LE VARIE CHIESE A CATANIA
Catania si presenta al visitatore come l’emblema di questo connubio strettissimo e fecondo fra vita civile e vita religiosa. Nel centro storico catanese si rincorrono chiese e palazzi di stordente bellezza – molti dei quali rinati dalle ceneri delle colate laviche e dalle distruzioni dei terremoti – in un meraviglioso paesaggio soprattutto barocco che custodisce il suo massimo valore proprio nella sua forza d’insieme.
Nonostante che la maggior parte delle chiese, come delle architetture civili, si presenti con un sontuoso aspetto per lo più settecentesco, ogni angolo della città affonda le sue radici in una storia complessa e ricchissima. Catania è una distesa di chiese!
Proprio al centro storico la presenza di edifici religiosi si fa altissima. Cosa strana per chi non conosce la storia della città, le chiese “antiche” di Catania sono tutte settecentesche, tutte barocche. La spiegazione è semplice: nella storia della città esiste un “prima” e un “dopo”. Era la sera di venerdì 9 gennaio 1693 quando una forte scossa di terremoto semidistrusse la città. Il giorno dopo, tornata la calma, si prese a cercare i sopravvissuti, a smuovere le macerie e sarà l’architetto Giovan Battista Vaccarini ad essere il progettista della nuova Catania.
LA CATTEDRALE DI SANT’AGATA
La Cattedrale di Sant’Agata prende il nome dalla “santuzza” protettrice della città, la cui festa si celebra il 5 febbraio. Dalla struttura possente, la Cattedrale presenta il caratteristico contrasto tra i marmi bianchi delle decorazioni e quelli di varie tonalità di grigio. La Cattedrale di Sant’Agata, Duomo della città di Catania, è uno dei luoghi di culto più frequentati dai visitatori provenienti da ogni parte d’Italia ma soprattutto dai catanesi, devoti alla Santa, martire e protettrice della città. Edificata all’inizio del millennio scorso, la Cattedrale è stata più volte devastata da terremoti ed eruzioni vulcaniche per poi essere rimessa a nuovo nel 1711, così come appare ancora oggi dalla piazza antistante.
L’interno si presenta a croce latina e a tre navate; cinque altari separati conducono al monumento funebre in marmo riccamente decorato del vescovo dell’ultima ricostruzione, monsignor Pietro Galletti. In fondo alla navata di destra, separata da un cancello in ferro battuto, infine, c’è la Cappella di Sant’Agata, nella quale possiamo trovare le reliquie della Santa perfettamente conservate in pezzi separati.
LA CHIESA COLLEGIATA
La Basilica Maria Santissima dell’Elemosina, meglio conosciuta come Basilica della Collegiata, è una chiesa tardo-barocca di Catania, posta lungo il lato ovest della via Etnea, nell’omonimo quartiere Basilica Collegiata: essa è situata poco più a nord del Palazzo dell’Università, il quale si affaccia sulla piazza omonima.
È una delle Chiese più antiche della città, infatti, la struttura originaria fu costruita presumibilmente nei primi secoli d.C. Quasi totalmente distrutta dal terremoto del 1963, fu ricostruita da Antonio Amato che ne modificò il prospetto principale.
La chiesa della Collegiata è tra le più gettonate per i matrimoni. Si chiamerebbe in realtà basilica Maria Santissima dell’Elemosina, ma i catanesi la preferiscono decisamente il primo nome. sorge su un antico tempio pagano dedicato a Proserpina. Nei primi secoli cristiani si costruì nel sito una piccola chiesa dedicata alla Vergine Maria che in epoca bizantina era chiamata Madonna dell’Elemosina.
Nei primi secoli del cristianesimo, nel luogo dell’attuale chiesa, sorse una piccola edicola dedicata alla Madonna dell’Elemosina, da qui l’origine del nome della chiesa. Il tempio, che nei secoli divenne sempre più importante, fu frequentato dai re aragonesi e dalla loro corte per questo (nel 1396) ebbe il titolo di “Regia cappella”. Con bolla del 31 marzo 1446, Papa Eugenio IV vi istituì un collegio di canonici, scegliendoli tra i sacerdoti delle altre chiese della città; di qui il titolo di Collegiata.
Dopo il terremoto del 1693 venne ricostruita nello stesso luogo dell’antica chiesa ma rovesciata, con la facciata disposta lungo la via Etnea. Questa nuova collocazione consentiva alla chiesa di affacciarsi sulla via più larga e importante della Catania risorta dalle distruzioni. L’edificazione della chiesa settecentesca si deve all’architetto Antonio Amato su progetto del gesuita Angelo Italia. La facciata, opera straordinaria di Stefano Ittar (1758), è mossa da tutta una serie di concavità e convessità che conferiscono all’insieme musicalità ed armonia.
LA CHIESA S. MICHELE ARCANGELO AI MINORITI IN VIA ETNEA
I chierici regolari Minoriti vennero a Catania nel 1625 grazie alla protezione del Senato e l’impegno del vescovo Innocenzo Massimo. Nel 1628 si trasferirono nella chiesa di S. Michele in cui eressero una casa che fu demolita dal terremoto del 1693 insieme alla chiesa che avevano appena cominciato a costruire. Il nobile catanese Giambattista Paternò lasciò in eredità ai religiosi una grossa parte dei suoi beni. La chiesa fu costruita secondo la tipologia basilicale con le tre navate divise da pilastri, il prospetto piano e la cupola che fu iniziata nel 1771 e completata nel 1787.
Il prospetto è in bianchissimo calcare contrasta magnificamente con il nero delle strade e dei marciapiedi. All’interno c’è una scala doppia con 13 gradini di marmo; due fonti per l’acqua benedetta poggiate su tavoli in marmo, opere eccezionali in cui si fondono straordinaria perizia tecnica e armonia compositiva. Tra le opere d’arte degne di rilievo segnaliamo: una pala d’altare tardo settecentesca con S. Francesco Caracciolo e l’Arcangelo Michele; un crocefisso marmoreo e una annunciazione di Guglielmo Borremans.
LA CHIESA DI S. PLACIDO
La chiesa di S. Placido è posta nell’omonima piazza vicino al Duomo. La struttura originaria di questo edificio, risalente al 1409 e costruita sulle rovine di un antico tempio pagano, fu completamente distrutta dal terremoto del 1693 e ricostruita nel ‘700.
LE CHIESE IN VIA CRUCIFERI
Se con la ricostruzione post terremoto la via Etnea diventerà la strada dei palazzi nobiliari, la via Crociferi sarà la strada che le autorità ecclesiastiche tracceranno per costruirvi i nuovi monasteri e le nuove chiese: infatti, in non più di 200 metri si trovano quattro chiese con tre monasteri e un collegio.
Negli anni di massimo splendore via Crociferi era la strada dei giorni di festa quando tanti cittadini venivano a seguire le cerimonie e i cortei religiosi. Per la bellezza dei prospetti delle chiese che rendono il luogo molto suggestivo, in tempi recenti è stata spesso scelta come location per film: appare “Il bell’Antonio” di Bolognini e nella “Storia di una capinera” di Zeffirelli,ne “I Vicerè” di Faenza e molti altri. Qui, inoltre si svolge uno dei momenti più toccanti della festa di S.Agata, quando le suore benedettine intonano per la santa i loro soavi canti.
LA CHIESA DI S. FRANCESCO BORGIA
La Chiesa di S. Francesco Borgia (santo spagnolo nato nel 1510, parente di Carlo V) è caratterizzata dal bel prospetto in pietra bianca opera dell’architetto frate Angelo Italia e al suo interno custodisce opere di grande bellezza: come il pulpito con il drappeggio in legno ad imitazione della stoffa, la cappella di S. Ignazio, la cappella di S. Francesco Saverio rivestita di pregiati marmi. Oggi la chiesa affidata alla Soprintendenza Regionale ai Beni Culturali e vi si svolgono eventi culturali. A fianco alla chiesa c’è ex collegio dei Gesuiti.
LA CHIESA DI SAN GIULIANO IN VIA CROCIFERI
Situata nella suggestiva e caratteristica via Crociferi, è considerata da molti “la perla” della ricostruzione Settecentesca della città. Anche questo edificio è attribuito all’opera del Vaccarini ed è stato costruito presumibilmente tra il 1739 e il 1751.
La chiesa di San Giuliano dà il nome all’omonima “acchianata” che conduce in via Crociferi. Si trova di fronte al Collegio dei Gesuiti ed è contornata da una cancellata bombata in ferro battuto. L’interno ha una pianta ottagonale ed è illuminato attraverso i finestroni della grande cupola, completamente affrescata dal pittore catanese Giuseppe Rapisardi.
Secondo alcuni studiosi la chiesa di S. Giuliano può essere attribuita al Vaccarini che l’avrebbe realizzata tra il 1739 e il 1751. Il prospetto, concavo al centro, è movimentato da una loggia di coronamento che si dispone all’altezza del secondo ordine della facciata. Sul frontone spezzato, che sovrasta il portale d’ingresso, poggiano due figure femminili allegoriche. Il breve sagrato, chiuso da una cancellata, è decorato da una tessitura di sassi bianchi e neri.
In alto, la cupola è avvolta da un loggiato poligonale che ricorda quello della chiesa di S. Chiara. Da questo loggiato le religiose, spesso provenienti da famiglie della nobiltà catanese, potevano seguire la processione della festa di S. Agata che, la notte del giorno 5, saliva lungo la via Sangiuliano per svoltare, poi, in via Crociferi. L’interno, avvolto da una suggestiva luce dorata, è un grande spazio ottagonale in cui trovano posto le ampie cappelle e gli altari.
LA CHIESA DI SAN BENEDETTO
Situata all’inizio della via Crociferi, la Chiesa di San Benedetto è un esempio architettonico di tardo barocco catanese. Fu ricostruita immediatamente dopo il terremoto del 1693 insieme all’arco di S. Benedetto, da cui prende il nome.
LA CHIESA DELLA BADIA DI SANT’AGATA IN VIA VITTORIO EMANUELE
Di fianco al Duomo, affacciata sulla via Vittorio Emanuele, troviamo la chiesa della Badia di Sant’Agata. Per alcuni critici, l’edificio rappresenta il capolavoro artistico dell’architetto Vaccarini. Un vero e proprio gioiello in stile barocco siciliano.
La Badia di Sant’Agata è uno dei principali monumenti barocchi della città, opera di Giovanni Battista Vaccarini.L’edificio che oggi vediamo poggia sulle rovine dell’antica chiesa e convento dedicati alla Patrona di Catania nel 1620, da Erasmo Cicala e crollati a causa del terremoto del 1693.
Di fronte al prospetto nord della cattedrale, sulla via V. Emanuele, c’è la chiesa della Badia di S. Agata che occupa, insieme all’annesso ex monastero, un intero isolato. L’edificio che oggi vediamo poggia sulle rovine dell’antica chiesa e convento dedicati a S. Agata, nel 1620, crollati a causa del terremoto del 1693. Gioiello barocco, la chiesa Badia di Sant’Agata fu edificata da Giovanni Battista Vaccarini sulle rovine dell’antica chiesa dedicata alla santa. L’interno, piuttosto sobrio e austero, non ha dipinti alle pareti ma solo statue e mosaici sui pavimenti.
La chiesa è un capolavoro architettonico di G.B. Vaccarini (1735-1767): ha la pianta a croce greca allungata inscritta in un ovale che ha l’asse maggiore ortogonale alla facciata. Il prospetto principale, con la sua alternanza di superfici convessa-concava-convessa, al primo ordine, e tre volte concava al piano attico, ripropone una tematica molto cara al barocco: quella dell’architettura in movimento. La decorazione interna è molto semplice ed essenziale, stucchi bianchi alle pareti, statue, preziosi altari e ricami di marmo sul pavimento. Su ogni altare sono poste statue di stucco lucido: S. Euplio, S. Giuseppe, S. Agata, l’Immacolata e S. Benedetto.
LA CHIESA DEL CARMINE
La chiesa del Carmine è immersa nel colorato mondo della fiera di Catania. Sorge in un’area un tempo adibita a necropoli. Infatti all’interno del Convento settecentesco (ora sede della Caserma “Antonio Santangelo Fulci”) vi era la presunta tomba di Stesicoro. Fu costruita a partire dal 1729, dopo il tremendo terremoto del 1693 e venne consacrata nel 1880 e nel 1883.
LA CHIESA DI SANT’AGATA AL CARCERE
Al centro della piazza del S. Carcere fiorisce l’ulivo cui è dedicata una leggenda di S. Agata. Nella piazza è situata la Chiesa di S. Agata al carcere, cui si accede da una breve scalinata a est del baluardo spagnolo (resto delle mura di Carlo V).
LA CHIESA DI S. FRANCESCO D’ASSISI IN PIAZZA S. FRANCESCO
La settecentesca Chiesa di San Francesco d’Assisi è popolarmente conosciuta come dell’Immacolata. La chiesa, costruita con particolari giochi di chiaro-scuro, custodisce opere di arte sacra e conserva sei delle undici “candelore” che sfilano durante la festa di S. Agata.
La storia della chiesa è strettamente legata alla figura della regina Eleonora d’Angiò, moglie di Federico II d’Aragona e sorella del minorita S. Ludovico da Tolosa: una lapide ricorda che nella chiesa sono custodite le spoglie della regina che morì nel 1343. In una tela di pittore anonimo del Settecento (a sinistra dell’ingresso) è rappresentata la regina in compagnia di S. Chiara fondatrice dell’ordine delle Clarisse. L’interno della chiesa e ampio e luminoso e vi si possono ammirare varie e dipinti di P. Liotta, G. Rapisardi, G. Zacco.
L’ampia area presbiteriale, coperta da una finta cupola con i pennacchi dipinti, ha al centro un bellissimo altare cinquecentesco; sullo sfondo è un grande affresco di F. Battaglia con l’episodio dell’indulgenza della Porziuncola.
A destra dell’altare è l’organo sul quale si esercitava il piccolo Vincenzo Bellini che era nato nel palazzo Gravina-Cruyllas che si trova proprio di fronte alla chiesa. Oggi nella casa natale di Bellini è stato allestito un museo che conserva manoscritti e memorie del grande musicista catanese.
LA CHIESA DI SAN NICOLO’
Una delle più grandi di tutta la Sicilia, la chiesa di San Nicolò ha una storia lunga e travagliata. L’impianto originale risalirebbe alla fine del Cinquecento, ma la colata lavica del 1669 prima, e il terremoto del 1693 poi, la distrussero completamente.
La chiesa di San Nicolò l’Arena è la più grande della Sicilia. Nel 1693 la sua costruzione fu interrotta dal violento sisma che colpì la Sicilia sud-orientale. Nel 1730 si riprese il cantiere in cui operarono Andrea e Antonio Amato, Francesco Battaglia, Stefano Ittar, Carmelo Battaglia Santangelo. Si deve a Stefano Ittar, subentrato al suocero Francesco Battaglia, dopo che la navata destra nel 1755 aveva subito alcuni cedimenti strutturali, l’innalzamento nel 1780 della grande cupola all’incrocio fra navata e transetto.
LA CHIESA DI SAN BIAGIO IN PIAZZA STESICORO
La chiesa di San Biagio, detta anche chiesa di Sant’Agata alla Fornace, fu costruita nel XVIII secolo dopo il tremendo terremoto del 1693. Sorge sul luogo in cui, secondo la tradizione, era ubicata la fornace nella quale Sant’Agata subì il martirio. La Patrona di Catania, dopo essere stata rinchiusa in carcere per non aver voluto abiurare alla sua fede, venne prima sottoposta alle torture con il fuoco e quindi le furono asportate le mammelle.
Situata in piazza Stesicoro, la Chiesa di S. Biagio, o di “Sant’Agata alla fornace”, si affaccia sulle rovine dell’anfiteatro romano.
Anche questo edificio, il cui impianto originale risale al 1098, è stato ricostruito nel Settecento dopo il terremoto del 1693, per volere del vescovo Andrea Riggio che v’instituì la congregazione dei preti secolari sotto il nome di “Maria Santissima dei sette dolori”, come ricorda il medaglione dell’Addolorata incastonato al centro della facciata, e realizzato dallo scultore Salvatore Calì.
Luogo del culto agatino custodisce “la fornace” (posta dietro l’altare in una teca di vetro), reliquia che ricorda il martirio dei carboni ardenti subito da Sant’Agata, da cui deriva il nome popolare dell’edificio “carcarella”, che significa appunto “piccola fornace”.
Storicamente rilevanti sono anche il Crocefisso in legno e l’Addolorata in argento del XVIII secolo.
La chiesa di S. Biagio si trova in piazza Stesicoro proprio di fronte alla grande trincea con i ruderi dell’anfiteatro. La facciata, preceduta da una gradinata, è tarda settecentesca. Le origini di questa chiesa risalgono al 1098. Dopo il terremoto del 1693 venne riedificata per volere del vescovo Andrea Riggio che vi incorporò la chiesa filiale di S. Biagio di cui il tempio prese nome.
Il presbiterio contiene due cappelle, una dedicata al Crocifisso (sinistra) e una dedicata a S. Agata. In questa cappella è custodita una preziosa reliquia che la tradizione lega al martirio della patrona di Catania, la cosiddetta “fornace” di S. Agata da cui viene il nome popolare della chiesa la “carcarella”. La “fornace” è custodita da un vetro; una iscrizione latina ci ricorda una delle fasi più drammatiche della vicenda umana di Agata, il tormento con i carboni ardenti; dice infatti l’iscrizione: “Qui fu travolta fra i carboni accesi”.
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