IL PALAZZO MASSA DI S. DEMETRIO A CATANIA
Il Palazzo Massa di San Demetrio, a Catania, occupa l’angolo nord-ovest dei Quattro Canti tra la via Etnea e la via di Sangiuliano ed è considerato, insieme al coevo Palazzo Biscari, il maggiore esempio di architettura tardobarocca della città oltre ad essere il simbolo stesso della rinascita di Catania, non solo del dopoterremoto ma anche del più recente secondo dopoguerra; fu infatti ricostruito pietra per pietra dopo che i bombardamenti del 1943 lo avevano distrutto quasi completamente.
IL PALAZZO MASSA DI S. DEMETRIO
A Poche decine di metri dalla Collegiata, salendo per via Etnea, si arriva ai “Quattro Canti”. Sulla sinistra troviamo Palazzo S. Demetrio, il primo ad essere ricostruito dopo il terremoto del 1693, ricchissimo di decorazioni in pietra bianca. Il palazzo fu il primo a risorgere, dopo il terribile terremoto che nel 1693 distrusse per intero la città di Catania, per volere del Barone di San Demetrio, Don Eusebio Massa, il quale nel 1694 pose nell’androne del nuovo edificio un’epigrafe a ricordo del terremoto e come buon auspicio per il futuro. Il Palazzo Massa di San Demetrio è sito tra la via Etnea e la via San Giuliano, all’angolo nord-ovest dei cosiddetti Quattro Canti, quattro palazzi costruiti secondo lo stesso stile architettonico, caratterizzati da angoli smussati che creano una sorta di piazzale a forma ottagonale. La struttura fu costruita per la casata Massa, una nobile famiglia di origine genovese. Molti dei suoi membri ricoprirono cariche pubbliche nella città di Catania, accrescendo il loro status sociale. Il palazzo, progettato dall’architetto Alonzo di Benedetto per volere del Barone di San Demetrio, Don Eusebio Massa, fu tra i primi palazzi della città ad essere ricostruito in seguito al terribile terremoto del 1693 che devastò l’area catanese. Dopo la ricostruzione, nel 1694, il barone, un nobile banchiere, pose nell’androne un’epigrafe, a ricordo del terremoto e come buon augurio per il futuro. A quei tempi comprendeva uno dei pochi teatri presenti in città, dove esordì il noto compositore siciliano Vincenzo Bellini.
Notevoli cambiamenti sono stati apportati nel corso dei secoli all’edificio, in particolare con la costruzione di un nuovo palazzo nel XIX secolo, che ha inglobato il precedente, del quale però non fu intaccata la facciata sulla via Etnea e sull’angolo dei Quattro Canti.
LE TANTE MODIFICHE AL PALAZZO S. DEMETRIO
Il palazzo è uno dei più belli in stile tardo-barocco insieme a Palazzo Biscari e il Monastero dei Benedettini. Fu chiamato come architetto Alonzo Di Benedetto, che iniziò i lavori già a Febbraio del 1693 e li terminò nel mese di Dicembre dell’anno successivo, prima che Giuseppe Lanza, Duca di Camastra, dotato di pieni poteri, elaborasse il piano regolatore della città.
La famiglia Massa era ricchissima, aveva origini genovesi, era tra le più importanti di Catania. Nei secoli il palazzo venne sempre più ampliato fino ad arrivare alla Via Manzoni e lungo la via Sangiuliano, da una parte e dalla Prefettura, dall’altra parte, non fu mai toccata la facciata; vi fu costruito anche un teatro all’interno, dove mosse i primi passi “il cigno” Vincenzo Bellini.
Nel corso degli anni la struttura subì molte modifiche, in particolar modo nel XIX secolo, quando fu costruito un altro edificio ad estensione del palazzo Massa, che affacciava su via Manzoni, via Prefettura e via San Giuliano, senza però modificare la facciata principale all’angolo dei quattro Canti e della via Etnea; lato che fu modificato in seguito, ovvero nel 1870 quando fu abbassato il livello del manto stradale del centro storico della città. Questo abbassamento è stato sistemato con l’aggiunta di una finestrella di decorazione in stile barocco.
Col corso dei secoli il palazzo San Demetrio a Catania subì diverse modifiche ma mai nello stile architettonico, ovvero quello barocco, che rappresentava l’eccellenza dell’arte italiana. Notevoli cambiamenti sono stati apportati nel corso dei secoli all’edificio in particolare con la costruzione di un nuovo palazzo nel XIX secolo, prospettante sulle vie Manzoni, Prefettura e Sangiuliano, ad inglobare il precedente di cui però non fu intaccata la facciata sulla via Etnea e sull’angolo dei Quattro Canti.
Quest’ultimo prospetto fu però modificato nel corso dei lavori di livellamento del piano stradale (1870) che in quel punto fu abbassato di circa due metri provocando un notevole alteramento delle proporzioni dell’edificio con piccoli e grandi accorgimenti per riequilibrarlo col nuovo livello stradale. Si cercò di rimediare con delle nuove e baroccheggianti decorazioni, ma senza un buon risultato. Così le cornici delle botteghe appaiono assolutamente incongrue e l’abbassamento del portone è stato camuffato con una finestrella cinta di goffe decorazioni baroccheggianti.
IL PALAZZO S. DEMETRIO SIMBOLO DELLA RINASCITA DELLA CITTA’
Il Palazzo S. Demetrio è il simbolo di rinascita e dell’architettura italiana: proprio per questi motivi tale monumento merita di essere visitato da parte tua qualora tu decidessi di recarti a Catania.
Questa struttura, viene realizzato nel 1693 dopo che un terribile terremoto rase al suolo quasi tutta la città siciliana. Il barone Eusebio Massa, facendosi carico dell’intera spesa, decise di ordinare la costruzione di questo palazzo in quanto voleva che la città nella quale viveva potesse trovare quello stimolo aggiuntivo in grado di far rinascere la stessa.
La costruzione venne realizzata in breve tempo e questa, al suo interno, aveva un’epigrafe particolare il cui scopo finale era quello di ricordare ai cittadini quello che era accaduto.
Il barone stesso volle questo ricordo all’interno del palazzo in quanto lo stesso aveva due significati, ovvero non dimenticare quanto accaduto e allo stesso tempo augurarsi che solamente il meglio potesse accadere per la città di Catania.
Con i suoi balconi merlettati, il suo angolo stondato, il suo bugnato il palazzo S. Demetrio è simbolo di rinascita per la città di Catania. L’11 Gennaio 1693 il terribile terremoto del Val di Noto rade al suolo tutta la Sicilia Sud – Orientale, pensate che un sacerdote che si trovava in campagna a km di distanza da Catania, sentì il forte e lungo boato e, all’improvviso, vide un grande polverone fuoriuscire dalla città; quando vi arrivò macerie, dolore e distruzione ovunque. Il palazzo fu il primo a risorgere, dopo il terribile terremoto che nel 1693 distrusse per intero la città di Catania e tutta la Val di Noto, per volere del Barone di San Demetrio, Don Eusebio Massa che nel 1694 pose nell’androne del nuovo edificio un’epigrafe a ricordo del terremoto e come buon auspicio per il futuro.
LA DISTRUZIONE E LA RICOSTRUZIONE DEL PALAZZO
Nel 1943 la struttura fu vittima dei bombardamenti della seconda guerra mondiale, uscendone quasi completamente distrutta, e le settanta persone circa che si rifugiarono nell’androne rimasero sotto le macerie. Resistettero solamente tre balconi angolari e alcune ossature murarie. Nel dopoguerra il palazzo fu ricostruito in breve tempo grazie all’ingegnere Pietro Francalanza e all’architetto Giuseppe Marletta, che si basarono su progetti e foto precedenti. Le decorazioni furono sistemate dallo scultore Carmelo Florio.
Oggi il palazzo è il miglior esempio di architettura tardobarocca della città, insieme all’altrettanto famoso palazzo Biscari.Durante la seconda guerra mondiale, Catania fu pesantemente bombardata e il 16 aprile 1943 due bombe caddero sul palazzo sventrandolo Un’altra data infausta per Catania e per il palazzo fu il 16 Aprile 1943, le prime due bombe che furono sganciate sulla città colpirono proprio il palazzo San Demetrio, rimasero in piedi solo i balconi angolari e, purtroppo, vi morirono una settantina di persone che si erano rifugiate nell’androne del palazzo. Il proprietario di allora, rag. Pavia di Francesco fece approvare il progetto perché il palazzo venisse ricostruito, grazie all’ingegnere Francalanza, all’architetto Marletta e allo scultore Florio.
Risorto una seconda volta, oggi possiamo ammirarlo nel suo splendore: con i suoi balconi panciuti, i mascheroni che raffigurano caricature dei conoscenti del Barone di Sangiuliano, il talamone e la cariatide che ci accolgono nel portone d’ingresso e il bicromismo, tipico della zona etnea, con il bianco della pietra calcarea e il grigio della pietra lavica.
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