LE LEGGENDE DI PIAZZA UNIVERSITA’ A CATANIA

le leggende di piazza universita’ a catania

La Piazza Università si trova lungo la Via Etnea a pochi passi da Piazza Duomo, dove risiede il vero cuore barocco di Catania. Nel 1696 venne costruito il palazzo dell’Università dopo il terremoto, estremamente distruttivo, di tre anni prima. Il progetto fu portato avanti da diversi architetti tra i quali ricordiamo Giovanni BattistaVaccarini, Francesco e Antonino Battaglia. Esattamente di fronte, ad est, sorge il palazzo San Giuliano (costruito nel 1738). A sud della piazza si trova il lato posteriore di palazzo degli Elefanti, sede del municipio della città, e palazzo Cilestri che risale alla seconda metà del Settecento. Infine, a nord, si può notare il palazzo Gioieni d’Angiò e, a nord-ovest, il Palazzo La Piana.

Quattro maestosi edifici creano il perimetro della piazza, sono: Palazzo San Giuliano, Palazzo dell’Università, Palazzo Gioeni d’Angiò e Palazzo degli Elefanti. Al centro della pavimentazione in pietra lavica campeggia il grande stemma della città di Catania. Sempre ben visibile, tranne che durante il periodo natalizio, quando viene nascosto da un grande albero addobbato a festa. Per il resto, Piazza Università è uno spazio aperto, sobrio e dalle dimensioni adatte ad ospitare eventi a cui accorrono un gran numero di persone. Non a caso è il luogo che viene scelto per concerti, festival e grandi manifestazioni. Non ci si può permettere di occupare ulteriore spazio, neanche con delle panchine.

E’ VIETATO SEDERSI IN PIAZZA UNIVERSITA’

Via Etnea è lunga circa tre chilometri. Un rettilineo costeggiato da vetrine e bar con verande esterne in cui sedersi e rifocillarsi con delizie dolci e salate. Approfittatene, perché arrivati a Piazza Università non potrete accomodarvi così facilmente. A meno che non optate di consumare qualcosa in uno dei locali ai margini del quadrato.

Piazza Università non ha panchine, non ha scaloni, neanche un porticato dove ripararsi dal sole. Architetti poco attenti? Niente affatto. Anzi, erano tra i migliori dell’epoca. La piazza risale almeno al 1696. Forse il galateo di quel periodo non ammetteva che i passanti potessero sedersi in strada? Attendiamo che gli esperti rispondano a questa domanda e tentiamo di dare una soluzione temporanea a questo dubbio. Occhi aperti e prontezza di riflessi neuronali: rimbocchiamoci le maniche.

LE LEGGENDE DI PIAZZA UNIVERSITA’

Un bel po’ di storia, di leggende e di magia per un’unica piazza del centro storico etneo.

Passeggiando lungo la via Etnea, merita una sosta Piazza Università dove si possono ammirare quattro lampioni di bronzo davvero particolari: essi, infatti, raccontano le quattro leggende di Catania. Realizzati nel 1957 dal maestro Mimì Maria Lazzaro e dallo scultore Domenico Tudisco, i lampioni si trovano agli angoli della piazza e costituiscono una fondamentale testimonianza della cultura popolare catanese. Con una rappresentazione grafica attenta nei dettagli in una base non più grande degli altri lampioni della città, le quattro leggende di Catania possono passare inosservate mentre si cammina verso il centro ma non possono sfuggire ad un occhio attento!

Vediamo insieme allora quali sono le leggende divenute ormai parte integrante delle radici dei catanesi.

IL TOUR DELLE QUATTRO LEGGENDE

Due fratelli un po’ trasandati, una bellissima ragazza, un sub e un giovane che si è fatto da solo formano una combriccola stravagante che ha scelto il suo punto di ritrovo a Piazza Università. Loro sì che, a differenza delle panchine, trovano posto nella piazza. Stupitevi, ma non troppo. Come detto, a Catania è possibile vedere di tutto e di più. Aguzzate la vista e li vedrete nei quattro lampioni in bronzo posti agli angoli di Piazza Università. Forgiati nel 1957, i quattro candelabri vennero commissionati dall’architetto Corsaro a due artisti catanesi, Mimì Maria Lazzaro e Domenico Tudisco. Maestro il primo e suo allievo il secondo, ebbero un’idea eccezionale per assolvere al loro compito. Grazie a loro la piazza dedicata al massimo grado di istruzione rende onore anche alla cultura popolare. Anzi, l’illuminazione della piazza è proprio affidata a loro, e non è un caso che sia così.

La bella Gammazita, nostalgica della vita, vi parlerà del suo amore per la libertà. L’orgoglioso Uzeta racconterà della grinta che gli ha permesso di svestirsi degli stracci ed indossare una sgargiante armatura. Gli umili fratelli Pii, completando l’uno le frasi dell’altro, ricorderanno come altruismo sia riusciti a metterli in salvo dalla lava. Colapesce, antenato di tutti gli appassionati di immersione parlerà di come ha trasformato la testardaggine adolescenziale in spirito di dedizione.

Insomma, le storie di questi giovani catanesi spiegano quali sono i principi che guidano Catania e i catanesi. Non solo. Ci portano alla scoperta di angoli della città in cui vale la pena perdersi, ancor di più dopo che si è conosciuto la loro storia. Seppur in maniera diversa, Gammazita e Uzeta ci portano alla scoperta del quartiere del Castello Ursino, nel cuore di Catania. Il maniero è stato voluto da Federico II di Svevia, personaggio ricorrente nelle quattro leggende catanesi. Nel corso del tempo il Castello Ursino è stato utilizzato per gli scopi più disparati. Sede del Parlamento, residenza reale, prigione, oggi è un museo. I turisti stranieri che lo visitano hanno sempre qualche commento da fare sulle sue dimensioni, che considerano ridotte per un castello. Ma non lasciatevi ingannare dai metri quadri o dalla superficie apparentemente spoglia.

LE LEGGENDE DEI QUATTRO CANDELABRI

Anche le sculture bronzee che sorreggono i quattro candelabri di piazza Università hanno delle storie da raccontare. Fu Domenico Maria Lazzaro – autore, fra l’altro, dell’imponente statua della Giustizia, eretta di fronte al tribunale di Catania – a realizzarli, nella metà del ‘900, rappresentando quattro leggende che affondano le loro radici nella storia siciliana.

Colapesce, tuttavia, non riemerse dal suo ultimo tuffo: secondo una variante del racconto, fu così affascinato dai fondali siciliani da affogare; secondo un’altra, bruciò nella lava che sobbolliva sotto la Sicilia; secondo altre ancora, al suo posto riemersero un tocco di legno bruciacchiato e una manciata di lenticchie. La più suggestiva conclusione di questo racconto è quella secondo la quale il giovane si trovi ancora sotto la Sicilia: essendosi accorto, infatti, che una delle tre colonne che sorreggevano l’isola mostrava segni di cedimento, decise di restare, come un Atlante nostrano, a puntello di Capo Peloro; e i terremoti che attraversano la nostra terra non sono altro che i movimenti di Colapesce che, affaticato, cambia spalla.

La leggenda del duplice delitto a palazzo san giuliano.

CONCLUSIONI

I cinque membri della strana combriccola di Piazza Università, come avrete capito, sono personaggi che hanno molto da raccontare. Non lo gridano a gran voce, stanno da sempre nella stessa posizione in attesa che i passanti si fermino sotto la loro luce. Avvicinatevi e vedrete loro storia prendere vita. Non cercate posti a sedere, perché il loro racconto invita all’azione Per conoscerlo dovrete girare attorno a ciascuno dei quattro lampioni. Ecco perché a Piazza Università non ci sono panchine.

Osservate minuziosamente le facciate e provate ad individuare tutti i simboli e i graffiti mimetizzati sulla sua superficie. Rimarrete stupiti dalle immagini inaspettate che compariranno sotto i vostri occhi. Gammazita, ci porta alla scoperta degli angoli più nascosti e veri del quartiere del Castello. Immancabile la visita al pozzo, luogo in cui si svolge il climax della sua storia. I fratelli Pii e Colapesce propongono un percorso per temerari, facendoci uscire fuori dai confini della città. Ma i luoghi legati alla loro storia costituiscono una tappa obbligatoria se si vuol dire di essere stati a Catania. Coppie in crisi da viaggio, indecisi cronici e gente che non vuole rinunciare a nulla è la vostra occasione. Un’ immersione nella costa catanese ed un’escursione in cima all’Etna faranno mettere un punto ad ogni indecisione.

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