IL TEATRO GRECO-ROMANO A CATANIA
Il più antico teatro di Catania è quello romano e si trova racchiuso e seminascosto da edifici ottocenteschi nel cuore del centro storico cittadino e si mostra agli occhi del visitatore quasi inaspettatamente, non appena viene varcato l’ingresso del palazzo situato al n. 266 di via Vittorio Emanuele.
Il teatro romano di Catania è situato nel centro storico della città etnea, tra piazza S. Francesco, via Vittorio Emanuele, via Timeo e via Teatro greco. Il suo aspetto attuale risale al II secolo ed è stato messo in luce a partire dalla fine del XIX secolo. A est confina con un teatro minore, detto odeon.
Circondato e nascosto da palazzi dell’Ottocento, Inizialmente fu eretto su un preesistente teatro d’epoca greca di cui oggi non vi sono più resti, mentre il suo aspetto odierno risale all’età romana (II sec d.C.). Del teatro romano, di circa 80 metri di diametro e con una capienza di 7000 spettatori, oggi potete ancora ammirare l’Odeon, la cavea, l’orchestra e alcune parti della scena. Lo spazio antistante è sommerso dal fiume Amenano, che scorre nel sotterraneo.
UN PO’ DI STORIA DEL TEATRO ROMANO
Il suo aspetto attuale risale all’età romana (II sec d.C), ma il monumento era stato eretto su un preesistente teatro di epoca greca di cui oggi non restano più tracce, che sorgeva sul fianco meridionale dalla collina Montevergine, l’antica acropoli della città: fu all’interno di questo teatro greco che il condottiero ateniese Alcibiade indisse una grande assemblea cittadina per esortare gli abitanti di Catania ad allearsi con lui contro Sparta e contro Siracusa, durante la guerra del Peloponneso.
Dopo la fine dell’impero romano l’edificio decadde, i marmi che lo decoravano vennero utilizzati per la costruzione della cattedrale di Sant’Agata e poco per volta fu ricoperto da altri fabbricati. Bisognerà attendere il XVIII secolo e gli scavi archeologici voluti e diretti dal principe Ignazio Paternò di Biscari, perchè questi fabbricati costruiti all’interno del teatro fossero abbattuti, consentendo al monumento di riacquistare almeno parzialmente la sua forma originale.
IL TEATRO GRECO-ROMANO
L’antico Teatro Greco-Romano di Catania è situato nel cuore del centro storico della città etnea. Secondo le testimonianze, l’attuale aspetto del Teatro risale al II secolo d.C., quando fu realizzato a ridosso di una struttura preesistente, di età greca.
Con un diametro di circa 80 metri, poteva ospitare fino a 7mila spettatori. Ancora oggi sono visibili l’orchestra, la cavea e alcuni resti della scena.
Il Teatro, caduto in disuso, fu spogliato dei sui preziosi marmi nel 1098, per volere del Conte Ruggero, utilizzati per la costruzione della Cattedrale di Sant’Agata.
Tra eruzioni laviche e terremoti, nel corso del tempo il Teatro è sprofondato in alcune zone, specialmente nella zona dell’orchestra, oggi bagnata dalle acque del fiume Amenano.
Incastonati tra via Teatro Greco e via Vittorio Emanuele sorgono il Teatro Romano e l’Odeon. Si presume che la costruzione del Teatro Romano, che riusciva ad ospitare circa 7000 spettatori, risalga al II sec. d.C., e che esso sia stato realizzato su una struttura preesistente di età greca costruita nell’antica acropoli di Catania.
Il teatro è un luogo molto suggestivo della città. Nell’aera archeologica che possiamo visitare oggi si trova un teatro romano che è stato del tutto inglobato nel tessuto urbano sette-ottocentesco e che sorge su un preesistente teatro greco. L’aspetto attuale risale al II secolo, quando la struttura venne ingrandita, ed è stato realizzato interamente in pietra lavica. Ai tempi d’oro arrivava a ospitare fino a 7000 spettatori.
Molto più modesto, ma comunque non trascurabile, il confinante teatro minore (Odeon) dove con molta probabilità si svolgevano esibizioni musicali e poetiche.
Il teatro, realizzato con successivi ampliamenti in un arco di tempo che va dal I al IV secolo d.c., è addossato al versante meridionale della collina dove sorgeva l’antica acropoli di Catania. Nel passato poteva ospitare circa 7.000 spettatori. La cavea, nome latino dell’emiciclo che contiene le gradinate per gli spettatori, poggia su alti corridoi coperti a volta. Essa è costituita da ventuno serie di sedili, divisi orizzontalmente da due passaggi (che tecnicamente si chiamano praecinctiones) e verticalmente da nove cunei e otto scalette
I RESTI DEL TEATRO ROMANO A CATANIA
Risale al II secolo d.C. il Teatro Romano di Catania, situato nel centro storico della città Riscoperto nel Settecento, fu progressivamente portato alla luce dal XIX secolo.
Oggi sono visibili l’orchestra, la cavea larga 98 metri, su cui si alternavano sedili di marmo bianco e gradinate in pietra lavica, e parti della scena, originariamente decorata da molte colonne, statue e nicchie. Non è difficile immaginarlo come doveva essere in tutta la sua eleganza, ornato da statue, nicchie e colonne, e impreziosito dall’alternanza cromatica del bianco e del nero nei sedili in marmo e nelle scale in pietra lavica che salivano lungo la gradinata separandola in settori. Lo spazio antistante la scena è attualmente sommerso dalle acque dell’Amenano, il fiume coperto dall’eruzione del 1669 e che da allora scorre sotterraneo, le cui acque in età romana erano convogliate nel teatro per consentire spettacoli con giochi d’acqua e per muovere gli ingranaggi meccanici delle scenografie.
Il teatro fu spogliato dei marmi e delle pietre che lo componevano nel 1098, per volere del Conte Ruggero, al fine di velocizzare la costruzione della Cattedrale di Sant’Agata.
Fra gli ornamenti superstiti si segnalano il gruppo scultoreo di Leda e il Cigno, copia dell’opera del greco Timotheos, e una lastra di marmo con un delfino scolpito, che fungeva da elemento divisorio o parte di un seggio d’onore. La Casa Pandolfo e la Casa Liberti, costruite a ridosso del teatro, ospitano ora l’Antiquarium, in cui sono esposti reperti e documenti. L’alternanza cromatica del bianco e del nero, caratteristica di quasi tutti gli edifici catanesi, conferiva al solenne monumento una preziosità Le strutture più in basso del teatro di Catania sono, attualmente, bagnate dall’acqua del fiume Amenano, la stessa che veniva, secondo le ipotesi di alcuni studiosi, convogliata per consentire spettacoli con giochi d’acqua.
I reperti recuperati durante gli scavi del XVII secolo sono custoditi nel Museo Comunale. A causa delle diverse eruzioni laviche e dei terremoti, nel tempo il livello del terreno è sceso e oggi la parte bassa della costruzione, soprattutto la zona dell’orchestra, è bagnata dalle acque dell’Amenano, il fiume che scorre sotterraneo alla città, che impedisce l’uso del teatro per le rappresentazioni contemporanee.
LE INDAGINI ARCHEOLOGICHE
La prima vera indagine archeologica compiuta in un’area adiacente al Teatro venne compiuta nel XVIII secolo dal principe Ignazio Paternò Castello, che in anticipo sui tempi sperimentò nell’area est – forse perché costretto dalla situazione – la trincea di scavo e ad occidente ricolmò lo scavo con il materiale di risulta dello stesso, rendendolo riconoscibile per le future indagini. Lo scavo occidentale mise in luce un lastricato romano che chiudeva nella scala d’accesso orientale dell’edificio un monumentale arco che venne prontamente rilevato da Sebastiano Ittar.
Alla fine del XIX secolo Adolf Holm ne visita la struttura e ne ipotizza per primo la capienza di 7000 persone, un dato poi non più verificato, ottenuto da un calcolo relativo alle dimensioni dell’edificio che poté desumere all’epoca, mettendole a confronto con gli edifici teatrali a lui noti. Nello stesso periodo inizia la lunga opera di sbancamento delle abitazioni che alterarono la natura dell’edificio, coronata inizialmente nel 1884 dal ritrovamento di un muro in pietra arenaria identificato con parte dell’antico teatro greco e successivamente nella campagna del 1919-1920 col rinvenimento di blocchi cui era incisa la sigla KAT, interpretata come l’abbreviazione di Katane, antico nome della città.
I LAVORI DI SBIANCAMENTO
Durante gli anni cinquanta vennero compiuti i più impegnativi lavori di sbancamento che riportarono alla luce gran parte della cavea, partendo dal settore orientale, e restituirono una grande quantità di marmi decorativi, accatastati man mano che si procedeva lungo il corridoio nord. Gli scavi, interrotti durante il ventennio successivo, ebbero seguito a partire dal 1980 nel settore orientale e in diversi punti della cavea, oltre che focalizzati sull’orchestra per liberarla dai detriti e dal materiale di crollo del sisma del 1693. Durante la campagna iniziata nel 1998, si sono liberate ampie porzioni del settore occidentale e nel contempo è stato predisposto un percorso visite, preservando diversi ambienti sorti sull’edificio per ricavarne uffici amministrativi o sale espositive.
Gli scavi, condotti da Maria Grazia Branciforti, hanno anche permesso di conoscere meglio l’edificio nel suo rapporto con la città e con la storia, nel suo evolversi nel tempo e nello spazio, mettendo in luce anche le parti più antiche dell’edificio, quali ad esempio un ambiente chiuso creato con gli stessi blocchi in arenaria siglati kat che hanno permesso di datare meglio le strutture sfruttate dal teatro romano al IV secolo a.C., piuttosto che al V come si credette nel 1919. Inoltre si è potuta ricostruire l’estensione del primo impianto e identificare l’area sacra del tempio cui il teatro era legato.
Con gli ultimi scavi degli anni 2014-2015, diretti da Fabrizio Nicoletti, è stato del tutto liberato l’atrio orientale con la facciata d’ingresso su piazza San Francesco ed è stata restaurata la cavea.
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