suoi 36 canali scomparvero sotto la lava riducendosi a 7, i cosiddetti “sette canali” che costituiscono la fontana della Pescheria.
LA FONTANA DELL’AMENANO A CATANIA
Facciamo tappa a Catania, per scoprire uno delle attrattive più celebri del suo centro storico
La Fontana dell’Amenano di Catania è uno dei punti di interesse più famosi di Catania.
Fu realizzata nel 1867 dal napoletano Tito Angelini. Il nome della fontana deriva dal celebre fiume, qui rappresentato nella versione della mitologia greca.
La Fontana dell’Amenano si trova in piazza del Duomo, nei pressi del Seminario e del Palazzo degli Elefanti. È in marmo bianco di Carrara e la realizzazione risale al 1867. A darle il nome è il celebre fiume, che viene rappresentato come un giovane che regge tra le braccia una cornucopia, dalla quale fuoriesce l’acqua. I catanesi la chiamano fontana dell’acqua “a linzolu”. Il getto, infatti, viene convogliato verso la vasca e l’acqua tracima dalla vasca a forma di conchiglia, creando un particolare effetto a cascata: l’aspetto ricorda quello di un lenzuolo drappeggiato. L’acqua scende poi nelle vasche del condotto scoperto del fiume sotterraneo sottostante.
L’ISPIRAZIONE DALLA MITOLOGIA GRECA
La rappresentazione dell’Amenano prende ispirazione dalla mitologia greca. In alcune antiche monete del V secolo a.C., è un dio dal volto giovanile. La statua del giovane con cornucopia in mano, al centro della fontana, rappresenta dunque il letto del fiume, ormai scomparso dalla superficie. Secondo lo studioso del Settecento Carlo Gemmellaro, il percorso del fiume Amenano seguiva la direzione dell’attuale viale Mario Rapisardi fino alla piazza S. Maria di Gesù. Esso alimentava il noto Lago di Nicito, seppellito dall’Etna durante l’eruzione del 1669, che oggi dà il nome all’attuale via. Da lì, il fiume proseguiva verso la parte occidentale della città, lungo l’attuale via Botte dell’Acqua, fino a raggiungere il Monastero dei Benedettini. Qui, il fiume si divideva in tre bracci: uno, fluiva verso la verso la Pescheria e Villa Pacini, l’altro verso il Teatro Romano, piazza S. Francesco d’Assisi e Piazza Duomo, il terzo, sotto il monastero di S. Giuliano e le Terme Achilliane, per poi sboccare verso il porto.
COME E’ FORMATA LA FONTANA
La fontana è formata da un grande recipiente bianco a forma di conchiglia.
Al di sopra si erge la statua di Amenano, divinità pagana adorata dai Greci.
Nell’iconografia classica raffigurato con sembianze di toro con la testa di uomo e rappresentato anche in alcune monete del V secolo a.C.
La giovane divinità tiene in mano una cornucopia da cui sgorga dell’acqua che viene raccolta da due tritoni posto ai suoi piedi all’estremità della fonte.
Sotto la conchiglia è presente lo stemma della città, mentre nella parte posteriore è scolpito il nome della divinità, il simbolo che essa rappresenta, cioè Acqua, e la data di costruzione, 1867. La particolarità della fontana è quella che in gergo popolare catanese viene definita “acqua a linzolu”. La forma del getto dell’acqua si riversa infatti in modo compatto e sottile, quasi a formare un velo trasparente, tanto da essere paragonato a un lenzuolo. Sotto la fontana troviamo un arco che raccoglie l’acqua: rappresenta l’unico punto in cui è possibile ammirare il tragitto del fiume, che termina la sua corsa nel vicino porto, e che scorre a una profondità di circa due metri sotto il livello del suolo.
LE CARATTERISTICHE DELLA FONTANA
A caratterizzare la fontana dell’Amenano è la decorazione, che riprendere i canoni del barocco (nonostante sia stata realizzata a metà Ottocento). Una scelta questa, che potrebbe collegarsi alla volontà di riprendere l’architettura barocca di molti palazzi del centro storico di Catania. La continua cascata d’acqua esercita un grande fascino e, nella stagione estiva, l’acqua nebulizzata contribuisce ad alleviare il caldo. Rispetto alla centrale Fontana dell’Elefantino, sorge in una posizione un po’ defilata, ma la struttura è stata studiata con grande cura, per creare effetti ottici particolari. La vasca e la statua di marmo, infatti, sembrano incassate nell’edificio alle loro spalle. La fontana si inserisce in modo armonioso nell’insieme di piazza del Duomo.
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