LA STORIA DELL’ELEFANTE SIMBOLO DI CATANIA

la storia dell’elefante simbolo di catania

L’elefante di pietra lavica che si trova al centro di Piazza Duomo, a Catania, che è la parte essenziale della struttura architettonica della fontana dell’elefante, è chiamata dai catanesi “Liotru”. Probabilmente deve il suo nome al mago Eliodoro. Questi era un nobile catanese che aveva tentato senza successo di diventare Vescovo della Diocesi di Catania. Non riuscì nell’impresa. Rinnegò il cristianesimo, abbracciò l’ebraismo e fu considerato un negromante. Il suo oppositore fu il Vescovo di Catania Leone I “Il taumaturgo” che lo condannò al rogo in Piazza Duomo, chiamata all’epoca platea magna.

Che l’elefante sia il simbolo di Catania lo sanno tutti. Ma molti non conoscono nei dettagli la vera storia del ‘liotro’ tirato su dall’architetto Gian Battista Vaccarini nel 1737, nell’ambito della ricostruzione della città che aveva bisogno di curare le proprie ferite dopo il terremoto disastroso dell’11 gennaio 1693.

LA REALIZZAZIONE DELLA STATUA DELL’ELEFANTE

Non esistono documenti storici sulla realizzazione della statua dell’elefante. Secondo il geografo arabo Idrisi venne realizzata durante la breve dominazione cartaginese. Altre ipotesi sono quelle che ne danno la costruzione ai Romani dopo la vittoria su Pirro, altre ancora dicono che furono i bizantini a realizzarla. È certo che nel 1239 diventò simbolo ufficiale della città, prima di allora l’emblema cittadino era l’effigie di San Giorgio.

La statua prima di diventare un’opera monumentale si trovava dentro il Palazzo della Loggia, attuale Palazzo dei Chierici, sempre in Piazza Duomo. Dopo il sisma del 1693 il Palazzo della Loggia fu distrutto, il Liotro si salvò, tranne le zampe posteriori che si frantumarono. L’architetto Giovanni Battista Vaccarini restaurò le zampe della statua e tra il 1735 e il 1737 realizzò la fontana dell’elefante.

La statua del pachiderma di basalto nero ricavata da un unico blocco pietra lavica è l’elemento principale della fontana. Il Liotro è sormontato da un obelisco egittizzante, probabilmente proveniente da Syene (oggi Assuan). Secondo l’ipotesi del Principe Ignazio Paternò Castello questo obelisco era uno delle due volte del circo massimo dove giravano le bighe, l’altro giro è dentro il Castello Ursino.

Nel 1755 venne aggiunta la vasca. Nel 1826 la fontana fu circondata da una cancellata e un giardino. Nel 1905 venne realizzata una seconda vasca. Nel 1998 furono eliminati la cancellata e il giardino. Il simbolo di Catania, l’elefante di pietra lavica che si staglia al centro di Piazza Duomo nel cuore della città, è legato ad una storia di un vescovo fallito e mago di malefatte ed inganni.

LA STORIA DELL’ELEFANTE DI CATANIA

La statua dell’elefante in pietra lavica a Catania esisteva già prima del terremoto del 1693, ma era stata danneggiata dal sisma. Vaccarini aggiunse gli occhi in pietra bianca e le zanne issandola poi sulla fontana monumentale con la proboscide rivolta verso S.Agata.

L’obelisco ‘egizio’ non è opera sua, probabilmente fu portato a Catania durante le crociate da Syene e poi collocato sopra il pachiderma.

Secondo il geografo arabo Idrisi, che giunse in Sicilia nel XII secolo, gli antichi abitanti di Catania consideravano l’elefante un simbolo di protezione contro le eruzioni dell’Etna e la statua originale sarebbe stata costruita durante la dominazione cartaginese.

Sempre secondo antiche leggende, avrebbe scacciato degli animali selvatici durante la fondazione dell’antica ‘Katane’.

Prima del 1239 il simbolo di Catania era San Giorgio. Il ‘Liotru’ è subentrato solo nel 1239. I catanesi decisero di cambiare in seguito ad una serie di rivolte per poter passare da semplice dominio di un vescovo-conte a città demaniale. La prima attestazione ufficiale del nuovo simbolo si deve ad una seduta del Parlamento avvenuta a Foggia, nel 1240.

Altro aneddoto curioso è quello che collega l’elefante in pietra con il mago Eliodoro. Lo stesso nome (Liotru) sarebbe una storpiatura di quello dell’antico mago-burlone che, secondo la leggenda, tormentava i catanesi con le sue stregonerie. La storia narra che fu lui stesso a scolpirlo con la lava dell’Etna e a dargli vita con la magia per girare in città sul suo dorso. Eliodoro era in grado di acquistare qualsiasi mercanzia con pietre preziose ed oro, che però diventavano normali sassi nelle mani dei poveri mercanti.

L’ELEFANTE PRENDE IL NOME DA UN LEGGENDARIO PERSONAGGIO

Se mai chiedeste ad un catanese il nome della scultura dell’elefante vi risponderebbe: “quello è u’ Liotru”. Non tutti sanno, forse, che l’Elefante catanese prende il suo nome da un misterioso personaggio a metà tra finzione e verità. L’appellativo “Liotru”, in effetti, altro non sarebbe che una storpiatura dialettale del nome Eliodoro che secondo la leggenda plasmò con le sue mani dalla lava incandescente dell’Etna l’elefante di pietra. Il mago era in grado di far prendere vita alla statua, per poi cavalcarla mentre compiva le sue magie e scagliava maledizioni rendendo impossibile la vita degli abitanti della città.

Esistono diversi aneddoti sul potere di Eliodoro di Catania e sulla sua natura burlesca e dispettosa. Uno di questi racconta che fosse in grado di acquistare qualsiasi mercanzia con pietre preziose ed oro, che però diventavano normali sassi nelle mani dei poveri mercanti. Ma fonti storiche rivelano che questo personaggio è davvero esistito: Eliodoro nacque da una famiglia facoltosa e nobile di Catania nell’VIII secolo d.C. Fin dalla giovane età abbracciò la religione cristiana, sperando di riuscire a diventare vescovo della Città e, magari, prefetto. A quel tempo la Sicilia faceva parte dell’Impero Bizantino e la giurisdizione di Catania, tra il 765 e il 785 d.C., era stata affidata a Leone II il Taumaturgo. L’ambizioso Eliodoro, sebbene tutti gli sforzi, non riuscì mai a ottenere l’incarico di prefetto, divenendo uno strenuo oppositore di Leone II.

IL LEGAME DI ELIODORO CON IL LIOTRU

Si narra che un giovane e nobile siciliano, Eliodoro, cristiano fino al midollo ed intenzionato a diventare vescovo, modificò le sue inclinazioni dopo aver fatto la conoscenza di uno stregone di origine ebraica che lo convinse a sposare l’arte della magia e che gli prestò un libro dove veniva indicato come invocare il Demonio per chiedergli quello che lo avrebbe reso più felice.

Una notta Eliodoro si recò in cima ad una colonna per invocare il demonio e gli chiese di esaudire ogni suo desiderio in cambio dell’abbandono della fede cristiana. La leggenda vuole che sia stato proprio Eliodoro a scolpire con la lava incandescente il simbolo della città, un elefante, ed è proprio andando in sella a quest’ultimo che si divertì per un po’ di tempo a torturare e sottomettere i catanesi.

Arrivò però un tempo nel quale i cittadini decisero di ribellarsi ed al mago, per sfuggire alla loro ira, non restò che rifugiarsi all’interno dell’elefante, dove si ritiene sia ancora intrappolato.  Altri storici fanno invece risalire la morte di Eliodoro per mano del vescovo Leone, che celebrò un rito propiziatorio grazie al quale il mago prese fuoco e scomparve nelle sue ceneri. C’è oggi chi ritiene che l’appellativo Liotru non sia altro che una storpiatura del nome ‘Eliodoro’.

Il legame del mago con la città etnea, comunque, non ha tanto a vedere con i suoi natali, bensì con il suo simbolo più rappresentativo, l’Elefante. L’appellativo del “Liotru”, in effetti, altro non sarebbe che una “storpiatura” dialettale del nome Eliodoro. La leggenda vuole che l’amata e simbolica statua di pietra, divenuta nei secoli l’immagine più emblematica associata alla Città, sia stata plasmata dalle mani dello stesso Eliodoro, modellando la lava incandescente del Vulcano.

LA PERFIDIA DI ELIODORO

Divenuto un potente mago, Eliodoro non adoperò le sue arti mistiche con saggezza, bensì diede sfogo alla sua cattiveria e si dedicò alle più disparate malefatte. In sella al Liotru, lo stregone scorrazzava per Catania, divertendosi con le più svariate angherie e rendendo impossibile la vita dei cittadini. Eliodoro usò i suoi poteri per fare scherzi e dispetti agli abitanti di Catania.

Stando a uno dei più famosi, convinse il nipote del vescovo a puntare su un cavallo durante una corsa. Il cavallo raggiunse per primo il traguardo ma, in quel momento, si trasformò in un demone e volò via, e il nipote del vescovo non poté incassare la vincita.

L’episodio più famoso è sicuramente legato a u Liotru, l’elefante simbolo di Catania che ancora oggi fa mostra di sé in piazza Duomo. Si dice che Eliodoro lo avesse forgiato dalla lava dell’Etna e lo avesse cavalcato egli stesso mentre compiva magie e rendeva impossibile la vita degli abitanti di Catania.

Del tutto inutili erano gli sforzi del vescovo per acciuffare e giustiziare il mago, poiché costui aveva la capacità di dileguarsi magicamente e, pare, che potesse manipolare a piacimento gli elementi naturali. Nonostante ciò, l’imperatore Costantino riuscì finalmente a condannarlo a morte, imponendo che venisse bruciato vivo.

Nessuno riusciva a sconfiggere il terribile mago: lo stesso imperatore di Costantinopoli, esasperato dalle notizie funeste che giungono dalla città di Catania, invia spedizioni di filosofi, eserciti, intellettuali e santoni di ogni genere, ma nessuno ha la meglio sul terribile Eliodoro, imbattibile grazie anche al possente elefante di pietra con cui poteva spostarsi volando da un luogo all’altro. Il vescovo lo condannò a morte per le sue pratiche, ma erano tutti inutili gli sforzi per acciuffare e giustiziare il mago, poiché costui aveva la capacità di dileguarsi magicamente e, pare, che potesse anche manipolare a piacimento gli elementi naturali.

LA SCOMPARSA DI ELIODORO

Un giorno, mentre il vescovo san Leone celebrava gli Uffici Divini nell’antica chiesa di Santa Maria di Betlemme (che sorgeva in loco dell’attuale cattedrale), Eliodoro e i suoi discepoli entrarono nel tempio pronunciando blasfemie verso la religione cristiana e lo stesso vescovo. San Leone da parte sua non si scompose e completò le celebrazioni, al termine delle quali si rivolse al mago per porgli una sfida: chi dei due avesse attraversato le fiamme del rogo davanti il tempio e ne fosse uscito incolume sarebbe stato colui la cui dottrina predicata è verità e degna di fede.

Il primo ad attraversare il fuoco fu il santo, e tra lo stupore e la meraviglia dei presenti rimase illeso. Lo seguì il perfido Eliodoro, che nonostante il suo ricorso alla magia, rimase prigioniero delle fiamme, immobilizzato anche dalla stola che San Leone gli lanciò. Così Catania fu liberata dalle oscure trame del mago, e rimase fedele al suo vescovo e alla dottrina cristiana.

Eliodoro scomparve nelle sue ceneri, mentre l’elefante da lui creato venne recuperato e posto a guardia della porta cittadina coe prova della sua sconfitta. U’ Liotru divenne il simbolo eterno di Catania, rendendo il nome del mago immortale e incarnando in sé lo spirito e l’identità etnei.

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