CHI ERANO I CICLOPI
Il viaggio alla scoperta dei miti e delle leggende siciliane ci porta a conoscere da vicino di particolari personaggi. Fra i tanti miti quello più strettamente legato al passato geo-paleontologico dell’isola di Sicilia è certamente quello dei ciclopi ed in particolare di Polifemo, tramandatoci da Omero nella sua Odissea.
CHI ERANO I CICLOPI
Ciclope vuol dire occhio rotondo. È una parola formata da due parole greche: ky’klos,ou = cerchio + òps, ōpòs = occhio I ciclopi erano esseri giganteschi, con un occhio solo in mezzo alla fronte. Erano terribilmente forti. Vivevano senza leggi e non coltivavano la terra, perché essa produceva spontaneamente e in gran quantità cereali, viti, olivi e alberi da frutto. Erano dediti alla pastorizia e vivevano isolati gli uni dagli altri, in caverne.
Ulisse li descrisse nel IX libro dell’Odissea, quando racconta ad Alcinoo del suo arrivo nella terra delle Capre e in quella dei Ciclopi. I ciclopi non hanno leggi e vivono di pastorizia e degli abbondanti frutti che la terra dona loro spontaneamente. Isolati uno dall’altro, abitano sulle cime dei monti o dentro le caverne (Od., IX, 134 – 147).
Di fronte all’isola dei Ciclopi vi è un’isoletta, su cui si trovano moltissime capre selvatiche, che pascolano tranquille, senza essere disturbate dalla presenza di alcun essere umano, né allevatore, né agricoltore, né cacciatore
I Ciclopi sono sempre stati una affascinante fonte di ispirazione per miti e leggende; come sappiamo, sono delle creature descritte come terrificanti a causa della loro stazza e della loro principale caratteristica da cui ne deriva il nome: il singolo occhio al centro della fronte. Secondo la mitologia greca, i Ciclopi erano i figli di Urano e di Gea; tre erano i giganti Titani di nome Bronte, Sterope e Arge, che furono esiliati dal padre perché timoroso che potessero usurparlo del suo dominio sull’Universo e successivamente liberati da Gea. I ciclopi sono dei personaggi della mitologia greca. Si trattava di divinità dotate di un solo occhio. Il loro nome infatti deriva dal greco κυκλος ωψ, ‘occhio a cerchio’. Nel mito di Esiodo, cioè nella Teogonia, i ciclopi sono descritti come i Titani, quindi son anch’essi figli di Gea ed Urano. Sono creature prodigiose, che conoscono l’arte di come lavorare i materiali, specialmente il ferro. Secondo la leggenda, essi fabbricavano i fulmini per Zeus.
In Omero i ciclopi sono protagonisti di diverse parti del mito. Nel libro IX, quando Odisseo incontra in Sicilia i ciclopi, essi però sono dediti alla pastorizia e non alla lavorazione del ferro. I ciclopi non piantano alberi, non arano campi, ma la pioggia celeste di Zeus matura per loro provvede a loro orzo e frumento e viti che producono grossi grappoli d’uva.
I CICLOPI SECONDO OMERO E NELLA MITOLOGIA
Secondo Omero i Ciclopi erano esseri mostruosi, simili a giganti che vivevano nelle caverne. Erano pastori che si cibavano anche di esseri umani.
Nella mitologia greca i tre ciclopi:
- Monocoli, Bronte (tuono)
- Sterope (fulmine)
- Arge (lampo)
Sono figli di Urano e Gea, il Cielo e la Terra.
Il nome Ciclopi deriva dal greco kuklops, cioè dall’occhio rotondo, proprio perché un solo un occhio di forma rotonda, si apre nel bel mezzo della fronte. Devo ammettere che sono un po’ bruttini. Sono i creatori del fulmine di Zeus. I Ciclopi sono anche i fabbri degli dei: il direttore dei cantieri è Efesto, dio del fuoco, ai quali forniscono le armi. I Ciclopi abitano la Sicilia e le Eolie nelle caverne sotterranee. Ovviamente, per creare le armi, utilizzano incudine e martello ed i colpi delle loro incudini e il loro ansimare muove la terra e crea strani rumori, ed il fuoco della loro fucina esce fuori dalla cima dell’Etna.
Secondo altre fonti della mitologia greca, erano alleati degli dei dell’Olimpo ed abilissimi artigiani, tanto da essere coloro che forgiavano i fulmini di Zeus.
Secondo le leggende, i Ciclopi erano degli abili fabbri in grado di maneggiare e sfruttare ogni elemento naturale; tra i diversi oggetti da loro creati ci sono le famose saette di Zeus, il tridente di Poseidone, l’elmo di Ade. Vivevano e lavoravano nell’officina di Efesto alle pendici del monte Etna, in Sicilia. Ed è qui che partono le leggende e i miti sui Ciclopi
La tradizione classica ci ha consegnato il mito dei ciclopi definendoli come i figli di Urano e Gaia (il Cielo e la Terra) e moltissime sono le storie che li riguardano, ma ciò che ci interessa in particolare in questa sede è l’aspetto con cui questi mostri venivano raffigurati.
Essi appaiono come dei giganti dalla forza smisurata che solitamente abitano nelle grotte, ma il loro tratto più distintivo è certamente il loro singolo occhio posto al centro della fronte, spesso descritto a forma di scudo.
IL PIU’ FAMOSO DEI CICLOPI: POLIFEMO
Polifemo era il ciclope violento e crudele, in cui si imbattè Ulisse durante una delle sue peggiori avventure. Figlio del Dio del mare Nettuno e della ninfa Toosa, secondo quando ci racconta una parte della tradizione, viveva in Sicilia, assieme ad altri Ciclopi, figli di altre divinità. Era superbo, violento e inospitale. Oltre che nell’Odissea, egli è presente nelle opere di altri importanti scrittori di epoca classica.
Alcuni di essi lo ritraggono con lo stesso carattere brutale che si trova in Omero; altri ne fanno emergere qualche tratto più delicato, seppure condizionato dall’irrazionalità e dalla violenza complessiva; altri ancora lo presentano con più simpatia, in atteggiamento malinconico, incline a rifugiarsi nella poesia, panacea per i suoi mali d’amore.
Di natura completamente diversa dai Ciclopi Uranidi sono i Ciclopi Omerici. A differenza dei figli di Urano, vivono dediti alla pastorizia e isolati l’uno dall’altro nelle caverne dell’Etna. Il rappresentante più famoso è Polifemo, figlio di Poseidone. Di lui ne abbiamo parlato nella leggenda di Aci e Galatea ed è anche quello che scagliò otto pietre contro Ulisse quando scappò con i compagni asserendo di chiamarsi Nessuno (le otto pietre sono i faraglioni di Acitrezza). Proprio per quest’ultima performance il “grande” Polifemo ha vinto il premio Oscar come miglior attore non protagonista per il film “Odissea”.
Dei ciclopi incontrati da Odisseo se ne ricorda uno chiamato per nome, Polifemo. Polifemo fece prigionieri Ulisse ed i suoi compagni dopo che essi sbarcarono nella terra dei Ciclopi. Polifemo aveva intenzione di catturarli e di divorarli tutti. Ulisse, allora, con uno stratagemma, fece bere un forte vino a Polifemo. Assieme ai suoi compagni cavarono l’unico occhio del ciclope, e quindi la mattina fece appendere ciascuno dei suoi compagni sotto la pancia di una pecora mentre Polifemo le portava a pascolare. Così fuggirono tutti: e celebre è la frase che chiude la vicenda, ovvero Polifemo che, resosi conto che i suoi prigionieri stavano fuggendo, ne domandò i nomi: qui Ulisse si tradì, rivelando il suo vero nome.
SONO ESISTITI DAVVERO I CICLOPI?
Le testimonianze e il ritrovamento non sono in realtà una fandonia; sono stati ritrovati dei teschi che corrispondono alla descrizione dei marinai, ma c’è un errore di fondo ed è dal punto di vista paleontologico. Questi teschi appartengono agli elefanti nani – Palaeodoxon falconeri – alti appena 90 cm e vissuti in Sicilia e altre isole del mare mediterraneo migliaia di anni fa. La loro cavità nasale venne scambiata per l’orbita oculare dai marinai che vivevano a quei tempi nell’ignoranza di tale disciplina. Ma è grazie a loro se oggi, veniamo deliziati da racconti dove i Ciclopi sono i protagonisti
IL MITO DEI CICLOPI
Il mito dei Ciclopi è in qualche modo in stretta correlazione con quello dei Giganti pertanto nel nostro studio abbiamo messo sullo stesso piano Ciclopi e Giganti. La regione Sicilia, per quanto riguarda l’inserimento nel Registro dei luoghi della memoria (LIM) (Luoghi dell’Identità e della Memoria) – Settore “Luoghi degli dei e divinità minori). li distingue nettamente.
Il popolo dei Ciclopi, ricordato anche dallo storico Tucidide (lib VI.2) è, secondo Omero, un popolo di Giganti antropofagi, forti e dediti alla pastorizia. Ciò che caratterizzava questo popolo, oltre alla grande statura, era il fatto che possedevano un unico occhio in mezzo alla fronte. Parlando del popolo dei Giganti, sono come dei gran cattivoni: Questi, confidando nella grandezza e nella forza del loro corpo, inventate le armi, facevano violenza su tutti e, schiavi dei piaceri, si procurarono ampie e lussuose dimore, strumenti musicali e ogni delizia. Erano mangiatori di uomini, si procuravano bambini non nati, e se li preparavano per i pasti; inoltre, si univano carnalmente alle madri, alle figlie, alle sorelle, ai maschi, ai bruti. Non c’era delitto che essi non commettessero, spregiatori, quali erano, della religione e degli dei.
Il Fazello che crede nei ciclopi chiamandoli popolo dei giganti, racconta di numerosi ritrovamenti anche in Sicilia di cadaveri di giganti, che però, una volta venuti alla luce, si riducono in polvere, non lasciando tracce se non qualche dente. Tra i sostenitori dell’esistenza di un popolo con le caratteristiche attribuite ai ciclopi, c’è chi afferma che all’origine della credenza che i ciclopi avessero un unico occhio, fosse l’abitudine del popolo dei ciclopi di cacciare le prede tenendo un occhio chiuso per facilitare la mira durante il lancio delle lance.
Un’ ipotesi recente vuole che i crani ritrovati nel passato in molte grotte dell’altopiano ibleo e attribuiti ai Ciclopi siano invece quelli della femmina di un elefante nano, l’”Elephas falconeri” di statura non superiore ai 90 centimetri e con una conformazione particolare del cranio: il toro frontale che costituisce l’attacco della proboscide elefantina, con la tipica forma a otto orizzontale, è stato confuso con l’unico occhio dei Ciclopi.
Vi consiglio l’acquisto di queste riviste: CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA
Vi consiglio l’acquisto di questi accessori: CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUA -
Vi consiglio l’acquisto di questi Viaggi: CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA – CLICCA QUI – CLICCA QUA