CHI È IL PUPARO
Il Puparo è l’artista-artigiano, vero fulcro dell’Opera dei Pupi. Ogni puparo ha i suoi trucchi e tecniche sceniche ed il proprio repertorio spesso personalizzato del quale è molto geloso e che rivela ai suoi aiutanti, anche se appartenenti alla sua famiglia, il più tardi possibile. Essere un bravo puparo non significa solo essere un bravo artigiano, ma anche esser un bravo attore visto che egli ha il compito di animare i pupi e di dar loro la voce.
CHI È IL PUPARO
Nello specifico questi burattinai, siccome lavorano con i Pupi, sono chiamati pupari. La loro è un’arte che unisce inventiva, capacità attoriali per modulare la voce e i toni in base al personaggio che si interpreta ma anche tanta passione per le tradizioni.
Il puparo è un lavoro piuttosto complesso, perché non si limita solo a manovrare i pupi. Il puparo deve gestire tutto lo spettacolo e l’intera compagnia con cui lavora. Allo stesso tempo è un artigiano, deve saper costruire un pupo, saperlo mettere in scena e dargli vita in teatro.Alle sue dipendenze lavorano almeno due aiutanti-apprendisti e richiedeva la collaborazione del fabbro-ferraio (per la realizzazione delle armature dei pupi), del pittore (per la realizzazione dei cartelloni e per la decorazione del teatro) e dello scrittore di dispense (da cui trarre i copioni). Spesso i componenti della famiglia aiutano il puparo nello svolgimento del suo “mestiere”, che nel tempo si è dovuto fare carico anche di dette competenze.
L’ARTE DEL PUPARO
L’’arte del Puparo, che tramandata di padre in figlio, accende la magia di queste antiche storie di eroismi e di tradimenti, di streghe e stratagemmi, di mori spesso malvagi e sanguinari che assediano città ed insidiano donzelle contendendone l’amore a cavalieri valorosi. La maestria del Puparo sta, oltre che nel manovrare i pupi, nella recitazione.
Da solo, o al massimo aiutato da un collaboratore, recita tutti i dialoghi cambiando voce in base al personaggio che è di scena e creando, solo con la forza dell’interpretazione e di un pizzico d’inflessione dialettale, viva attenzione, souspance e la forte partecipazione emotiva del pubblico. Momento immancabile in ogni dramma è la scena della battaglia o del duello durante il quale le marionette, tutte con elmo e corazza come all’epoca di Carlo magno, sguainano le spade, si proteggono con lo scudo e poi vanno all’attacco cozzando con violenza tra di loro.
- C’è da dire che il pupo palermitano è alto poco meno di un metro e pesa 8 kg.
- Ha le ginocchia snodate e, manovrato con maestria dal puparo, risulta agilissimo nei movimenti, veloce e scattante nei duelli.
Ma vengono prima le saghe cavalleresche, il Puparo o i Pupi?
Secondo noi prima vengono i teatri, posti unici adibiti esclusivamente a questa forma di spettacolo. A Palermo ce ne sono tanti, tornati in auge dopo gli anni d’oblio dell’edonismo reganiano.
L’OPERA DEI PUPI DEI FRATELLI NAPOLI
L’opera dei pupi è ancora teatro. I pupari veri sono ancora gente di teatro. I fratelli Napoli sono pupari veri, non soltanto ostinati cultori di una tradizione familiare. Sono anche questo ma non solo questo. Sono gli eredi e i continuatori di una grande avventura. Un’avventura artistica affascinante. Un’avventura scandita dal ritmo delle generazioni. Da generazioni, infatti, creano un linguaggio teatrale, fatto di parole, di movimenti, di immagini, di suoni. E sono autori e attori, scenografi e costumisti, tecnici delle luci e musicisti, impresari e macchinisti. E sono protagonisti di uno spettacolo che nasce con spontanea immediatezza dal contatto con un pubblico partecipe e, insieme è frutto di un grande impegno professionale.
L’opra de’ pupi dei fratelli Napoli è teatro. Non si spiega altrimenti il successo di alcuni loro tentativi di rinnovare, senza stravolgerla, la formula del teatro dei pupi. In essa hanno calato testi non ispirati all’epopea cavalleresca. Hanno rinnovato temi e utilizzato canali di trasmissione diversi da quelli tradizionali. E il pubblico ha capito. I fratelli Napoli non rispolverano schemi mummificati ad uso di spettatori distratti e compiacenti. Fanno teatro. I pupi dai loro volti espressivi e dai colori squillanti ne sono gli attori.
LE SCUOLE DEI PUPARI
Quella dei pupi siciliani è un’esperienza ricca, attraverso di loro viene raccontata profondamente la cultura siciliana, nella sua profondità e dalle sue origini.
Come per tutte le tradizioni popolari, ci sono diverse scuole di appartenenza dei pupari. Le più conosciute sono quelle palermitane e catanesi, ma anche la scuola messinese ha la sua importanza. Le scuole differiscono soprattutto nel modo di muovere le marionette ma anche le marionette stesse hanno delle differenze di misure e di abbigliamento.
La rappresentazione dell’Opera dei Pupi porta in scena diversi pupi, ma ognuno di essi ha una propria individualità che si manifesta visivamente con una corazza e con un mantello specifici. Ogni pupo diventa una piccola star e il pubblico affezionato tende a far il tifo per l’uno o per l’altro cavaliere.
I PUPARI IN ATTIVITA’ E LE PRINCIPALI SEDI
Nel 1835, nel catanese, il primo puparo fu Gaetano Crimi.
Altro storico puparo è don Gaetano Napoli, che nel 1921, a Catania, aprì il suo primo teatro, dando inizio a una tradizione familiare che vive ancora oggi. Giunta alla quinta generazione di pupari senza interruzioni e senza sosta, la compagnia offre la visita guidata all’Antica Bottega del puparo, in Via Reitano, 55 a Catania (zona Castello Ursino).
I Pupi siciliani sono una tradizione familiare siciliana. Le tracce della tradizione dell’Opera dei Pupi nelle città siciliane sono:
- Palermo: è possibile visitare una ricca collezione di Pupi presso il Museo Internazionale delle Marionette Antonio Pasqualino e il Museo Etnografico Siciliano Giuseppe Pitrè. Uno dei più noti pupari palermitani è Mimmo Cuticchio.
- Catania: la compagnia più importante di pupari ha sede a Catania ed è stata fondata nel 1921 da Gaetano Napoli. Si è arrivati alla quinta generazione di pupari, tenendo sempre alto il prestigio di questa forma di teatro popolare locale. Tutta la provincia catanese è innamorata dei Pupi infatti ci sono numerosi musei anche ad Acireale, Giarre, Caltagirone e Randazzo.
- Messina: qui la tradizione dei Pupi è stata portata avanti dalla famiglia Gargano. Ormai da cinque generazioni si tramandano l’arte teatrale dei Pupi e hanno una vasta collezione di pupi e manoscritti dell’Ottocento. pupi siciliani sono patrimonio Unesco.
I LUOGHI DI CULTO PER GLI APPASSIONATI DEI PUPI
I veri e propri luoghi di culto per gli appassionati dei pupi sono indifferentemente piccoli locali con file di panche in legno a formare una platea di fronte ad un palcoscenico rialzato che ricorda un altare e fa somigliare il teatro dei pupi ad una chiesa. A pensarci bene, ogni rappresentazione segue i canoni di un vero e proprio rito. Tutti sanno l’orario della messa in scena. Si fa il biglietto e si prende posto in sala. Si spengono le luci e il puparo, sempre invisibile dietro le scenografie, attacca a raccontare mentre i pupi recitano la loro parte.
La potenza evocativa di ogni rappresentazione risiede innanzitutto nei testi, quasi tutti drammatici, ambientati al tempo di Carlo Magno Re dei Franchi, dei Paladini di Francia e delle Crociate. “Le donne, i cavallier, l’arme, gli amori…”, alla base di ogni pièce teatrale ci sono le imprese epiche e i personaggi dei poemi cavallereschi della letteratura italiana. E come se ogni sera L’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, La Gerusalemme liberata di Torquato Tasso e L’Orlando innamorato di Matteo Maria Boiardo prendessero vita.
LA SOPRAVVIVENZA DEI PUPARI
Ancora oggi sopravvivono alcuni pupari che cercano di mantenere viva la tradizione: alcuni proponendo rappresentazioni per turisti, altri attraverso una vera e propria rassegna teatrale. Tra le storiche famiglie di pupari c’erano la famiglia Munna di Monreale, che inventò la famosa “battaglia danzante” e compose i copioni per l’opera, come La distrutta di Agrigento, storia d’amore e di vendetta, Giacomo Cuticchio di Gela e il figlio Mimmo a Palermo. Poi le famiglie Argento, Mancuso famiglia Bumbello (compagnia Brigliadoro) e Greco di Palermo, la famiglia Canino di Partinico e Alcamo, le famiglie Crimi, Trombetta e Napoli di Catania, la famiglia Mangano di San Pietro Clarenza, le famiglie Pennisi, Macrì e Grasso di Acireale, la famiglia Profeta di Licata, le famiglie Puglisi e Vaccaro-Mauceri di Siracusa, la famiglia Immesi di Barletta, Lucio Corelli di Torre Annunziata e G.Botta a Sulmona.
Le più ricche collezioni di pupi si possono ammirare a Palermo, al Museo internazionale delle marionette Antonio Pasqualino, al Museo etnografico siciliano Giuseppe Pitrè e a Palazzo Branciforte.
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