LE POSTIERLE E LE PORTE INTERNE A CATANIA

le postierle e le porte interne a catania

Insieme alle porte che conducevano in città, ricavate lungo la cortina muraria e di uso pubblico, le mura di città presentavano diverse aperture “di servizio”, dette postierle, solitamente non segnalate nelle planimetrie generali in quanto accessi secondari.

Erano porticelle di servizio, ad uso privato, nonché monumentali porte di rappresentanza. A queste si aggiungano altre porte che forse un tempo si dovettero trovare lungo una cortina muraria interna, ma di cui rimane la sola memoria storica.

Tuttavia, grazie ad alcune stampe firmate da Tiburzio Spannocchi a cui fu affidata la supervisione delle mura in vista di una loro riformulazione e rafforzamento, si è in grado di identificare con certezza almeno due di esse.

1) LA PORTA DELLA CUNZARIA

Una è la Porta della Cunzaria, sita presso il Bastione Grande o di San Salvatore, conduceva a una conceria di pelli che nel XVI secolo era ubicata dove oggi sorge la Dogana Portuale e che nel Settecento venne adattata a lazzaretto, su uno sperone lavico a picco sul mare. La porticciuola fu chiusa certamente dopo l’eruzione del 1669, in quanto non compare più menzione di tale apertura in piante posteriori a tale data.

La Porta della Cunzaria era una postierla sita presso il Bastione Grande o di San Salvatore, conduceva ad una conceria di pelli che nel XVI secolo era ubicata dove oggi sorge la Dogana Portuale e che nel Settecento venne adattata a lazzaretto, su uno sperone lavico a picco sul mare. La porticciuola fu chiusa certamente dopo l’eruzione del 1669, in quanto non compare più menzione di tale apertura in piante posteriori a tale data.

2) LA PORTA DI SORTIRE

Un’altra apertura era la Porta di Sortire, la «via di fuga» dal fossato del Castello Ursino che si apriva a ridosso del Bastione di San Giorgio. Altre postierle si aprivano presso alcuni dei bastioni, tuttavia di esse non ci è rimasta denominazione alcuna.

LE PORTE INTERNE

Per “porte interne” si intendano gli archi e le porte che in alcuni periodi assunsero più un carattere celebrativo che difensivo, situate all’interno della cortina muraria e non lungo la stessa. La loro presenza è certa solo grazie a fonti storiche e documenti cartografici precedenti al sisma del 1693.

L’ARCO DI MARCELLO

Veniva definito dagli storici Arco di Marcello un edificio di robusta fabbricazione crollato nel 1693 ed i cui resti furono demoliti che si trovava dove oggi è la via Vittorio Emanuele II, a lato della chiesa di San Francesco. Di tale edificio tuttavia, che Lorenzo Bolano descrisse come fosse una Porta, è stata messa in dubbio la funzione, ritenendolo piuttosto i resti di un tempio greco. Un altro arco si sarebbe trovato invece presso la chiesa di Santa Maria della Consolazione, oggi non più esistente, presso l’odierna via del Fortino Vecchio, ma di questa struttura sono pochi e incerti i riferimenti.

LA PORTA DI ELIODORO

La Porta di Eliodoro dava o prendeva il nome dall’elefante in pietra lavica che la decorava. Di incerta origine, forse esistente in epoca Normanna, venne demolita nel 1508, quando l’elefante venne trasferito sulla facciata della Loggia senatoria da don Cesare Gioeni. Di questa porta rimangono tuttavia le rappresentazioni nelle cartografie cinque e secentesche.

IL PIAN DI SANT’AGATA

Il Piano S.Agata era uno spazio vasto per l’epoca, ampliato nel 1599 per volontà del vicerè. Vi sorgeva la cattedrale fondata nel 1091 da Ruggero il Normanno, con il vescovado e il campanile, allora il più alto d’Europa. Con il sisma del 1693 rovinò paurosamente sulla chiesa distruggendola. Nell’immagine è possibile vedere il Palazzo o Loggia del Senato e l’Elefante, simbolo di città, allora senza la «ricostruzione» fattane da Vaccarini, dunque senza obelisco e senza le insegne di Sant’Agata. Nella piazza c’erano anche banche e le botteghe degli orefici e degli argentieri. Nei giorni della festa di Sant’Agata era addobbata di arazzi e di luci e ospitava una fiera ricca di mercanzie.

LA TORRE DI DON LORENZO GIOENI

La torre di Don Lorenzo Gioeni sorgeva nel quartiere di Sant’Agata la Vetere ed era uno dei più importanti palazzi privati di città, ubicato sulla collina di Monte Vergine dove oggi sorgono il collegio Pio IX e l’ospedale Santa Marta. Nel 1516 fu presa d’assalto dai rivoltosi catanesi che non volevano come capitano d’armi don Giovanni Gioeni che vi si asserragliò con i suoi fedelissimi. Nel 1576 vi furono ricoverate in convalescenza le donne scampate alla peste. In questa Torre, nel 1669, si trasferirono i soldati spagnoli di guardia al castello Ursino investito e parzialmente coperto dalla colata lavica. Crollò nel sisma del 1693.

LAPORTA DEL FORTINO O PORTA FERDINANDEA

Inaugurata come Porta Ferdinandea, dai catanesi venne battezzata come Porta del Fortino e tutt’ora è così appellata. Questo nome popolare deriva dalla presenza di un fortino costruito dopo la rovinosa eruzione lavica del 1669 per fortificare la città ritrovatasi senza difese sul lato occidentale.

Sita tra Piazza Palestro e Piazza Crocifisso, alla fine di via Garibaldi, fu eretta nel 1768 su progetto di Stefano Ittar e Francesco Battaglia per commemorare le nozze di Ferdinando di Borbone e Maria Carolina d’Asburgo-Lorena. Un tempo era una delle più importanti vie d’accesso della città per il commercio che si svolgeva da e per la Sicilia Occidentale, durante tutto il giorno si poteva assistere al passaggio di numerosi carretti di contadini che vi transitavano per recarsi a lavorare nei vasti campi della “Piana”.

La porta del Fortino è una meravigliosa testimonianza del fervente barocco catanese. L’elegante bicromia del nero della pietra lavica e del bianco della pietra di Lentini la rendono unica.

La Porta presentava ai lati due torrioni semiconici, mentre l’intera piazza riprendeva il gusto bicromo della Porta, cui pure faceva da contraltare una coppia di egide con le armi borboniche poste a ingresso della piazza (oggi piazza Palestro) sul lato opposto alla Porta. L’intero apparato decorativo esterno a essa, però, venne demolito nel corso del XIX e degli inizi del XX secolo, così che oggi di quell’aspetto non restano che stampe settecentesche e sbiadite foto degli inizi del XX secolo.

Porta Ferdinandea è ricca di simboli legati alla città: Sant’Agata, l’elefante e la fenice simbolo mitologico di rinascita.

L’iscrizione “Melior de cinere surgo” che si legge sotto l’arco significa “rinasco migliore dalle ceneri”, motto della costruenda città che sintetizza la fierezza e la tenacia di Catania e dei catanesi che, per motivi bellici o calamità naturali si sono ritrovati instancabili a dover ricostruire sempre più bella la propria città.

La Porta è un simbolo della città che domina imponente in un quartiere ad alta densità popolare, gremito di viuzze che si snodano tra le case basse, le cui facciate sono provate dal tempo. È protagonista anche durante la festa di Sant’Agata con “‘U focu ddu futtinu” che è uno degli appuntamenti clou.

La Porta del Fortino è presente anche in alcune leggende e modi di dire della tradizione popolare. Per citarne alcuni il detto “Su passi du futtinu e non si arrubbatu: Puddu Cisca, o e’ ‘ngalera o è malatu”, o ancora “Passannu sutta l’arcu d’u futtinu/ ti trovi di Palestru ‘nta lu chianu/ e senza fari chiù tanti vaneddi/arrivi drittu drittu ‘e tri canceddi”. Quest’ultimo legato al fatto che proprio la Porta del Fortino era il luogo di scioglimento dei cortei funebri data la sua vicinanza al cimitero.

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