LA LEGGENDA DI UZEDA: PALADINO DI CATANIA
Tra le leggende catanesi che meritano di essere raccontata c’è sicuramente quella del paladino Uzeta. Figlio di un umile tessitore, riuscì a ‘riscattare’ le sue umili origini grazie al suo coraggio. Secondo la leggenda infatti, a sconfiggere gli Ursini, i giganti saraceni che abitavano proprio il Castello Ursino (da qui il nome), fu proprio Uzeta.
In questo modo divenne non solo simbolo di riscatto per il popolo catanese ma anche eroe per il Re Cocolo e per sua figlia Galatea, che sposerà poco dopo.
Dopo aver liberato Catania, Uzeta liberò Roma dai Berneri, Vienna dai Tartari, diventando Principe del Simeto e Gonfaloniere della Chiesa. Le sue gesta gli hanno consentito di entrare a far parte in modo costante dell’Opera dei Pupi, dove compare sempre con la sua armatura nera e con l’insegna del ‘Liotru’.
IL MITO DEI GIGANTI SARACENI
Il più insigne monumento medievale di Catania e’ il poderoso castello Ursino, fatto costruire dall’imperatore Federico II di Svevia dal 1239 al 1250, nello stesso luogo dove sorgeva un castello che dominava il porto ed il golfo di Catania, che latinamente si denominava castrum sinus, cioè “castello del golfo”, da cui per corruzione si ebbe “castello Ursino”. Per spiegare la denominazione di “Ursino”, la fantasia popolare ha immaginato l’esistenza di giganti saraceni, chiamati appunto (e non si sa perché) Ursini, che il conte normanno Ruggero avrebbe sconfitto nell’XI secolo, impadronendosi del loro castello sulla spiaggia di Catania.
Prima di parlare di Uteza, occorre introdurre un altro mito: quello dei giganti saraceni chiamati Ursini. Castrum sinus era il nome del castello fato costruire tra il 1239 e il 1250 da Federico II di Svevia. “Castello sul golfo”: un nome che ricorda l’antica posizione sul mare di quest’area fortificata, prima che l’eruzione del 1669 lo circondasse allontanandolo dalla costa. Nel tempo, Castrum Sinus divenne Castello Ursino, ma ancor di più si trasformò la sua storia nell’immaginario popolare. La leggenda di Uzeta è legata ad un’altra leggenda e cioè quella dei Giganti Saraceni, chiamati Ursini. Gli Ursini, secondo il popolo catanese, erano i giganti saraceni che abitavano il Castello Ursino. Si narra che siano stati spodestati dal conte normanno Ruggero, nell’XI sec.
Questa leggenda arrivò inalterata fin all’inizio del ‘900, ma a Catania, il giornalista Giuseppe la Malfa ha immaginato che un paladino catanese dovesse avere un ruolo in questa leggenda e così dalla sua fantasia nacque la figura di Uzeta.
Uzeta era di umili origini, ma grazie al suo coraggio ottenne l’approvazione del re Federico II e la mano della bellissima principessa Galatea. La leggenda, quindi, vuole che non fu più il conte Ruggero a sconfiggere gli Ursini, ma Uzeta.
LA CREAZIONE DELLA LEGGENDA
La leggenda di Uzeta ci porta a Catania e ci narra la storia di un eroe dimenticato. A crearlo fu la fantasia del puparo don Raffaele Trombetta, che volle dare un paladino alla città di Catania. La storia venne ripresa nel 1905 dal giornalista Giuseppe Malfa, ma la versione più popolare è quella di Trombetta.
La vicenda di Uzeta non potrebbe esistere senza il mito dei giganti saraceni chiamati Ursini, quindi, prima di parlarne, facciamo un passo indietro. Secondo la fantasia del popolo, gli Ursini abitavano il castello Ursino e vennero spodestati dal conte normanno Ruggero, nel XI secolo. Proprio dal nome dei giganti sarebbe derivato, secondo la leggenda, quello del Castello al centro del capoluogo etneo. Le vere origini del nome sono da attribuirsi all’espressione latina “castrum sinus”, cioè “castello del golfo“. La storia degli Ursini alimentò la creatività del puparo Trombetta, che decise di dare vita a un eroe catanese, collegandolo a quei minacciosi giganti saraceni.
Ursini, infatti, divenne il nome dei giganti saraceni che, secondo la fantasia del volgocatanese, abitavano il castello. A spodestarli ci avrebbe pensato il conte normanno Ruggero, nel’XI secolo, prendendo possesso del castello. Interessante, però, notare come la leggenda sia forse ispirata ad un’altra di origine messinese. A Messina, infatti, ancora il conte Ruggero avrebbe sconfitto i giganti saraceni Mata e Grifone, anche loro allocati in un castello. Diciamo che, in entrambi i casi leggendari, si assiste ad una estrema sintesi della storia: alla fine, hanno vinto i cristiani.
Siamo nei primi anni del Novecento e la leggenda degli Ursini giunge inalterata alle soglie del nuovo secolo. Ma a Catania, terra di leggende, miti e pupi, mancava qualcosa: un paladino catanese. Così, dall’incontro di questa storia e della fantasia di puparo di don Raffaele Trombetta, prende vita un nuovo mito: Uzeta. La storia venne poi ripresa nel 1905 dal giornalista Giuseppe Malfa. A rimanere popolare, tuttavia, fu la versione originaria di Trombetta.
CHI ERA UZEDA
Uzeta era figlio di un tessitore di via Naumachia. Aveva, dunque, umili origini. Grazie al suo coraggio, però, riuscì a ribaltare la sua sorte e finì per rappresentare la capacità di riscatto dei Catanesi. A cacciare i pericolosi giganti saraceni, infatti, non sarebbe stato Ruggero, bensì Uzeta. Divenne così cavaliere e, grazie alle sue imprese conquistò non soltanto il favore del re Cocolo, ma anche la mano della figlia, la principessa Galatea, sposandola. La leggenda di Uzeta non si fermò qui, ma lo portò anche al di fuori dei confini della Sicilia. Dopo aver liberato Catania dagli Ursini, infatti, liberò anche Roma dai Berneri e Vienna dai Tartari. Divenne Principe del Simeto e Gonfaloniere della Chiesa, oltre che Arciduca di Vienna e Cavaliere della Legion d’Onore.
Uzeta è rappresentato, insieme a Colapesce, alla giovane Gammazita ed ai fratelli Anapia e Anfinomo, dai 4 candelabri presenti a Piazza Università a Catania, realizzati nel lontano 1957 da Mimì Maria Lazzaro e dallo scultore Domenico Tudisco.
Uzeda è un personaggio oggi pressoché dimenticato, un tempo (e neanche troppo remoto!) tra i preferiti dei catanesi. Uzeta viene dal “popolo”, le sue origini sono fin troppo modeste per aspirare a sposare una principessa, di cui si innamora. Cosa può dunque aiutarlo nel suo intento? Il coraggio.
LA LEGGENDA DI UZEDA
Uzeta è il protagonista di una leggenda di Catania inventata agli inizi del novecento dal giornalista Giuseppe Malfa e immortalata in uno dei lampioni di piazza Università dagli scultori Mimì Maria lazzaro e Domenico Tudisco.
La storia narra di questo ragazzo di umili origini che riuscì a diventare cavaliere sotto Federico II per la sua bravura. Quando gli venne chiesto di combattere contro gli Ursini, dei giganti saraceni, accettò e vinse. Dal nome dei giganti sarebbe derivato, secondo la leggenda, quello del Castello al centro del capoluogo etneo. Le vere origini del nome sono da attribuire all’espressione latina “castrum sinus”, cioè “castello del golfo”.
Questa leggenda non ha alcun fondamento storico; come anche l’altra relativa sempre ai giganti Ursini che vengono sconfitti e uccisi dal paladino Uzeta (che storicamente, nonostante la somiglianza del nome non ha nulla da spartire con il viceré spagnolo Uzeda, che nel 1693 volle la ricostruzione di Catania, e a cui è dedicata una porta della città).
La leggenda di Uzeta, paladino dalla nera armatura rossocrociata, sebbene sia stato eternato nel bronzo di uno degli artistici candelabri di piazza Università’, è parto della fantasia di un giornalista catanese dei primi del novecento, Giuseppe Malfa, che lo immaginò figlio di povera gente, divenuto cavaliere per il suo valore; e come in tutte le favole belle, egli uccide i suoi nemici, tra cui i giganti Ursini, e finisce per sposare la figlia del re. Simbolo di coraggio e valore è il giovane paladino Uzeta. In realtà la figura di questo giovane nasce dalla fantasia del giornalista Giuseppe Malfa che, agli inizi del novecento, mise nero su bianco la storia di questo paladino, attribuendogli un ruolo nella sconfitta dei giganti Ursini che secondo un’antica leggenda popolare abitavano le sale dell’omonimo Castello. Un’impresa che gli valse la mano della figlia del re Federico II di Svevia, e la benevolenza di quest’ultimo.
IL PALADINO UZEDA PRESENTE NELL’OPERA DEI PUPI
La leggenda di Uzeta non si ferma all’impresa del Castello Ursino! Dopo aver liberato Catania, infatti, libera Roma dai Berneri, Vienna dai Tartari; diventa Principe del Simeto e Gonfaloniere della Chiesa, oltre che Arciduca di Vienna e Cavaliere della Legion d’Onore. Entra, insomma, a pieno titolo, nelle eroiche gesta degne dell’Opera dei Pupi. E appare con la sua nera armatura e con l’insegna, immancabile, del Liotru. Lo scultore Mimmo Maria Lazzaro, infatti, volle immortalarlo insieme alle altre leggende di Catania nei lampioni di Piazza Università. Lo troverete così tra Gammazita, i Fratelli Pii e Colapesce.
Anche nell’opera dei pupi catanesi è presente il paladino Uzeta.
Uzeta, l’eroe dell’Opera dei Pupi e protagonista dell’omonima storia, nasce nel 1900 dalla fantasia del famoso puparo don Raffaele Trombetta, che volle regalare al suo pubblico un “paladino” catanese. Figlio di un povero tessitore della via Naumachia, Uzeta, da semplice palafreniere, dopo esser stato corsaro il paladino di Catania indossa una magnifica armatura listata di nero con l’insegna dell’Elefante (‘u Liotru). Personaggio amatissimo dal pubblico dell’Opira, le sue avventure sono rappresentate dalla Marionettistica dei fratelli Napoli, pupari in Catania dal 1921.
I pupari, però, nel tramandare l’avvincente storia, si rifecero sempre alla versione originale del racconto del Trombetta. C’è un motivo per cui questa semplice ma avvincente storia, si sia posizionata di diritto tra le storie popolari più amate e conosciute. Quelli erano gli anni in cui si lavorava per modernizzare la città e si sollecitava il popolo a riscattarsi, proprio come il semplice Uzeta che munito di coraggio e forza di volontà, fu in grado di rivoluzionare la sua condizione di partenza. Non tutti sanno, infine, che il valoroso Uzeta è immortalato in una scultura, insieme ad altri personaggi delle leggende catanesi, in uno dei lampioni di Piazza Università a Catania.
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