VILLA ESTENSE
UN PAESE “SPARSO”
Il paese ha una caratteristica disposizione sparsa, a “casale”. L’economia è essenzialmente agricola. Un tempo era chiamato Villa di Villa, e – sia detto per inciso – qui ha avuto origine la famiglia di un grande Papa, Pio X Sarto che sarebbe emigrato prima nell’Alta Padovana e poi nel trevigiano, a Riese. Nel 1867 il paese diventa ufficialmente Villa Estense, per non confonderlo con gli omonimi trevigiani e bellunesi.
Il nome appare per la prima volta nell’elenco dei beni di conferma dell’imperatore Enrico IV a Ugo e Folco d’Este, nel 1077. Da allora, riapparirà da questa data più volte in donazioni e conferme.
Più tardi nel luogo dell’attuale chiesa parrocchiale si formerà dapprima un canonica di Sant’Andrea, retta dagli agostiniani portuensi, e in seguito il monastero dei benedettini. Nella decima papale del 1297 è retto da un certo priore Gabriele. Ben presto passò in commenda di Nascibene di Grombo, che lo ricostruì dalle fondamenta. In questo periodo la cura d’anime era passata alla vicina chiesa di Santa Colomba di Ancarano, un tempo soggetta al plebato di Villa. Quest’ultima sorgeva verso la località Grompa sull’argine della Sbessa, dove doveva esistere un antico abitato come il toponimo d’impronta romana sembra accreditare.
Il periodo della dominazione di Venezia è caratterizzato dai lavori di bonifica delle terre, dal controllo dei corsi d’acqua e dalla costruzione di ville patrizie. Di conseguenza, la campagna “risanata” o “erisorta” è diventata fonte di lavoro e ancora oggi oltre la metà delle imprese è impegnata in attività agricole. Ed è ancora dalla terra che il Pan d’Este un industria alimentare locale, sta conquistando i mercati più vasti che richiedono i prodotti sostitutivi del pane.
DA VEDERE
Intorno al 1793 fu ceduta dal senato della Repubblica Veneta agli abitanti la chiesa di Sant’Andrea, un complesso ormai fatiscente. La comunità di Villa decise per la ricostruzione della chiesa così com’è ora, ad una sola navata e a sette altari.
Il vecchio campanile fu abbattuto nel 1865 e ricostruito nel 1882.
La chiesetta dedicata a Santa Rantua (forse storpiatura di Santa Rotonda) è ciò che rimane dell’oratorio in località Grompa.
La sua prima costruzione, voluta da Ubertino da Grompo, risale al 1364. È stata poi rifatta più volte.
Un’altra chiesa verso Este già esistente nel’500 è Santa Maria del Pilastro che fu diretta dai carmelitani di Venezia e di Padova fino alla soppressione nel 1753.
Il Palazzo Sambonifacio è in stile neoclassico, con un corpo principale e due ali che si staccano verticalmente a racchiudere un cortile con pozzo. Il complesso è circondato da mura con cancelli in ferro battuto. Il cancello principale è fiancheggiato da due pilastri sormontati da statue di guerrieri della famiglia Sambonifacio.
Tutt’attorno si estende un giardino con altre statue. Oltre al palazzo esistono gli annessi, le scuderie, la barchessa e la cappella di San Giuseppe con le tombe di famiglia.
La Villa di Grompo-Pigafatta detta del Paradiso si trova in località Grompa presso la chiesa di S. Rantua, complesso attualmente fatiscente con annesse barchesse e masseria.
In località Mottarelle, sul posto di un’antica rocca, si possono ammirare le semplici linee del Cinque-Seicento di Palazzo Descalzi. Accanto si trova l’oratorio di Santa Giustina. Presso il centro abitato si allunga il severo Palazzo Valentinelli, un tempo sede municipale.
Nel Museo Civico dei Villaggi Scomparsi è esposta la documentazione, costituita da reperti, scritture, foto aeree, di quei villaggi della Bassa Padovana che, pur avendo talvolta assunto un ruolo importante in ambito territoriale nel tempo passato, scomparvero nel Basso Medioevo a causa di pestilenze, inurbamento, bonifiche, etc. La superficie espositiva comprende tre sale. È esposto un ricco repertorio proveniente dai resti dei focolai delle capanne (vasellame in terracotta pettinata e in pietra ollare), pezzi in ceramica, elementi di abbellimento (fibbie, spilloni in bronzo, perle, ecc..). il luogo corridoio ospita immagini di ambiente contadino, un’esposizione di ceramiche del XVI e XVII secolo, nonché un teatrino con marionette della fine del Settecento.
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